Cittadinanza e nuovi italiani. Si è fatto un gran parlare della legge dello Ius soli, per ora accantonata dal governo in attesa di tempi migliori. Intanto nel 2015 secondo Eurostat sono diventati italiani 178mila stranieri. Nel 2016 l’Istat parla di oltre 200mila persone. Ed è facile prevedere un ulteriore aumento per quest’anno. Si tratta di una crescita galoppante, se consideriamo che nel 2014, sempre per Eurostat, i nuovi italiani erano stati poco meno di 130mila.
A questo punto, davanti a cifre del genere, è normale farsi alcune domande senza pregiudizi: ma serve davvero una nuova legge per cambiare le modalità che consentono di diventare cittadini italiani? Com’è oggi la normativa? Come si spiega questo boom dei nuovi italiani e quali sono i numeri degli altri Paesi?
Ius sanguinis e Ius soli
La legge vigente sulla cittadinanza italiana è la 91/1992, ritenuta tra le più restrittive d’Europa. Si richiama rigorosamente allo Ius sanguinis, con alcune eccezioni di Ius soli che portano alla cittadinanza italiana per motivi territoriali. Quella in cui il figlio sia nato in Italia da genitori ignoti o apolidi. In caso di abbandono, se non può essere dimostrata alcuna cittadinanza. Oppure se la legge dei Paesi d’origine dei genitori stranieri non consenta l’acquisizione della cittadinanza per i figli nati all’estero.
Come si diventa cittadini italiani
Per il resto, seguendo la 91/1992, è tutto Ius sanguinis. Se sei uno straniero, puoi diventare italiano solo se sposi un cittadino o una cittadina italiani. Oppure se hai vissuto 10 anni in Italia da regolare (4 anni per i cittadini della Ue). Poi, non devi avere precedenti penali. E devi avere un lavoro idoneo a mantenere te stesso e il tuo nucleo familiare. Infine, devi dimostrare una sufficiente conoscenza della lingua italiana. Se invece sei un cittadino straniero nato in Italia e hai vissuto legalmente e ininterrottamente nel Paese, al raggiungimento della maggiore età hai un anno di tempo per richiederla e ottenerla praticamente in automatico. In tutti i casi, se hai ascendenti italiani, esistono anche una serie di agevolazioni. Comunque, nella quasi totalità dei casi, la Prefettura competente a rilasciare la cittadinanza italiana ha solo la facoltà ma non l’obbligo di farlo. Insomma, la concessione è a discrezione dell’autorità.
Il confronto con gli altri e l’effetto della Bossi-Fini
Ciò nonostante, sempre secondo i dati Eurostat, l’Italia è il Paese d’Europa che tra il 2004 e il 2015 ha concesso più cittadinanze. In questi 11 anni quelle concesse nell’intera Unione europea (a 27 Paesi) sono passate da 719.090 a 840.000, con un picco di 980.000 nel 2013. Nello stesso periodo in Italia sono aumentate da 19.140 a 178.035. Nel solo 2015, il Regno Unito ha concesso 118.000 cittadinanze. La Spagna 114.351, la Francia 113.608, la Germania 110.128. E naturalmente anche il tasso di crescita di acquisizioni della cittadinanza italiana è stato il più elevato d’Europa.
Come va letto questo boom italiano? Solo andando a ritroso. Se calcoliamo i 10 anni previsti dalla legge 91/1992 ai 2 o 3 anni necessari per la pratica, dal 2015 dobbiamo tornare al 2002. Guarda caso l’anno di entrata in vigore della legge Bossi-Fini, che aveva concesso una sanatoria agli stranieri già residenti in Italia. E all’epoca eravamo lontanissimi dalle odierne emergenze.
Cittadinanza: perché lo Ius soli?
E veniamo ai sostenitori della necessità di una nuova legge, la Ius soli in discussione al Senato. Come mai ritengono carente la legge in vigore? Perché esistono circa 800mila minori, figli di stranieri residenti da anni in Italia, che, pur parlando la nostra lingua e frequentando le nostre scuole, non possono diventare cittadini fino al compimento dei 18 anni d’età. Insomma, si tratta di una proposta inclusiva e di valore umanitario. E che niente ha a che fare con le attuali emergenze migratorie. Sarà, ma proporre oggi un allargamento delle maglie per ottenere la cittadinanza italiana a molti sembra l’inizio di una pericolosa deriva, che potrebbe portare a risultati diversi da quelli ipotizzati. E questi dubbi, combinati all’emergenza migranti, sono il motivo principale per cui la legge ha avuto serissimi ostacoli in Parlamento. Tanto che il premier Gentiloni ne ha rinviato la discussione all’autunno.
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.