Piacenza

Cantina Baraccone: sui colli piacentini, dove il gusto prevale sul mercato

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Andreana Burgazzi, titolare dell'Azienda Agricola Baraccone

È da un locus amoenus, come quello che accoglie l’Azienda Agricola Baraccone, adagiata coi suoi vigneti tra antiche terre rosse e boschi di quercia, che parto da oggi per un viaggio alla ricerca di vini&sapori che meritano di essere conosciuti.

Certe guide blasonate e gli autori di libri copia e incolla non lo fanno da un pezzo, ma per chiunque fare davvero la conoscenza di un vino significa innanzitutto documentarsi: andare a vedere i tralci che generano le uve, dove si pigia il vino, scoprire i vigneti dai quali dipende quel vino. Capire il paesaggio, le correnti, il lavoro del sole e delle ombre. Ancor più, significa conversare con le persone che mettono la testa e il cuore in quella bottiglia. Significa girare in cantina, nelle barricaie, nel magazzino, vedere la pulizia dei macchinari e fiutare gli aromi di vini da farsi o già pronti.

Infine, solo dopo tutto questo, assaggiare in attenta e lenta scoperta. Lo si deve al vino, per comprenderlo, e al fatto che per arrivare nel calice ci sono anni di lavoro, cure amorevoli e sacrifici, e spesso una intera vita di valori e visione. Suggerisco di iniziare questo viaggio sorseggiando un Gutturnio frizzante: vino apparentemente semplice, ma dal grande spessore. Come la cantina Baraccone e la passione di chi la guida.



Storia di un luogo e di un’azienda

Siamo in Val Nure, a 3-400 metri sul livello del mare sulle colline di Ponte dell’Olio. Un’azienda famigliare dalla lunga tradizione ma che si dedica interamente al vino dagli anni ’90. Qui i vigneti – circa 11 ettari attorno alla casa-cantina che producono 50.000 bottiglie all’anno – sono circondati da intere colline a bosco, da ruscelli, da piccole colture godendo di una biodiversità rara.

Il nome della cantina, Baraccone, e il suo marchio, un giocoliere, rievocano la storia di queste zone dove venivano montati i chapiteaux dei circhi (i baracconi, appunto, nel vernacolo piacentino).

Andreana Burgazzi da astemia ha “svoltato”, divenendo entusiasta produttrice di vino, con tenacia, passione e amore per il territorio; con lei il compagno Umberto e la figlia Benedetta. Assieme ai collaboratori anche la consulenza agronomica di Pierluigi Donna ed enologica di Stefano Testa: “Anzitutto un amico”, dice la padrona di casa; “uno di quegli enologi che danno un grande contributo, ma senza voler lasciare la loro mano invasiva e spesso omologante, facendo invece emergere le cantine con la loro identità”. Aspetto fondamentale, questo, in una realtà dove anzitutto viene il gusto di chi la guida e il rispetto rigoroso dell’uva e delle sue peculiarità mutevoli figlie di annate diverse.

Vigneti per uve perfette

Cantine piccole come Baraccone, nate in modo “popolare”, devono puntare su produzione tradizionale da vitigni autoctoni, mi racconta Andreana Burgazzi. Da questi vigneti, inerbiti naturalmente e potati a Guyot, devono uscire uve pressoché perfette, per ridurre al minimo gli interventi in cantina preservando l’identità del frutto. In quest’ottica va la scelta di eliminare il passaggio in legno e l’innegabile impronta che lascia sui vini.



Versanti ripidissimi, da risalire trasportando pesanti casse sotto il sole di agosto, non dissuadono dal raccogliere la Malvasia in tre passaggi e tempi diversi per selezionare, di volta in volta, solo i grappoli migliori al momento, da destinare a uno specifico vino, qui certificati biologici dal 2018. La Barbera, invece, è coccolata con due distinti passaggi. Tanta fatica, dunque, ma nella consapevolezza che poter constatare quotidianamente il risultato della propria opera è privilegio per pochi.

Vini e degustazione

Frequenti rimontaggi e follature, filtrazioni ridotte al minimo per cercare di lasciare il vino nella sua integrità, tempi di macerazione sulle bucce, per i rossi, determinati dalle annate, definiscono vini legati anzitutto alla tradizione.

La Malvasia Aromatica di Candia dà tre vini: l’intenso Passito dolce Praedulce; il Bianco Frizzante Zagaia, blend semplice, appena abboccato, dal bel ventaglio di abbinamenti (fritti, pesce, verdure, e i nostri salumi con bortellina); il fermo secco Parelio, 85% Malvasia e 15% di Chardonnay usato per dare morbidezza a un’uva bellissima ma spigolosa… soprattutto in terre che privilegiano bei vini rossi.

Tra i rossi prevale il Gutturnio (30% di Croatina e 70% di Barbera, per vini più interessanti e meno piatti), proposto in tre versioni diversissime tra loro: la Frizzante; la Superiore (ora disponibile vendemmia 2020); la Riserva (in distribuzione il 2016 che può benissimo stare in cantina anche altri 10 anni). Realizzati anche un interessante Barbera in purezza, Talché, e un blend Barbera Croatina e Merlot.



“Amarone” dei nostri colli

Baraccone guarda però anche al Cabernet Sauvignon, che ha trovato in terra piacentina le condizioni per vini strutturati e di carattere; lo si trova nel Doc T’al digh me: l’assicurazione, il “fidati”, cioè, di ciò che andremo a trovare nel bicchiere, e cioè Merlot e Cabernet Sauvignon che il padre Alessandro Burgazzi, fondatore della Cantina, ha voluto mettere a dimora, primo tra gli agricoltori locali a credere in questo vitigno. Ottimo per piatti di carne, formaggi stagionati ed erborinati.

E poi ecco Filiblù: meraviglia! Varietale ottenuto dopo un impegnativo appassimento, come l’Amarone, delle uve Cabernet Sauvignon su graticci – in origine appese grappolo per grappolo a lunghi fili, resi appunto blu. Appassimento in fruttaio e fermentazione di durata variabile ogni annata. Un vino dalla notevole potenza e pienezza olfattiva, che segue, insomma, i propri ritmi e anche per questo è decisamente speciale.

Avanti a piccoli passi con grandi sogni

L’azienda cresce con grande costanza; a giorni partirà l’impianto del nuovo vigneto: Barbera. Perché? “Perché piace a me, e la cantina deve rappresentare anzitutto il mio gusto”, dice giustamente la padrona di casa, ricordandoci quanto è bello, anche per il consumatore, seguire un gusto e non solo un trend di mercato.

Il vino dei desideri? “La Malvasia è una mia mania”, mi dice la signora Andreana. “Voglio farne una ferma e secca come l’ho già in testa… e ci sono molto vicina”. Beh, torneremo certamente a provare anche questo nuovo figlio di entusiasmo, gusto ed eccellenza.

Sante Lancerio
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