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Caso Giambruno: onori e oneri inseparabili, come privato e pubblico delle personalità politiche

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La foto scelta da Giorgia Meloni per il post in cui annuncia l'addio ad Andrea Giambruno

Caso Giambruno: tanto tuonò che piovve; in questo caso, la regola non ha avuto bisogno dell’eccezione per essere confermata. Dopo un anno vissuto pericolosamente, cioè sotto costante pressione pervicacemente auto-alimentata, finisce il legame tra il giornalista televisivo e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. I quali – e non è assolutamente un dettaglio – sono anche genitori di una figlia di 7 anni.

Mettiamo subito in chiaro una cosa. Non ci interessa la sorte professionale di Andrea Giambruno e diremo il perché. Né ci interessano i dettagli pruriginosi e anche volgari delle sue ultime intemerate. La sfera privata del comune cittadino deve restare tale. Quando si tengono comportamenti, diciamo, come minimo disinvolti, è certo più difficile rivendicare discrezione ed è ancora più arduo sperare di farlo con successo. Ripetiamo, comunque: il privato di Giambruno non ci interessa.

Ci interessano, invece, altri due aspetti. Il primo è la tendenza, che prende sempre più piede nel nostro tempo, a illudersi di potere scindere onori e oneri, vantaggi e svantaggi, crediti e debiti. Naturalmente, provando a tenersi i primi e liberarsi dei secondi. L’altro aspetto che considereremo è l’insostenibilità della rivendicazione dell’autonomia del privato della personalità politica, rispetto alla sua dimensione pubblica.

Bene o male, purché se ne parli

Prima di entrare nel merito delle due questioni che vogliamo affrontare, dobbiamo spiegare il disinteresse per il destino professionale del giornalista di Mediaset. Pare si sia provvisoriamente auto-sospeso, mentre i gossippari lambiccano l’ipotesi di un suo possibile licenziamento. Non crediamo valga la pena di occuparcene, perché non riusciamo a credere che l’azienda televisiva per cui egli lavora sia effettivamente parte lesa in questa vicenda.

Per intenderci: il Biscione, con questa storia, si fa un sacco di pubblicità gratuita. Cologno Monzese vive di pubblicità non solo vendendola, ma anche facendosela. E facendosela, naturalmente, ne vende ancora di più. Diversamente, dovremmo pensare che la trasmissione di Mediaset che da decenni vive dei cosiddetti fuori-onda (e che qui non nominiamo di proposito, per non farle ulteriore pubblicità) assolva un compito di “pulizia interna” al gruppo televisivo.

Niente di tutto questo, in realtà. I fuori-onda sono sostanzialmente delle sceneggiate: giacché, come se li aspetta il pubblico malauguratamente affezionato, se li aspettano anche quelli che lavorano negli studi televisivi e ai loro margini. Quindi, per carità, lasciamo perdere discorsi tipo “scoop”, “colpo” e tanto peggio altri, che scomodano addirittura la satira, il giornalismo d’inchiesta o la libertà d’informazione.

Le alternative

La prima questione si riassume, banalmente, nella constatazione che la medaglia ha sempre due facce. Andrea Giambruno, nel momento in cui la sua compagna ha assunto la più alta responsabilità politica del Paese, avrebbe dovuto inabissarsi. Non facile, si dirà, per uno che di mestiere fa il giornalista. Vero: avrebbe dovuto essere anche privatamente invisibile e discreto, mentre il mestiere lo porta a dire la sua in televisione tutti i giorni.

Giambruno non aveva, quindi, che due alternative: pretendere di fare solo lavoro di redazione, a Mediaset o altrove, oppure lasciare la professione. La terza opzione è quella che ha scelto Giorgia Meloni in queste ultime ore: separare le loro strade. Non sappiamo se a Giambruno abbia giovato essere l’uomo della presidente del Consiglio. Sappiamo, però (cioè, dobbiamo persuaderci), che gliene derivavano comunque degli obblighi. O li soddisfaceva, o avrebbe dovuto trarne lui per primo le conseguenze sul piano della sua relazione con la signora Meloni. Invece, non solo ha aspettato che a lasciarlo fosse lei, ma ha anche continuato ad andare in video, dicendo la sua (a proposito o a sproposito, non importa) e fingendo di ignorare che le sue opinioni sarebbero state fatte ridondare su Giorgia Meloni. Non parliamo, poi, dei fuori-onda.

È una persona dei tempi nostri, Andrea Giambruno. Sono il compagno della presidente del Consiglio? E chi se ne frega! Io sono io e lei è lei, ho libertà di parola e via dicendo. Il sacrificio, probabilmente, è la più alta dimensione dell’amore, ma, sicuramente, è un dovere tra i più urgenti per chi si assume delle responsabilità nei confronti dei partner. O si declinano le responsabilità, o ci si sacrifica in loro nome.

Credibilità e fiducia 

Resta da dire dell’impossibilità, per le personalità politiche, di rivendicare la scissione tra sfera pubblica e vita privata. È la nostra opinione e ne forniamo una motivazione.

La personalità politica, soprattutto di livello nazionale, non è semplicemente una persona che si mette a disposizione della comunità per risolvere qualche problema determinato. Questo, semmai, può essere il profilo di un amministratore locale e, beninteso, senza che questo significhi che i responsabili degli enti territoriali possano disinteressarsi della disciplina e dell’onore, con cui devono adempiere le loro funzioni. La personalità politica ha – o almeno dovrebbe avere – una certa visione del Paese, del mondo e delle cose. Dovrebbe identificarsi con questa visione e consentire che nella sua persona quest’ultima si rifletta a beneficio di quanti sono intenzionati o disposti a condividerla. La personalità politica, insomma, dev’essere credibile, perché lei per prima domanda fiducia a coloro dei quali cerca il suffragio e alla cui testa vuole, in certo modo, mettersi.

Mentre, in altri tempi e giovandosi (bisogna pure dirlo) di un altro rispetto del mondo dell’informazione, le personalità politiche si vantavano della loro coerenza tra posizioni pubbliche e comportamenti privati, oggi rivendicano spesso una privatezza che, nel loro caso, non sta in piedi. Anche questa volta, non vorremmo essere equivocati. Non stiamo dicendo che, non essendo magari in grado di razzolare bene, si debba per questo anche predicare male. Al contrario, siamo convinti che proporre cose sbagliate sia peggio che farle. Resta, però, il fatto che uno scarto sensibile tra ciò che la personalità politica propone ai cittadini e ciò che pratica personalmente nuoce alla sua credibilità. Nonché, va da sé, a quella delle cause per cui spende la sua azione politica. E questo, per quanto possa apparire duro, vale anche riferito alle persone che con la personalità politica abbiano strettamente a che fare.

Non è mai troppo tardi

Giorgia Meloni, secondo noi, è uscita con il suo consueto piglio da questa penosa vicenda, che per lei, come donna, madre e figura istituzionale di primo piano si atteggia a triplice tradimento. Forse, la parola fine scritta ieri andava messa prima. Di sicuro, questa storia richiama tutti a considerare il peso delle responsabilità e l’ineluttabilità dei sacrifici che reclama la loro assunzione.

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Corrado Cavallotti è laureato con lode in Giurisprudenza all’Università Cattolica. Ha vinto il Premio Gemelli 2012 per il miglior laureato 2010 della Facoltà di Giurisprudenza di Piacenza. Ama la storia, la politica ed è appassionato di Chiesa. Scrive brevi saggi e collabora con il periodico Vita Nostra.

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