Bernini: l’evento sontuoso che celebra i vent’anni della riapertura della Galleria Borghese non poteva essere dedicato che a lui. La mostra, aperta fino al 4 febbraio 2018, è un appuntamento da non perdere. Ospita infatti ben 80 opere del Bernini, 71 arrivate da mezzo mondo: sculture, dipinti e bozzetti che danno conto del suo genio di portata universale.
Una mostra in un’opera d’arte
Curato da Anna Coliva, direttrice della Galleria romana, e sponsorizzato da Fendi, l’evento sarebbe già eccezionale di per sé. Basti pensare ai 500mila euro spesi per il trasporto delle opere, ai 150mila euro di premi assicurativi e ai 62.000 spesi per il restauro della Santa Bibiana. Ma l’effetto è certamente amplificato dalla Villa che lo ospita, un gioiello commissionato nei primi anni del ‘600 dal cardinale Scipione Borghese, nipote di papa Paolo V, per ospitare la sua collezione di opere d’arte. “Una mostra del genere – ha affermato Coliva – poteva essere allestita solo qui”.
Bernini: capolavori assoluti
Nelle splendide sale della Galleria si possono ammirare, tra gli altri, “L’ermafrodito dormiente” del Louvre, i busti altrimenti difficilmente visibili del Museo romano di San Giovanni dei Fiorentini. Poi, ecco il dipinto “I Santi Andrea e Tommaso apostoli ” della National Gallery di Londra. E i disegni e la terracotta preparatoria del busto di Luigi XIV. Insomma, secondo i curatori (oltre alla Coliva, Andrea Bacchi), la mostra ripercorre tutta l’avventura artistica del Bernini. Ma alcuni dei pezzi forti sono già stabilmente esposti alla Galleria romana, che rappresenta il più importante museo berniniano. Pensiamo solo alla giovanile “Capra Amaltea”, al gruppo “Enea e Anchise”, al “Ratto di Proserpina”, al tormentato “David”, al capolavoro “Apollo e Dafne”.
La leggenda dei due busti
E poi ecco i due busti di Scipione Borghese. Ma perché Gian Lorenzo Bernini li ha scolpiti? Il cardinale, grande mecenate del Bernini, gli commissiona un ritratto in marmo. Quando Bernini è alle finiture, si accorge che la fronte del busto è attraversata da una venatura che sembra una crepa. Allora il Genio si butta in un’impresa ai limiti dell’impossibile. In pochi giorni – chi dice 17, chi addirittura 3 – realizza una copia senza imperfezioni. Quando presenta l’opera al cardinale, prima gli sottopone quella “fallata”. E solo dopo aver assistito impassibile alle vivaci rimostranze del potentissimo porporato, scopre la copia perfetta, lasciandolo senza parole. E oggi si possono ammirare entrambe e notare le sottili differenze.
Non solo Bernini
Ma anche chi non volesse vedere la mostra “Bernini”, potrà sempre restare a bocca aperta davanti alle altre meraviglie della Galleria Borghese. Dalla celebre “Paolina Borghese come Venere vincitrice” del Canova, alle sei opere di Caravaggio. Dalla “Madonna con Bambino” di Giovanni Bellini alla “Danae” del Correggio. Senza dimenticare la “Deposizione Baglioni” e la “Dama con Liocorno” di Raffaello, e l’enigmatico “Amor sacro e amor profano” di Tiziano. E poi ancora capolavori di Giorgione, Pinturicchio, Parmigianino, Lorenzo Lotto, Rubens, Dosso Dossi, Cranach il Vecchio… Insomma, altro che sindrome di Stendhal!
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.