Dal latino aperitivus, “che apre”, l’aperitivo è diventato un’abitudine anche quando si riceve a casa. Un momento quasi d’obbligo, che può tranquillamente vedere protagonisti buoni vini. Nasce a Torino nel 1786, nella piccola bottega di Antonio Benedetto Carpano che iniziò a produrre un vino aromatizzato, il Vermouth: l’aperitivo per antonomasia. Reso trendy a Milano, l’aperitivo ormai in tutta italia è un momento di aggregazione, che detta le mode e al tempo stesso si ripropone seguendole. Anche la scelta delle bevande è in continua evoluzione: nei locali l’offerta di vini al calice al posto dei cocktail sta prendendo sempre più piede (e di questo vi parlerò la prossima settimana), ma quali sono quelli più adatti?
Gettonatissimi sicuramente gli spumanti: sono perfetti per stuzzicare il palato nel pre cena; e a Piacenza siamo confortati dai degustatori della “Guida Gambero Rosso”: prevedono la via della spumantistica di qualità come una strada ideale per i colli piacentini, senza bisogno di competere con i famosi Franciacorta o con gli inarrivabili Champagne d’oltralpe, ma puntando a un’identità tutta nostra.
Bollicine mon amour
Sono decisamente glam, ma anche molto versatili e abbinabili a sfiziosi stuzzichini e finger food: parlando di spumanti, potrei proporvi Principessa – ormai è una delle bollicine storiche del piacentino – ma siccome è probabile che questa, comunque consigliata, la conosciate già, suggerisco, sempre di Luretta, il Pas Dosé Brut 2019: uno spumante robusto e strutturato da Chardonnay e Pinot Nero bio affinato per ben 50 mesi. Assolutamente da provare!
Poi ecco A. M. Schröder, l’Extra Brut Millesimato di Barattieri che si affina per 48 mesi sui lieviti mettendo in simbiosi un 70% di Pinot Nero e un 30% di Chardonnay. Di Tenuta Ferraia rilancio Teobaldo Spumante Brut 2019 (Malvasia di Candia e Pinot Nero). Interessante anche Les Rois Pas Dosé Cuvée Premiere, il Blanc de noir di Cantina Podere Pavolini da uve a bacca rossa di tre annate con fermentazione in acciaio e barriques; seguono 20 mesi sulle fecce e 60 di affinato sui lieviti. Ottimi e gradevolissimi anche per l’aperitivo Il Pigro Dosaggio Zero ’20 di Romagnoli – ma anche il Brut – l’Arvange Pas Dose di Cantina Valtidone e l’Enrico Primo Brut di Torre Fornello.
Proviamo altro!
Altri esempi? Amo il bianco fermo e fresco per l’aperitivo: mi lascio tentare con piacere da note floreali raffinate, dal voluttuoso profumo di frutta fresca e dalla sapidità di un buon bianco aromatico. Qui ne propongo solo qualcuno. Malvasia di Candia aromatica che va amata alla follia è quella dalla giovinezza irreale di Gaetano Solenghi: Malvasia 2021, bottiglia unica nel suo genere, di grande equilibrio tra naso e sorso; decisamente ben gestita la grande aromaticità (la Malvasia è uno dei quattro vitigni aromatici).
Bonissima dell’Azienda Montesissa Emilio (Magnano di Carpaneto): Malvasia di Candia aromatica sposata ad altre uve a bacca bianca tipiche; ne nasce un emblema del territorio e punto fermo della tradizione. Frizzante, fresco e beverino, prodotto con macerazione sulle bucce e rifermentazione spontanea in bottiglia. Al naso si percepisce un’intensa aromaticità. Ha profondità e buon bilanciamento in bocca tra freschezza e morbidezza, un’effervescenza non invadente e chiusura bella saporita. Fatto non secondario: invidiabile il rapporto qualità prezzo.
Ripropongo il Colli Piacentini Chardonnay 2021 della Ferraia e il Sauvignon Ombrasenzombra 2022 di La Tosa. Ultimo – per motivi di spazio – il Traiano di Illica Vini: nasce in quel paradiso terrestre tra le piccole valli nell’area geologica del Piacenziano. Un blend di Malvasia di Candia aromatica, Trebbiano romagnolo, Ortrugo e Chardonnay dalla mineralità e sapidità sorprendenti.
Rosè da riscoprire
Voglio spezzare una lancia a favore dei rosati: freschi e strutturati insieme, sono vini che ben accompagnano gli stuzzichini di terra come quelli a base di pesce. Partiamo con Can da la Bissa di Musetti (no, non fanno “solo” ottimo caffè): lo spumante millesimato che sta crescendo di anno in anno. Uve biologiche Malvasia, Ortrugo, Barbera e Bonarda della Val Trebbia sono lavorate per dare un vino che privilegia aspetti più fruttati e immediati. Spumante verticale, di grande immediatezza, può starci per l’aperitivo. Da sorseggiare anche il florealissimo Pinot Nero Metodo Classico di Lusenti: un elegante Nature che fa affinamento a contatto con i lieviti per almeno 48 mesi e in bottiglia altri due o tre.
Il drink piacentino
Chiudiamo però con il long drink alcolico più famoso d’Italia, insieme al Negroni e all’Americano: è l’Aperol Spritz… e allora vai di spritzen – il verbo indicante la spruzzata di acqua frizzante usata dalle truppe dell’impero austriaco per allungare i vini locali – per una versione biancorossa del cocktail. Il piacentinissimo Ortrugo prende il posto del Prosecco. Non tutti però sono uguali: è consigliabile qualcosa con un grado zuccherino medio basso, dal gusto fresco e profumi fruttati e floreali che si sposano perfettamente con il gusto dolce-amaro dell’Aperol.
Suggerisco Contro Tempo, il Metodo Martinotti (che dà vini dal sapore più caratteristico) della storica Mossi 1558. Riempite bene di ghiaccio un calice da vino, versate tre parti di Contro Tempo e due di Aperol; infine aggiungete una spruzzata di soda, selz o acqua molto frizzante. Mescolate delicatamente con lo stirrer e guarnite con mezza fetta di arancia: il vostro Spritz Piacentino è pronto da sorseggiare!