Anna Mazza entra nei percorsi dell’arte sulle ali di una formazione accademica robusta e rigorosa, che fin da subito le consegna gusto, grazia, e la sostiene nella costruzione di una fisionomia artistica completa: pittrice e scultrice, ma anche (e per molti anni) grafica e scrittrice. Dopo aver attraversato varie forme del figurativo, approda al tema prediletto degli anni più recenti: la città, meraviglioso contenitore di metafore. Nasce un corpus di opere che segna una ulteriore evoluzione nella ricerca di questa artista dai modi gentili e dallo sguardo intriso di intelligente complessità.
Il titolo della mostra che domani si chiude alla Galleria Biffi Arte traslittera quello di un poco noto ma alquanto affascinante film di Wim Wenders “Alice nelle città”, storia di un delicato processo di conoscenza delle istanze del mondo e di sviluppo personale da parte della piccola Alice, il personaggio principale, alle prese con un viaggio doloroso attraverso città sconosciute, un viaggio che non la porterà a destinazione ma ne cambierà profondamente i caratteri essenziali.
Accanto al lavoro pittorico Anna Mazza ha affrontato il visuale tramite una videoinstallazione con musiche originali di Francesco Brianzi dei Tempus Fugit Percussion e regia di produzione di FaustoMazzastudio.
Gualazzini: una maestra d’arte
Scrive nella presentazione Susanna Gualazzini: «Mi piace pensare ad Anna Mazza come a una colta flâneuse, il cui viaggio interiore, come spesso interiore è il processo artistico, quando autentico e profondo, la conduce alle città dell’ultimo periodo (“Sottosopra”): dallo stato di quiete di profili netti Anna Mazza passa a un disfacimento che sembra geologico. Sono metropoli frananti sul profilo di pendii immaginari, dimenticate, sfatte, in cui la perdita di una collettività, anche metaforica, eterogenea ma coesa, si fa cocente avvisaglia di una trasformazione che tocca tutti noi, e nel profondo. Salta la città intesa come spazio abitativo ma anche come luogo interiore di coerenza, e il paradosso linguistico del nome, fondato sul concetto greco di metropoli intesa come “città madre”, prende dolorosa e ironica evidenza. Sono lavori in cui la sapienza pittorica e compositiva di Anna Mazza si esprime al più alto grado di controllo: è un franare sorvegliato, che porta l’artista a manovrare il pigmento con la competenza della Maestra d’Arte e l’esperienza di lungo corso che la caratterizza, in un continuo rilancio delle cromie e dei volumi. Ed è forse l’approdo all’accettazione del fatto che davvero tutto, nella vita, è sommovimento, trasformazione, fragilità. Una fragilità sulla quale Anna Mazza appoggia, sempre e comunque, uno sguardo sereno».
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