Crisi bancaria: il governo finalmente ha quantificato il conto. Ed è davvero salato. Allo Stato, e cioè a tutti noi, il salvataggio di Monte dei Paschi di Siena, Veneto Banca e Popolare di Vicenza potrebbe costare quasi 26 miliardi di euro. Una cifra che vale una manovra finanziaria, in attesa delle indagini dell’apposita Commissione parlamentare d’inchiesta, appena costituita con la prevista presidenza di Pier Ferdinando Casini.
Crisi bancaria: i conti di Padoan
Da dove arriva la notizia sui costi della crisi bancaria? È alle pagine 49-51 della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza. Dopo tante stime, più o meno credibili, ecco la prima certezza. Il conto da pagare, per i tecnici del ministero dell’Economia guidato da Pier Carlo Padoan, potrebbe arrivare a 25 miliardi e 792 milioni. Quasi 6 miliardi in più dei 20 accantonati nell’apposito Fondo salva banche istituito a dicembre 2016.
Il salvataggio di Mps
Per Monte dei Paschi di Siena lo Stato ha sborsato inizialmente 3,9 miliardi. A questi si sommano oltre 3,2 miliardi per le garanzie sulla cartolarizzazione delle sofferenze. Ma il conto toscano potrebbe lievitare a 8,6 miliardi. Il motivo? “Per prevenire o chiudere liti relative al collocamento di questi strumenti presso la clientela non qualificata, assegnando in cambio obbligazioni con basso livello di rischio (senior) emesse dalla banca”, spiega la Nota. Infatti, “qualora tutti i soggetti titolati ad esercitare il diritto al rimborso lo richiedessero, l’intervento dello Stato in MPS raggiungerebbe i 5,4 miliardi“. Un’operazione sostenibile “incrementando fino al 70% la partecipazione azionaria statale, attualmente pari al 52,2%”, con un aggravio di altri 1,5 miliardi.
Voragine veneta
Passiamo alle altre protagoniste della crisi bancaria. Per Popolare di Vicenza e Veneto Banca, il governo ha pagato quasi 4,8 miliardi. La cifra è finita nelle casse di Intesa Sanpaolo, che ha acquistato le banche al prezzo simbolico di un euro. Di questo ammontare, 3,5 miliardi sono “a copertura del fabbisogno di capitale generatosi in capo a Intesa Sanpaolo a seguito all’acquisizione delle attività in bonis delle due banche”.
E il resto? “I rimanenti 1,3 miliardi – continua la Nota – sono volti a sostenere le misure di ristrutturazione aziendale che Intesa dovrà attuare per rispettare gli obblighi assunti nell’ambito della disciplina europea sugli aiuti di Stato”.
Super garanzia per Intesa
Ma non è finita qui. Ai 4,8 miliardi se ne potrebbero aggiungere all’incirca altri 12,4. Come mai? “Lo Stato concede inoltre una garanzia sul finanziamento erogato da Intesa Sanpaolo alle liquidazioni delle due banche a copertura dello sbilancio di cessione tra attività e passività acquisite (5,351 miliardi elevabile fino a 6,351 miliardi)”. A questa copertura si sommano “ulteriori garanzie, sempre a favore di Intesa Sanpaolo, a fronte di rischi legali e di deterioramento di crediti in bonis ad alto rischio, fino ad un valore massimo complessivo di circa 6 miliardi“.
Crisi bancaria: altre sorprese?
In sostanza, spiegano dal ministero dell’Economia, l’esposizione sulle banche venete è stata necessaria per rispondere “anche all’esigenza di sopperire a una serie di carenze informative che, data la rapidità con cui è stato necessario condurre l’asta competitiva, non è stato possibile colmare prima della presentazione delle offerte”.
A quando il prossimo appuntamento con altre sorprese sulla crisi bancaria? Basterà aspettare il Def 2018, quando arriverà “una stima più puntuale dell’impatto degli interventi dello Stato nel settore bancario sullo stock di garanzie pubbliche”.
Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.