Camera di Commercio dell’Emilia: colpo di scena ma non più di tanto. Il braccio di ferro tra i componenti degli Enti camerali di Reggio, Parma e Piacenza sta facendo saltare l’accordo di fusione del 2016, riavviato dalla Regione Emilia-Romagna nelle scorse settimane. A dare la notizia a poche ore dalla chiusura dei termini stabiliti da Bologna per lunedì prossimo è Reggionline.
In sostanza Reggio è pronta a non concludere l’iter previsto. E a chiedere che vengano ridefiniti i numeri del Consiglio camerale e della Giunta della Camera dell’Emilia. Il braccio di ferro era già in corso da giorni, per non dire da settimane. L’accordo di fusione di sette anni fa prevede un Consiglio camerale da 30 componenti, 10 designati da ognuna delle tre Camere di Commercio. In Giunta 8 membri: 2 a testa per Parma e Piacenza, 3 per Reggio e presidente a rotazione, con il primo mandato affidato sempre a Reggio. Sede legale della Camera dell’Emilia a Parma, con sedi distaccate a Reggio e Piacenza.
Di fatto Reggio aveva accettato di avere un Consiglio camerale paritario, nonostante sia la Camera di Commercio che conta i numeri maggiori, in cambio del terzo consigliere di Giunta e della prima presidenza. Nei primi quattro anni della nuova Camera dell’Emilia, avrebbe avuto così 4 componenti su 8 nella Giunta, presidente compreso.
La richiesta di Parma
Che cosa ha scatenato la marcia indietro di Reggio, che con questa mossa in sostanza chiede il riconteggio alla Regione dei consiglieri camerali e dei membri di Giunta, sulla base dei pesi effettivi delle tre Camere a suo vantaggio? È stata la richiesta di Parma di rimettere in gioco il terzo componente di Giunta assegnato a Reggio dall’accordo del 2016, perché anch’esso rientri in una rotazione che periodicamente lo veda assegnato pure alla città ducale e a Piacenza.
Il no di Reggio
Naturalmente Reggio non ha accettato questa proposta che domani potrebbe vedere Parma e Piacenza alleate in maggioranza a suo discapito, sia in Giunta che in Consiglio. Quindi, per evitare una situazione del genere, come sottolineato da Reggionline, potrebbe decidere di “non concludere l’iter della consegna dei propri dieci designati al Consiglio camerale. Senza la lista completa dei trenta, la Regione dovrebbe prendere atto del fallimento di uno o più apparentamenti”. A quel punto “si passerebbe a candidature vagliate territorio per territorio, con ognuno di questi che conterebbe però non più in modo paritario, bensì secondo la propria importanza economica. Il numero dei rappresentanti di Piacenza, ad esempio, da dieci diventerebbe quattro”.
Piacenza: pari dignità
In questo quadro convulso, arriva intanto il comunicato delle associazioni economiche piacentine C.N.A. – Confederazione Nazionale Artigianato; Confcooperative Piacenza; Confesercenti Provinciale; Confindustria Piacenza; Libera Associazione Artigiani – Assoartigiani; Unione Provinciale Commercianti – Confocommercio; U.P.A. – Unione Provinciale Artigiani.
Nella nota, che vi riproponiamo integralmente, ribadiscono il principio di pari dignità dei territori nella composizione del nuovo Consiglio della Camera di Commercio dell’Emilia.
«L’accorpamento delle Camere di Commercio di Piacenza, Parma e Reggio Emilia è stato avviato sulla base di un principio di pari dignità sancito da un accordo stretto tra tutte le categorie economiche delle sopracitate province. Uno degli architrave di tale accordo è la divisione paritaria dei componenti del consiglio camerale, a prescindere dalla dimensione delle singole camere coinvolte nella fusione. Sulla base di ciò, i trenta componenti del consiglio verrebbero così assegnati alle tre entità territoriali, nella misura di dieci per provincia. La ratio dell’accordo riponeva, quindi, nella suddivisione identica dei componenti del consiglio un elemento fondamentale del meccanismo di pesi e contrappesi a garanzia del corretto funzionamento della neonata CCIAA nel lungo termine.
Sulla base di tale spirito e consapevoli che solamente dimensioni più grandi possono creare le condizioni per rendere competitivo il territorio, le categorie economiche piacentine all’unanimità hanno ritenuto di proseguire nel processo di designazione congiunta dei rappresentanti nel nuovo Consiglio che porterà all’accorpamento delle camere di Piacenza, Parma e Reggio Emilia.Vi è quindi la volontà del territorio di rispettare l’accordo.
Le associazioni di Reggio Emilia hanno ormai chiaramente palesato la volontà di non proseguire nell’accordo e nell’apparentamento già sottoscritto, decidendo di non dare seguito all’intesa precedentemente siglata con Piacenza e Parma, alla base della quale vi era un principio di pari dignità dei territori. Tale principio costituì nel 2018 la condizione in virtù della quale la Camera di Commercio di Piacenza aveva approvato il processo di fusione.
In questo contesto il nostro obiettivo rimarrà che i tre territori lavorino insieme, vista la dimensione della Camera di Commercio nascente – la più grande in Regione e l’ottava a livello nazionale – e il suo ruolo fondamentale come leva di sviluppo economico del territorio e di servizi essenziali per le imprese.
Piacenza opererà ad oltranza e con il massimo impegno per chiudere un nuovo accordo sulla base dei principi di pari dignità sottoscritti in precedenza e nel rispetto della garanzia di equilibri auspicato dalla normativa in materia di accorpamenti. Le categorie sono convinte che questa sia la strada più efficace per dar vita ad una CCIAA stabile, efficiente e al servizio delle necessità delle imprese e delle singole province, in grado di diventare sempre più strumento per lo sviluppo del territorio».
Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.