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Boris Johnson e la follia dell’immunità di gregge

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Boris Johnson: il discorso scioccante del primo ministro britannico del 12 marzo continua a rimbalzare sui media mondiali. Mentre tutti cercano di contrastare la pandemia di Covid-19, il Regno Unito va in direzione ostinata e contraria.

“Abbiamo fatto il possibile per contenere questa malattia e questo ci ha fatto guadagnare un po’ di tempo”, ha detto Johnson. “Ma ora questa è una pandemia globale e il numero di casi reali aumenterà significativamente e sarà probabilmente molto più alto di quelli già confermati dai test. Alcuni la paragonano a un’influenza stagionale ma non è corretto. Per via della mancanza di immunità questa malattia è più grave. Devo essere onesto con il mio popolo, molte famiglie perderanno i loro cari prima del tempo”.

Un gregge allo sbaraglio

L’idea di Boris Johnson e dei suoi esperti sanitari, Chris Whitty e Patrick Vallance, è di ottenere la cosiddetta immunità di gregge senza combattere strenuamente il coronavirus, che tanto ritornerà ciclicamente. Meglio cercare di immunizzare tutta la popolazione lasciando correre il Covid-19 senza contenimenti, sperando che faccia il minor danno possibile.

Le “raccomandazioni” emanate da Downing Street infatti sono di basso profilo: si invita tutti a lavarsi spesso le mani; si chiede a chiunque abbia una tosse persistente o la febbre di auto-isolarsi a casa per una settimana; si vietano le gite scolastiche all’estero (che peraltro sono di fatto impossibili); si consiglia agli anziani sopra i 70 anni di non andare in crociera. Insomma, niente scuole chiuse; niente stop allo sport (oggi sospesa solo la Premier League); consentiti concerti e altri eventi con assembramenti di massa.

I conti di Whitty

Intanto, i numeri da quel 12 marzo sono in crescita esponenziale anche nel Regno Unito. I casi positivi al Covid-19 sono passati da 590 a 1.140 e i morti da 10 a 21.
Ma per Boris Johnson i contagiati già due giorni fa potevano essere attorno ai 10mila. Chris Whitty aveva detto a corredo delle dichiarazioni del primo ministro che nella peggiore delle ipotesi l’80% della popolazione potrebbe contrarre il coronavirus e che con un tasso di mortalità dell’1% questo potrebbe portare alla morte di 500mila persone in Gran Bretagna.
Ma se il tasso di mortalità in Italia, con una sanità più o meno equivalente a quella d’oltremanica, è attorno al 6,6%, il calcolo dei decessi potrebbe schizzare dai “previsti” 500mila decessi a 3.300.000, un numero di persone superiore all’intera popolazione di Galles.

Covid-19, sale la protesta

Le reazioni alle scelte di Johnson non si sono fatte attendere. Dopo quella dell’ex ministro della Sanità, il conservatore Jeremy Hunt, che ha definito “sorprendente e preoccupante” la posizione del Governo, sono arrivate due lettere aperte con la firma di centinaia di scienziati ed accademici che contestano il disegno di Downing Street. E più di 110mila sudditi di Sua Maestà hanno già firmato una petizione affinché Londra adotti le misure restrittive di altri Paesi europei.

Dall’Oms all’Italia

Contraria all’approccio di Londra anche l’Organizzazione mondiale della sanità. La portavoce dell’Oms Margaret Harris ha spiegato in un’intervista alla Bbc che non si sa ancora abbastanza del Covid-19 e di come reagisce sotto il profilo immunologico: “Possiamo parlare di teorie, ma al momento ci troviamo davvero di fronte a una situazione in cui dobbiamo guardare all’azione”.

In Italia il virologo Fabrizio Pregliasco non usa mezze misure: per lui quella di Johnson è “una affermazione bestiale”. Per il professore “l’immunità di gregge funziona solo se c’è già un vaccino. Se la quasi totalità degli abitanti è vaccinato è molto più difficile che il virus si propaghi. Ma in questa situazione non ha senso”. Il direttore del dipartimento di malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, Giovanni Rezza, bolla la strategia di Londra come “una cosa assurda” e “ridicola”.

Chi siede a Downing Street

Tutto incredibile quanto sta accadendo a Londra? No, purtroppo per ora è tutto vero; nel suo discorso del 12 marzo Boris Johnson, che pure ha ordinato il rinvio delle elezioni amministrative, tra cui quella per Londra del 7 maggio, ha detto proprio “molte famiglie perderanno i loro cari”.

E ricordiamolo, nonostante il suo aspetto poco rassicurante, il primo ministro britannico non è un dilettante. Eletto deputato nel 2001, è stato sindaco di Londra per due mandati prima di diventare primo ministro. Laureato ad Oxford in lettere classiche con una tesi in storia antica, Johnson ama citare pezzi dell’Iliade e dell’Odissea in greco antico. Appassionato della storia e della cultura di Roma, è autore di un importante saggio intitolato Il sogno di Roma – La lezione dell’antichità per capire l’Europa di oggi (Garzanti).

Covid-19, famiglie in ansia

Sull’onda della protesta e dei numeri in crescita di contagiati e morti per il coronavirus, adesso Boris Johnson potrebbe decidere di vietare le aggregazioni di massa, lasciando però le scuole aperte. Misure comunque ritenute sempre insufficienti.

Così molti italiani residenti nel Regno Unito adesso pensano di fare le valigie al più presto. E la Farnesina assicura il rientro. “I connazionali presenti nel Regno Unito che hanno necessità o desiderino tornare in Italia, possono farlo attraverso il volo giornaliero diretto che l’Alitalia continua ad assicurare sulla tratta Londra-Fiumicino”, spiegano dall’Ambasciata d’Italia a Londra. E visto come vanno le cose, c’è da augurarsi che siano in tanti.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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