Alfano ha detto no allo Ius soli. E il leader di Alternativa popolare ha chiuso la porta anche in barba alle pressioni del mondo cattolico. “Sullo Ius soli confermiamo la nostra idea che una cosa giusta può diventare sbagliata in un tempo sbagliato. Finirebbe per essere un regalo alla Lega”. Il nuovo coordinatore di Ap, Maurizio Lupi, ha aggiunto: “Noi chiediamo un cambiamento perché crediamo che la cittadinanza sia un tema fondamentale. A fine legislatura non è opportuno intervenire su un tema tanto divisivo. Aspettare sei mesi non cambia nulla. Ci saranno le elezioni e su un tema tanto divisivo come questo potremo tornare a discutere».
Alfano e il terrore del 3%
Lo Ius soli era stato approvato quasi due anni fa dalla Camera con 310 sì, 66 voti contrari e 83 astenuti. E gli alfaniani, all’epoca Nuovo Centro Destra, avevano votato compatti per il sì con i loro alleati di governo. Allora non c’erano problemi né divisioni. E soprattutto non c’era il problema della soglia di sbarramento elettorale al 3%, che Alfano e i suoi guardano ogni giorno con profondo sgomento. Come mai? Perché gli ultimi sondaggi li danno stabili al 2,2%. Dunque, le parole d’ordine di Ap da oggi alle prossime elezioni saranno “vietato sbagliare” e “apparire il più possibile” per cercare di recuperare. Un colpo a destra (“No allo ius soli”) e una strizzata d’occhio a sinistra (“sosteniamo il rosatellum bis”).
I problemi del Pd
Purtroppo, per il Partito democratico, che sente l’alito pesante delle elezioni siciliane, pessimo viatico per le prossime legislative, il problema è identico ma contrapposto. Guardando alla sua sinistra, prova a premere l’acceleratore sullo Ius soli e scatena un Fiano “antifascista”. Mentre per catturare voti a destra, esalta le (parzialmente) buone notizie economiche e scatena Minniti nel canale di Sicilia. Così alla bocciatura di Alfano ha replicato il portavoce del Pd Matteo Richetti. “Cerchiamo una maggioranza parlamentare per un provvedimento in cui crediamo. Non vogliamo mettere in difficoltà il governo. Ma la posizione del Pd sullo Ius soli non si sposta di un millimetro”.
Governo a rischio
Ma in tutta sincerità, possiamo credere a una sola parola di quelle dette da Richetti? Nei fatti “Cercare una maggioranza” per votare lo Ius soli in Senato equivarrebbe ad affossare il governo alla vigilia della sessione di bilancio e a pochi mesi dallo scioglimento delle camere. Una manovra suicida che non troverebbe d’accordo Gentiloni e a questo punto forse nemmeno Renzi.
Sulle orme di Kim
Aspettiamoci allora, come sta succedendo da mesi tra Trump e Kim Jong-un, un crescendo dei toni che non si tradurrà in nessun risultato pratico. Il governo non cadrà. Lo Ius soli attenderà con pazienza la prossima legislatura. E forse, come la legge Fiano sulla propaganda fascista, non verrà nemmeno più messo all’ordine del giorno, perché nel frattempo sarà cambiata anche la maggioranza al governo del Paese.
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.