Cultura

Accademia della Crusca: dopo “esci il cane” cosa ci aspetta?

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Accademia della Crusca superstar: mai si è parlato tanto di lei come negli ultimi giorni per la divertente diatriba sul via libera dei puristi dell’italiano a “siedi il bambino” o a “esci il cane” che adesso impazzano sui social. Ma quanto c’è di vero in questa “promozione linguistica”? E all’estero c’è qualcosa di simile alla nostra secolare istituzione?  

I cugini parrucconi

A Parigi per esempio c’è l’Académie Française. Fondata nel 1635 dal cardinale Richelieu su ordine di Luigi XIII, ha sede in uno sfarzoso palazzo barocco che la Senna divide dal Louvre, al quale è unito dal pedonale Pont des Arts.

Sotto la sua cupola siedono 40 “immortali”, così chiamati perché appena uno di loro muore i superstiti ne eleggono un altro. La loro divisa è una marsina verde bottiglia rutilante di decorazioni che li fa somigliare ad altrettanti generali sudamericani. La loro funzione “sacra” è di tutelare la lingua francese da ogni oltraggio.

E infatti oggi in Francia il computer si chiama sempre “ordinateur”, ordinatore, come se si trattasse ancora della macchina costruita da Pascal nel 1600. E anche l’ultimo cameriere della rive gauche ti riprende se nel pronunciare “onze” non arroti il naso nella pronuncia esatta. Insomma, per i nostri cugini d’oltralpe la lingua è una cosa non seria, serissima, e guai ad usare neologismi o, peggio, anglicismi.

Crusca e fior di farina  

L’Accademia della Crusca ha una storia più antica. Nata a Firenze nel 1583, e così oltre 50 anni prima dell’omologa francese, avrebbe la stessa funzione: curare dalla Villa Medicea di Castello la purezza della lingua, separando appunto la crusca dal fior di farina dell’italiano.

Ma mentre l’Académie è sorta per decreto regio, la Crusca è nata da un gruppo di amici, la Brigata dei crusconi, 5 letterati fiorentini (Giovan Battista Deti, Anton Francesco Grazzini, Bernardo Canigiani, Bernardo Zanchini, Bastiano de’ Rossi) ai quali si aggiunse Lionardo Salviati. L’obiettivo? Fare il verso alla vulgata ufficiale con le “cruscate”. Se volete, una sorta di “amici miei” ante litteram.

Nei secoli la Crusca però è diventata il Pantheon delle glorie patrie, raccogliendo il fior fiore degli italici ingegni, mantenendo sempre e comunque il suo spirito giocoso e scherzoso. Vi immaginate gli immortali cugini d’oltralpe perdere tempo sull’aggettivo “petaloso”? Mai e poi mai.

 Dialetto e grammatica

Oggi, dicevamo, la Crusca è sulla bocca di tutti, soprattutto sui social, moderna agorà digitale, per il suo ultimo intervento a favore dei modi di dire dialettali che, nella semplificazione che è loro propria, confondono da sempre verbi transitivi e intransitivi.

Quello che la Crusca ha detto è ovviamente diverso da quanto hanno sostenuto i media. Il “cruscante” Vittorio Coletti al quesito sulla liceità di costruire il verbo “sedere” in modo transitivo, col complemento oggetto diretto di persona, per intenderci “siedi il bambino”, ha risposto: “Sedere, come altri verbi di moto, ammette in usi regionali e popolari sempre più estesi anche l’oggetto diretto, e in questa costruzione ha una sua efficacia e sinteticità espressiva, che può indurre a sorvolare sui suoi limiti grammaticali”.

Apriti cielo, dalla “sentenza” al profluvio di “esci il cane, scendi la camicia, sali la spesa” il passo è stato brevissimo. Fino alla spassosa richiesta (ma forse comprensibile solo dai piacentini) “E adesso vogliamo lo sdoganamento dell’espressione: cosa sei dietro a fare”.

Lingua viva 

Ma le esagerazioni, per divertenti che possano essere, lasciano il tempo che trovano. Il professor Coletti non voleva certo arrivare a sdoganare “esci il cane” che naturalmente resta un errore da matita rossa. Il suo discorso è ben più alto: la lingua (e qui la pensa diversamente dai suoi più rigidi colleghi francesi) è viva e deve seguire, nei limiti della grammatica, l’evoluzione dei tempi. Se proviamo a leggere Goldoni, poi Manzoni, D’AnnunzioPiovene ci rendiamo conto che la lingua evolve, si semplifica, diventa sempre più simile al parlato. Ingessare la lingua non fa bene a nessuno. E poi ridiamo fin che ci pare. La Crusca stessa è nata da una risata.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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