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Bambini siriani al massacro: 650 morti nel 2016

La guerra continua a mietere vittime tra più i giovani. E intanto si aggrava la situazione dei profughi. I bilanci, gli appelli e le iniziative di Unicef, Oxfam e Terres des Hommes.

I bambini siriani sono le prime vittime della guerra che devasta il loro Paese. Secondo l’Unicef, l’anno scorso ne sono morti almeno 652 a causa del conflitto. Mai così tanti nei cinque anni precedenti. Di loro, 255 sono stati uccisi mentre erano a scuola o lì vicino. Una scuola su tre è inutilizzabile e circa un milione 700mila ragazzi non possono frequentarla. Nel frattempo altri due milioni e 300mila giovani si sono rifugiati in altre parti del Medio Oriente.

Nessuno è in salvo

Anche l’Oxfam, snocciola cifre drammatiche. Secondo l’organizzazione umanitaria, come riporta l’Ansa, “78mila siriani sono bloccati al confine con la Giordania, centinaia di migliaia respinti alla frontiera con la Turchia, 640mila in Siria sotto assedio militare”. Senza dimenticare chi ce l’ha fatta ad uscire dal Paese. “Milioni di persone si ritrovano intrappolate, vittime di politiche restrittive che innalzano muri. E di fatto impediscono una chance di futuro a chi ha dovuto lasciarsi tutto alle spalle”.

Le responsabilità di Usa, Unione europea e Gran Bretagna

Quasi cinque milioni di siriani sono riusciti a scappare, prosegue Oxfam. Ma “oggi vivono sulla propria pelle le conseguenze delle decisioni dei Paesi più ricchi del mondo. Che si traducono per moltissimi nell’impossibilità di trovare un luogo sicuro in cui vivere. Da inizio anno Stati Uniti, Unione europea e Gran Bretagna hanno modificato, sospeso o cancellato tutte quelle politiche in grado di assicurare accoglienza a decine di migliaia di rifugiati”. Oxfam ribadisce la sua adesione al progetto Corridoi Umanitari “che garantisce una via di approdo sicura a centinaia di rifugiati vulnerabili”. E poi lancia l’ennesimo appello ai leader del mondo. “È ora di smettere la politica dei muri. E di rispettare gli impegni di reinsediamento assunti nei confronti di chi fugge dalla guerra”.

Il progetto “No Lost Generation”

Anche Terre des Hommes chiede a gran voce che si arrivi a una soluzione del conflitto. E che sia assicurato un accesso senza condizioni ai servizi di base per tutta la popolazione civile. Ovunque si trovi e di qualsiasi comunità faccia parte. L’organizzazione umanitaria è in prima linea nell’iniziativa “No Lost Generation“. Ha l’obiettivo di assicurare protezione, salute e istruzione ai bambini. Dall’inizio della guerra ha assistito un milione e mezzo di persone – in maggioranza bambini – in Siria, Libano, Giordania e Iraq.

Da Aleppo a Homs

Quest’anno Terre des Hommes ha avviato alcune iniziative i di supporto agli abitanti di Aleppo con la Syrian Commission for Family Affairs and Population. Lo scopo è l’acquisto di beni alimentari con distribuzione diretta a oltre 98mila persone. E con un occhio di riguardo per le famiglie più vulnerabili, quelle che contano la presenza di disabili. A Homs intanto è appena partito un progetto con i finanziamenti dell’Unicef per contrastare la malnutrizione acuta di neonati e bambini al di sotto dei 5 anni nelle aree rurali. Si tratta di iniziative che coinvolgeranno 40mila bambini, realizzate in collaborazione con la Mezzaluna Rossa Siriana.

 

 

    

 

 

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