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Cellulare in classe bloccato dai prof: i pro e contro del caso Piacenza

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Cellulare in classe addio. Dove? a Piacenza. La notizia l’ha battuta l’Ansa: per la prima volta in Italia un liceo (privato) si doterà di un sistema hi-tech per impedire agli studenti l’uso del telefonino durante le lezioni, ricreazione compresa.

Tecnologia made in Usa

Il sistema sarà adottato dal Liceo San Benedetto della città emiliana. Di che cosa si tratta? Il sistema si chiama Yondr, arriva dall’America ed è una tasca in grado di schermare gli smartphone. Ad ogni studente ne verrà consegnata una, che porterà con sé. La tasca sarà sigillata con all’interno lo smartphone. E il telecomando di sblocco sarà in possesso degli insegnanti, che solo alla fine delle lezioni rilasceranno il meccanismo di chiusura, consentendo agli alunni di tornare in possesso del prezioso cellulare.

Ragazzi & cellulare

La news è fresca e il liceo piacentino è frequentato da un numero limitato di alunni. Quindi non è ancora stata commentata adeguatamente. Ma già immaginiamo le reazioni sdegnate di genitori e ragazzi. Che si allargheranno in breve agli strati più progressisti della società.

Pe chi scrive – che ha una certa età – la notizia è relativa. Ai nostri tempi il telefonino non era neppure immaginabile. Ma se anche ci fosse stato, sarebbe stato impensabile il suo uso durante le lezioni. Ma oggi il cellulare è un’appendice vitale di qualunque teenager. Riusciranno i ragazzi piacentini a stare quattro o cinque ore senza digitare i loro stati d’animo e senza chattare? E i loro genitori riusciranno a sopportare la disconnessione forzata dei pargoli per l’intera mattina?

Cellulare: una nuova materia

Intanto, alcuni docenti, esasperati, si sono messi ad insegnare interagendo con gli smartphone degli studenti, facendo così di necessità virtù. E quindi la domanda nasce spontanea: è sempre negativo l’uso del telefonino a scuola?
Se lo si usa per chattare con gli amici o per farsi selfie diremmo di sì. Stessa risposta se per esempio durante i compiti in classe fosse utilizzato per consultare i siti dedicati alla trigonometria o alle versioni latine.

Ma se un prof illuminato volesse insegnare ai suoi studenti l’uso corretto del loro cellulare, ricordando che quello che si pubblica resterà per sempre nella rete, che insultare è reato anche se lo si fa su Facebook o Instagram e che postare foto e video altrui senza consenso è una grave violazione della privacy, potrebbe fare un’opera meritoria.

Come insegnare ai ragazzi che su internet – cercandolo nel modo giusto – c’è il sapere universale, i grandi classici, le opere d’arte, visite virtuali ai maggiori musei del mondo. Perché non spiegare geografia con l’ausilio di Google maps? O leggere tutti assieme l’ultimo articolo di un importante studioso di genetica, di un premio Nobel o, magari, di un semplice opinionista?

Non è la pistola quella che uccide. È l’uomo che preme il grilletto. E a nostro parere gli insegnanti potrebbero far molto nell’educare i ragazzi all’uso corretto della pistola… Pardon, dello smartphone.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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