Concorsone e nuovi dipendenti pubblici: partiamo dall’inizio. Il sottosegretario alla Pubblica amministrazione e deputato del Pd Angelo Rughetti ha annunciato che è allo studio il padre di tutti i concorsi. Un concorsone, appunto, che dovrebbe riguardare 450mila nuovi dipendenti pubblici a fronte di altrettanti pensionamenti previsti nei prossimi 5 anni. Ma è possibile utilizzare uno strumento di questo tipo? E per chi, nel novero dei diversi enti pubblici?
La mappa del pubblico impiego
I dipendenti pubblici italiani sono 3.221.967. Di questi, circa un milione sono occupati nella scuola, 653mila nella sanità, 460mila tra regioni e comuni, 312mila nelle forze dell’ordine, 181mila nelle forze armate, 153mila nei ministeri. Da tale elenco sono esclusi i magistrati (circa 10mila), i diplomatici (un migliaio scarso), i vigili del fuoco (circa 33mila) e tanti altri comparti minori. Il concorsone esclude espressamente la scuola, dove vanno ancora assorbiti oltre 50mila precari. E non è chiaro se potrà riguardare forze dell’ordine e esercito. Quindi, sui 3 milioni di certo va tolto almeno il milione della scuola. Non si capisce poi se il concorsone potrà riguardare anche gli enti locali. Se venissero esclusi, toglieremmo un’altra fetta di quasi 500mila posti. Così resteremmo con circa un milione e mezzo di posizioni come base da mettere a turnover sui pensionamenti.
L’altolà dell’Europa
In più ci sono dei paletti ben saldi: le leggi attuali per il 2018 prevedono che le amministrazioni centrali (ministeri, enti nazionali) applichino un tasso di turnover solo del 25%: se ne può assumere 1 ogni 4 dipendenti che andranno in pensione. E i regolamenti Ue impediscono prepensionamenti e altri scivoli o accompagnamenti. Infine, proprio la riforma Madia ha previsto una mappatura di tutta la funzione pubblica che dovrà tener conto del reale fabbisogno e non dei posti “vacanti”. Mappatura che è ben lungi dall’essere terminata.
Concorsone: le risposte di Rughetti
La replica del sottosegretario non si è fatta attendere. In una lettera al Corriere della Sera, ripresa anche dall’Huffington Post, Rughetti ha sostenuto che “assumere ricercatori, ingegneri informatici, responsabili di progettazione, personale di corpi di polizia, manager non è spreco di denaro, ma investimento. Farlo con scrupolo e dedizione è il nostro obiettivo”. In più, il sottosegretario ha sottolineato come non si tratti di “nessun annuncio elettorale o ‘grande abboffata’ che scardina conti pubblici. Ho proposto che gli enti pubblici agiscano secondo una visione complessiva ‘on uti singuli’. È in corso l’assunzione di lavoratori a tempo determinato passati con concorso, che da anni lavorano nella PA senza costi aggiuntivi. Gli altri con contratti atipici dovranno fare un concorso, in rispetto della Costituzione”.
Niente prepensionamenti
Rughetti ha poi proseguito spiegando che “nei prossimi 5 anni andranno in pensione circa 450 mila lavoratori pubblici in virtù di norme vigenti (dati INPS, ARAN, RGS). Non è prevista nessuna norma, né c’è volontà politica di anticipo di pensionamento. Questa uscita consistente di personale rappresenta l’occasione per un grande ricambio nella PA, nuova linfa, giovani talenti. È bene evitare soluzioni ‘automatiche’ di profili ma occorre un ‘progetto Paese’ che faccia entrare in PA professionalità necessarie”. E ha concluso sottolineando come per lui “la PA sia un pezzo determinante della piattaforma produttiva del Paese e che essa possa essere grande occasione di lavoro per giovani. Lamentiamo la fuga di cervelli poi quando si manifesta un’occasione la sciupiamo”.
Profumo elettorale
Che serva l’immissione di nuova linfa nella PA è perfino ovvio. Com’è auspicabile l’ingresso di giovani che conoscano le lingue e che sappiano usare con disinvoltura gli strumenti digitali. Ci scuserà Rughetti, ma non ha dissipato i nostri dubbi. E che questo concorsone annunciato alle porte della stagione elettorale sia lo strumento giusto, per noi resta tutto da dimostrare.
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.