Economia

Decreto dignità, prima bocciatura: calano le assunzioni

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Decreto dignità: falsa partenza? No, peggio. I primi dati successivi alla sua applicazione parlano di un sonoro flop. Con la perdita di migliaia di posti di lavoro. Un boomerang che colpisce il governo giallo-verde. Il provvedimento, fortemente voluto dal ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, nonché vicepremier, Luigi Di Maio, puntava a trasformare i lavoratori a termine in occupati a tempo indeterminato. Ma con la riforma del Jobs Act sta avvenendo l’opposto. Le aziende mandano a casa i lavoratori a termine invece di assumerli in via definitiva.

Decreto dignità: agosto disastroso

Nel solo mese di agosto, secondo quanto riportano anche Il Giornale e Italia Oggi, si sono persi 40mila posti di lavoro rispetto allo stesso periodo del 2017 (fonte Inps). Le nuove assunzioni a tempo determinato sono scese di oltre 23mila unità (-13%). E nel complesso, considerando anche i contratti a tempo indeterminato, si è passati dai 400mila assunti dello scorso anno ai 360mila del 2018.

Alla base di risultati così negativi molto probabilmente ci sono i nuovi paletti imposti ai datori di lavoro per il rinnovo dei contratti a termine oltre i 12 mesi. Dall’inserimento della causale nel contratto alla riduzione della durata massima del rapporto di lavoro, scesa da 36 a 24 mesi. E guardando al futuro c’è da preoccuparsi. Finito il periodo transitorio di applicazione del decreto dignità, dal 1° novembre saranno operativi tutti i disincentivi previsti dalla norma, tra cui l’aumento del costo aziendale dello 0,5% per ogni rinnovo.

La carica delle Partite Iva

In questo quadro, molti lavoratori per non perdere il rapporto con l’azienda si sono trasformati o si stanno trasformando in partite Iva. Certo, sia per il lavoratore che per l’azienda c’è il rischio di “essere scoperti” dalle ispezioni Inps, che potrebbero ridefinire il rapporto in subordinato. Ma probabilmente per aggirare il decreto dignità il gioco vale la candela, come dimostra anche l’aumento degli autonomi negli ultimi mesi. Un numero destinato a crescere con l’applicazione della flat tax al 15% che ha alzato l’asticella dei minimi/forfettari per le partite Iva a 65mila euro dal prossimo anno.

 

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