Banche e crac: finalmente capiremo cosa è successo grazie alla Commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Pier Ferdinando Casini? Avremo modo di sapere nomi e malefatte dei responsabili dei default di Monte Paschi, Banca Marche, Carichieti, Carife, Banca Etruria, Veneto Banca e Popolare di Vicenza? Purtroppo, anche se la Commissione ha i poteri della magistratura, i primi segnali lasciano più di una perplessità.
Crac banche: colpa della crisi globale?
A parlare della Commissione, che aprirà i lavori martedì a palazzo San Macuto, è il suo presidente in un’intervista al Corriere della sera. Casini spiega che “il compito della Commissione è di capire se è solo stata la crisi finanziaria globale il fattore scatenante delle crisi bancarie o se ci sono stati fenomeni di cattiva gestione, politiche inadeguate o scorrette per l’erogazione del credito, pratiche commerciali ingannevoli. E se ci sono stati comportamenti fraudolenti, tanto più gravi quando rivolti nei confronti di piccoli risparmiatori. Il che significa anche vedere se la vigilanza sia stata efficace o omissiva”. Forse Casini dimentica che sono già in corso cause e richieste di risarcimenti milionari a carico degli ex amministratori. E quindi farsi domande sull’influenza della crisi globale forse è solo una perdita di tempo, con pochi mesi a disposizione prima dello scioglimento delle Camere.
No a processi paralleli
Casini si sofferma anche sullo spirito giusto per affrontare questo gravoso compito, con una distinzione tra campagna elettorale e inchiesta parlamentare: “Sovrapporre i due piani sarebbe pernicioso per il Parlamento, per i risparmiatori e per l’Italia. Qui non dobbiamo fare processi, che fanno i magistrati, e qualsiasi interferenza nostra sarebbe inopportuna e impropria”. Non ce ne voglia Casini, ma queste parole non ci aiutano a fare chiarezza sui compiti della Commissione. Nessuno vuole altri processi. Ma elementi che possano servire ad aiutarne lo svolgimento per colpire i responsabili, questo sì.
Il passo del gambero
Altro punto chiave: la scelta di procedere a ritroso nel tempo. “Al momento abbiamo deciso di partire dalle crisi più recenti” spiega Casini. “Quelle che hanno investito le banche venete. Se avessimo cominciato dal passato, ci saremmo impantanati subito in una discussione su se partire dal 2007, dal 2008 o dal 2012. Iniziamo dagli ultimi casi, che è un criterio oggettivo“. Sarà anche un criterio oggettivo. Ma questo passo del gambero scontenta chi si aspettava una partenza dal più caldo di tutti gli scandali finanziari è cioè quello di Banca Etruria.
Il caso Etruria
Mettiamolo a fuoco. Nel crac dell’istituto aretino è coinvolto Pier Luigi Boschi – padre del sottosegretario Maria Elena Boschi – all’epoca vice presidente della banca. E tutti aspettano l’audizione di Federico Ghizzoni, l’ex amministratore delegato di Unicredit, che in libro di Ferruccio De Bortoli aveva parlato delle pressioni dell’allora ministro Boschi per salvare Banca Etruria.
Ma Casini ci rassicura: partire dagli ultimi casi “non ci impedirà di esaminare tutte le crisi. Compresa Banca Etruria“. E alla domanda se la Commissione convocherà anche la Boschi e l’ex premier Renzi, il presidente risponde: “Quando arriveremo lì, decideremo quali audizioni fare”. Quindi, nessuna certezza su chi sarà chiamato a fare luce sul caso dei casi.
L’autogol del Pd
A questa incertezza si somma la scelta del Pd che tra i suoi commissari ha inserito il tesoriere del partito, Francesco Bonifazi. Qual è il problema? Bonifazi conosce bene Maria Elena Boschi; con lei tra l’altro ha lavorato in passato nello studio dell’avvocato Tombari. Tutto qui? Non proprio. Attualmente, come spiega anche la Stampa, il tesoriere del Pd condivide a Firenze uno studio legale con Emanuele Boschi, fratello di Maria Elena e figlio di Pier Luigi.
L’ira dei risparmiatori
Quindi, se non fosse ancora chiaro, Bonifazi, in qualità di commissario, indagherà sul padre del suo socio. La cosa ha provocato le ire dei risparmiatori che hanno perso i loro soldi nel crac della banca. L’altra notte hanno appeso uno striscione nei pressi dello studio di Bonifazi con scritto “Babbo, amico, fratello, Etruria al macello“, scatenando la reazione del deputato dem che ha annunciato querele. Bonifazi faccia pure, ma a questo punto un passo indietro, e qui il gambero ci piace, sarebbe cosa gradita.
Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.