Corrado Sforza Fogliani è pimpante, acuto e battagliero come sempre. Con il leader storico dei Liberali piacentini e presidente esecutivo della Banca di Piacenza un giro d’orizzonte guardando all’ anno in arrivo è d’obbligo. Al centro la sua amatissima Piacenza. E in primo piano c’è anche la campagna elettorale per le Comunali della prossima primavera, che si avvicina a grandi passi, per non dire che è già cominciata.
Senza tanti convenevoli, Sforza Fogliani parte in quarta: “Scriva pure che i nostri elettori possono stare tranquilli, alle prossime comunali di Piacenza i Liberali ci saranno, eccome”.
Presidente, l’orizzonte però è tutt’altro che sereno; partiamo dal voto per il rinnovo del Consiglio provinciale dell’altro giorno: come lo valuta?
“Noi abbiamo partecipato per vedere se esisteva veramente una maggioranza di centrodestra, o comunque un raggruppamento di centrodestra, e abbiamo visto che oggi come oggi, come tale, non esiste. Con noi, perlomeno, e per decisione loro”.
Questo duro giudizio nasce dalla mancata riconferma in Consiglio provinciale del rappresentante dei Liberali, il consigliere comunale a palazzo Mercanti Antonio Levoni?
“Forse qualcuno non l’aveva capito, ma la nostra partecipazione puntava a fare chiarezza; e chiarezza s’è fatta. Le altre forze politiche della maggioranza comunale con il loro voto si sono incaricate di farla”.
Quindi i Liberali che cosa faranno alle prossime Comunali?
“Ho sempre detto che noi avremmo preso posizione a bocce ferme. A Piacenza, invece, le bocce sono tutt’altro che ferme, la Sinistra vive tra sussulti e faide allo stato puro. E anche l’elezione del Presidente della Repubblica lascerà certo segni, sul piano nazionale, che non potranno non riverberarsi anche su quello locale”.
Senta presidente, andiamo al dunque: lei un anno fa aveva dichiarato che non avrebbe sostenuto una ricandidatura del sindaco Patrizia Barbieri alle prossime elezioni, conferma questa posizione?
“Anche dopo la prova di sé data dal centrodestra alle provinciali, mi pare ci siano diversi motivi di riflessione per un appoggio alla ricandidatura di Patrizia Barbieri con questa maggioranza. Intendo dire che la valutazione dei Liberali (ed è l’assemblea, che deciderà) dev’essere di ampio respiro. Le ricordo che questa è stata un’amministrazione che con i Liberali ha avuto scontri di riguardo, carente del tutto, com’ è stata, sul piano ideale”.
Perché?
“Questa amministrazione non ha preso nulla – come dicevo – dalle idealità dei Liberali. Le linee fondamentali che avevano giustificato la nostra partecipazione col centrodestra alla campagna elettorale di quattro anni fa, non sono state neppure pensate, altro che non realizzate. L’unica cosa andata in porto è stata la questione dei rivi cittadini dichiarati pubblici e non privati (come voleva il Pd, per liberarsi degli oneri della manutenzione e riversarli sui cittadini). Ma a parte questo, sono stati diversi gli elementi di frizione. E, ribadisco, non su singole questioni da affrontare. In generale, non è stato fatto nulla che non avrebbe approvato anche una maggioranza sostenuta da una Sinistra massimalista. Covid o no, non c’è stato alcun provvedimento che abbia caratterizzato questa maggioranza in senso liberale e, tantomeno, libertario. Come quando si è detto da parte del Tar che erano stati violati diritti acquisiti da cittadini, proprio quello che avevano detto – inascoltati – i Liberali. Per non parlare delle carenze ordinarie, per esempio sul piano delle opere pubbliche”.
A cosa si riferisce?
“Ci sono problemi che come sono stati ereditati, sono rimasti. Pensi solo all’incertezza sul parcheggio sotterraneo di piazza Cittadella. E tenga conto che anche di recente avevamo chiesto quantomeno segnali di discontinuità su altre questioni fondamentali, come la Fondazione Teatri e la gestione dei Musei civici. Nessuno ci ha risposto, neppure il sindaco. E anni fa, iniziative di chiarimento da noi promosse erano state bruscamente interrotte dalla Lega”.
Ci spieghi presidente Sforza, visto che sulla governance della Fondazione Teatri anche ultimamente avete preso una posizione molto dura…
“Guardi, la Fondazione Teatri non è una cosa importante in sé. Ne facciamo una questione di metodo: va cambiato il modo di condurre la cosa pubblica. Se noi per intromettere la partitocrazia creiamo delle scatole del genere, che costano al contribuente e non risolvono alcun problema, facciamo male, e non diamo soluzioni utili ai cittadini. Per non parlare dell’incompatibilità palese (sul piano sostanziale, gestionale di fatto, più che legale/formale) tra la posizione di sindaco e di presidente della Fondazione”.
Patrizia Barbieri secondo lei non può presiedere la Fondazione Teatri?
“Il sindaco, avendo di certo, e di fatto, funzioni e compiti gestionali, non può presiedere un ente anche solo partecipato dal Comune. Qui, addirittura, quell’ente il Comune lo mantiene del tutto”.
Quindi non può essere nello stesso tempo controllore e controllato…
“Certo, anche questo. Chi ha pensato che con il nuovo statuto della Fondazione Teatri l’incompatibilità sarebbe stata risolta, ha fatto male i suoi conti. Ripulire formalmente la figura del presidente dell’ente, togliendogli compiti gestionali non è sufficiente, perché anche se le competenze adesso sono in capo al direttore e al Consiglio in quanto tale, non dimentichiamo che il presidente e quindi il sindaco è anche consigliere. Ma al di là dell’incompatibilità giuridica, c’è quella morale: chi crede veramente che il direttore della Fondazione Teatri abbia una piena autonomia gestionale e non decida tutto il sindaco o, comunque, il Consiglio, di cui essa fa parte? Ma tant’è. In Consiglio comunale tutti – maggioranza e opposizione, esclusi i Liberali – hanno applaudito”.
E sui Musei civici cosa non le va a genio?
“Il compito di un politico vero sarebbe stato quello di dare una struttura stabile e partecipata ai Musei civici, con un Consiglio di amministrazione composto da esperti per valorizzarli al meglio. Invece, non è successo, e tutto è nelle mani di una dirigente comunale. La politica entra in ballo solo per le sceneggiate. La Galleria Ricci Oddi è anche peggio: lì, per i maggiorenti, le bozze di statuto rimangono bozze anche dopo l’approvazione da parte del Consiglio. Un capolavoro paradialettico…”.
Senta, qualcuno sostiene che sulla vostra insoddisfazione ultimamente pesi anche l’arrivo di Liberi nella maggioranza di centrodestra: in qualche modo vi ha reso meno determinanti di un tempo?
“Guardi, le rispondo subito: sul piano dei voti in Consiglio comunale, i Liberali non sono mai stati determinanti né prima né dopo l’arrivo in maggioranza, sostanzialmente, del professor Trespidi. Però, credo si possa dire che per il seguito che riscontriamo nell’opinione pubblica, abbiamo un peso ben superiore a una mera sommatoria di voti. E su questo vorrei aggiungere una riflessione”.
Prego, presidente…
“La forza dei Liberali nasce dal fatto che non appartengono a nessuna conventicola di potere. Abbiamo sempre portato avanti scelte ideali che trascendono questi aspetti della politica. Una posizione che da altre forze del centrodestra è vissuta con un complesso di inferiorità”.
Come la pensa sulla costruzione di una terza lista moderata che oltre ai Liberali potrebbe coinvolgere Azione, Buona Destra, Italia Viva e forze civiche di centro?
“Qualora l’assemblea dei Liberali dovesse scegliere una posizione al di fuori del centrodestra, cosa che a questo punto si può definire da considerare, certamente terremo ben presenti tutte queste forze politiche; un rassemblement che anche da un punto di vista numerico avrebbe un valore significativo”.
Passiamo alla Fondazione di Piacenza e Vigevano. Lei è stato un grande sostenitore, e forse più, di Roberto Reggi alla presidenza di palazzo Rota Pisaroni; e al di là dei rapporti di stima che intercorrono tra di voi, molti si sono chiesti come mai abbia sostenuto la candidatura di un leader politico di centrosinistra per un ruolo di questo peso… Che giudizio dà del suo operato in questi primi mesi?
“La definizione politica di sé stesso la darà Reggi, se crederà di farlo. Io lo giudico una persona fattiva e leale. Il nostro rapporto si è consolidato anni fa dopo una litigata per uno sgarbo che credeva gli avessi fatto io e che invece nasceva da un errore di un suo collaboratore. In questo primo periodo da presidente della Fondazione mi sembra si stia muovendo in modo molto concreto, è certo valsa la pena di fare cavata nuova. Rimangono insolute, perlomeno nel primo approccio, due scelte importanti”.
Quali sono?
“La prima è il recupero dell’Albergo San Marco, da destinare tra l’altro a un museo Verdiano che ripristini la verità sulla piacentinità del grande musicista. La seconda è dare la possibilità alla Galleria Ricci Oddi di allargarsi negli spazi del palazzo Xnl, che proprio per questo era stato acquistato dalla Fondazione; in tal modo la nostra Galleria d’arte moderna, una delle principali d’Italia, aumentando l’esposizione delle sue opere oggi chiuse in magazzino, potrà avere grandi prospettive di sviluppo sul piano del turismo culturale al di là del Klimt, valorizzando insieme anche gli ambienti del palazzo ex Enel di via Santa Franca. In questo progetto, ci starebbe naturalmente anche la Banca, a fare la propria parte”.
Da politica e cultura alla finanza: che bilancio fa dell’anno che si sta chiudendo per la Banca di Piacenza? E come vede l’eventuale acquisizione della Sanfelice 1893?
“Penso che sul piano della crescita si chiuda un altro anno da ricordare; lo dicono con chiarezza i numeri che abbiamo raggiunto e le richieste da altre province perché ci sia la nostra presenza sui loro territori come nel caso del Pavese, dove apriremo a breve una filiale a Voghera. Per la Sanfelice c’è un nostro interessamento. Vedremo nei prossimi mesi. E come sempre faremo tutto per il bene dei nostri azionisti e del territorio”.
Qual è il messaggio che vuol dare ai piacentini in vista del 2022?
“Dopo aver perso negli anni tanti centri decisionali, bisogna invertire questa tendenza. Piacenza deve tornare a contare di più, molto di più. Soprattutto, deve sveltirsi a tenere a Piacenza le risorse che Piacenza produce”.
Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.