Opinioni

Cristianesimo: perché negare le nostre radici?

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Piazza San Pietro a Roma

Cristianesimo: prima il terremoto mediatico provocato dai tweet di Barak Obama e Hillary Clinton, che hanno  commentato le stragi di Pasqua in Sri Lanka, parlando di “Easter Worshippers” (letteralmente, fedeli che celebrano la Pasqua) invece che di Cristiani.
Poi lo “scandalo” registrato dai media, perché Papa Francesco, durante il discorso di Pasqua, ha tenuto in fondo e quasi a margine il suo cordoglio per le stragi cingalesi.
E infine i discorsi dei leader politici francesi che hanno commentato il rogo di Notre-Dame senza parlare di Cristianesimo, offrendo l’occasione al politologo, storico e scrittore Ernesto Galli della Loggia di parlarne sul Corriere della sera.

Tanto il professore può volare alto, tanto noi siamo costretti a volare raso terra: ubi major… con quel che segue. E non ci permettiamo di contraddirlo. Anzi, ci divertiamo a seguire il suo ragionamento che si divide in due corni.
Da una parte – afferma Galli della Loggia – male ha fatto l’Europa a non voler inserire nella sua costituzione le radici cristiane. Dall’altra, il senso di insicurezza che attraversa oggi l’Europa potrebbe essere attenuato proprio dalla riscoperta delle nostre comuni radici cristiane.

Cristianesimo e Storia

Molto più modestamente, noi proviamo a rivedere a volo d’uccello la storia dell’Europa.
Dopo le invasioni barbariche e il crollo dell’impero romano, l’Europa è nata essenzialmente con Carlo Magno. Il grande imperatore è stato educato dal monaco Alcuino e incoronato a Roma da Leone III in San Pietro la notte di Natale dell’800.
Per tutto il Medioevo papi e imperatori si sono contesi il potere, ritenendo di esserne gli unici titolari. E possiamo dimenticare il ruolo delle Crociate?

Ma passato il Medioevo l’influenza della Chiesa non è calata, se solo pensiamo a quanto dobbiamo ad essa per le opere d’arte del Rinascimento e ai Papi mecenati.
Arriva Lutero con la Riforma? E l’Europa si dedica alle guerre di religione che la devastano per oltre un secolo. Nel Seicento l’influenza della religione non è meno invasiva e pervasiva se pensiamo al Concilio di Trento, allo scisma anglicano, a cardinali come Mazarino e Richelieu. Ancora nel “secolo dei lumi” la religione è imprescindibile, magari solo per combattere i Gesuiti. E i padri pellegrini che sbarcano in America si definiscono secondo la loro confessione religiosa: i Quaccheri.

Da Napoleone a noi

Sulla spinta della rivoluzione francese l’influenza della religione indubbiamente si attenua. Ma Napoleone non riesce a governare “contro” la Chiesa ed è costretto a firmare il concordato con Pio VII, che assiste alla sua incoronazione proprio a Notre-Dame.

I regimi liberali che prendono il sopravvento in Europa alla metà dell’Ottocento possono fare a meno della religione? Ci provano. Ricordiamo le ultime parole di Cavour: “Libera Chiesa in libero Stato”. E il suo re, il padre della Patria, Vittorio Emanuele II, scrive lettere accorate a Pio IX chiedendone il perdono per la conquista di Roma e la breccia di Porta Pia, terrorizzato di morire scomunicato.

Anche Mussolini, che pure durante un comizio in Svizzera aveva estratto l’orologio, lo aveva posato sul palco dicendo, “se Dio esiste gli concedo un minuto per fulminarmi”, strappando l’applauso, si era poi dovuto piegare al Vaticano firmando i Patti Lateranensi.
Non parliamo di De Gasperi, Andreotti, fino a Berlusconi (a cui il cattolicissimo Gianni Letta faceva da “eminenza grigia”) per giungere a noi.

Cristianesimo in crisi

Oggi le chiese sono vuote. E anche piazza San Pietro mostra chiazze senza fedeli nelle grandi occasioni. Questo Papa è in calo di popolarità, divide più che legare e non si capisce se è lui che allontana la gente dalla Chiesa o se è solo vittima del momento.

Ma soltanto la generazione prima della nostra non poteva vivere senza preti e frati. Guai a convivere senza matrimonio; guai a saltare una messa o non aver la casa benedetta a Pasqua. Il prete era il confidente, l’avvocato, colui che leggeva le lettere dell’analfabeta e scriveva per conto della mamma al soldato al fronte.

Concordiamo con Galli della Loggia: impossibile prescindere dal Cristianesimo. E male hanno fatto Macron e Mélenchon, parlando del rogo di Notre-Dame e del ruolo storico della cattedrale di Parigi, ad evitare accuratamente il termine “cristiano”.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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