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Conte: un calcio a Salvini e tanta voglia di Pd

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Conte senza dubbi. Nessuna autocritica. E pronto a giocarsi una nuova partita col Pd al fianco dei 5 Stelle. Se il governo giallo-verde è al capolinea, la colpa è solo di Salvini e della Lega. In Senato, prima di annunciare la fine dell’esecutivo dopo 14 mesi, il premier nel suo discorso ha sparato ad alzo zero sul ministro dell’Interno che “ha agito per interessi personali e di partito”. Un discorso durissimo: la sua decisione di sfiduciare il governo è stata “oggettivamente grave”; “espone a gravi rischi” il Paese ed è stata una scelta “fortemente irresponsabile”. 

Quale democrazia?

Poi, quando il presidente Conte osserva che “far votare i cittadini è l’essenza della democrazia”, riceve scroscianti applausi (forse ironici) dai senatori di Forza Italia e Fratelli d’Italia. Che però ammutoliscono di colpo quando il premier aggiunge: “Sollecitarli a votare ogni anno è irresponsabile”. A quel punto gli applausi scroscianti vengono dai 5 Stelle e dal Pd, che applaudiranno molti altri passaggi del discorso di Conte, quasi dimostrando plasticamente la presenza di una nuova maggioranza.

Il cahier de doléances 

L’intemerata del premier verso il titolare del Viminale è implacabile: “Scarsa sensibilità istituzionale e grave carenza di cultura costituzionale… grave imprudenza istituzionale, irriguardoso nei confronti del Parlamento”. Aggiunge poi quanto sia “contraddittorio” che dopo aver presentato la mozione di sfiducia, Salvini non abbia ancora ritirato i suoi ministri. Conte parla anche di una “fatua grancassa mediatica” della Lega e cala verbi pesanti come pietre: “Avete oscurato…, avete calpestato…, avete offeso (la verità dei fatti, ndr), avete cancellato”; la vostra decisione “ha compromesso il lavoro già avviato”.

Il premier doveva ad ogni costo togliersi tutti i sassolini dalle scarpe? Sembra proprio di sì. Tanto che ha pure criticato l’atteggiamento di Salvini per averlo costretto a presentarsi al suo posto in Parlamento per rispondere sul Russiagate; e biasimando come finisca i comizi con l’esibizione del rosario e invocando la Madonna. Gli ricorda anche lo sgarbo istituzionale di aver convocato le parti sociali al Viminale senza coinvolgere lo stesso premier e gli altri membri del governo. Aggiunge poi, senza immaginare di colpire anche Di Maio, seduto al suo fianco, che la politica non si fa con gli slogan sui social. Senza dimenticare la condanna del Salvini che chiede i pieni poteri agli italiani.

Il programma del Conte bis

Dopo questa filippica, che ricorda molto da vicino il Ciceroniano “Quousque tandem abutere, Catilina”, Conte ha iniziato a tracciare le cose ancora da fare, dipingendo un programma di governo futuro, tanto velleitario quanto improbabile: energia verde, economia circolare, ecologia, clima, sicurezza, politica estera, rapporti con l’Europa e via discorrendo. Infatti molti hanno subito osservato che il premier “ha lanciato la sua candidatura per un Conte bis”.

E Salvini?

All’inizio della seduta il vicepremier è ai banchi del governo, accomodato di fianco a Conte e commenta con diverse espressioni le varie fasi del discorso del premier. Ma quando Salvini prende la parola dal suo seggio di senatore (invitato a spostarsi dalla presidente Casellati), appare piuttosto colpito dalle parole di Conte. Risponde fuori tono e lascia trasparire un’indubbia amarezza per gli attacchi personali del presidente del Consiglio (qualcuno osserva che “sembra un pugile suonato”).
Il leader del Carroccio difende la sua scelta di tornare alle elezioni come la più democratica possibile; e ripete la sua apertura nei confronti dei 5 Stelle per “votare la riduzione dei parlamentari e poi andare subito al voto”. Ancora una volta sembra un discorso da comizio e non da Senato. Ma non è detto che le urne si aprano così velocemente come spera il “Capitano”.

Renzi… o Zingaretti?

Terzo in campo, un Renzi in splendida forma. Non dice niente di nuovo: lascia aperte tutte le porte ai 5 Stelle, affonda la lama su un Salvini rassegnato, si chiama fuori da un futuro esecutivo giallo-rosso; ma quello che dice lo dice molto bene e con enfasi. Se non lo si conoscesse, sembrerebbe credibile.

Ai discorsi “chiave” di Palazzo Madama risponde subito Zingaretti con una nota al vetriolo. Secondo il segretario del Pd il discorso di Conte condanna solo Salvini e assolve la pattuglia dei 5 Stelle. “In questi 14 mesi è stato presidente del Consiglio anche del ministro Salvini, e se tante cose denunciate sono vere perché ha atteso la sfiducia per denunciarle?”. Secondo il leader dei dem, manca l’elenco “dei disastri prodotti in economia, sul lavoro, sulla crescita, sullo sviluppo”. In sostanza, Zingaretti – che in cuor suo preferirebbe tornare al voto per disinnescare l’attivismo ritrovato di Renzi – mette le mani avanti: senza una autocritica dei 5 Stelle non si va da nessuna parte.
A questo punto, dopo le dimissioni di Conte al Quirinale, la palla passa a Mattarella. E da domani tutti i giochi sono aperti.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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