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Ecoteppisti in cerca di visibilità? E allora ecco la mossa giusta…

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Ecoteppisti, che fare? Partiamo da un ragionamneto più ampio, per inquadrare la situazione. Avete notato Giorgia Meloni al recente G7 di Hiroshima? Era la più piccola, non come statura: come rappresentante di una nazione. Tre i giganti del Pil: Usa, Giappone e Germania, uno esteso come un continente, il Canada. Francia e Regno Unito che fino a pochi decenni fa si spartivano il Mondo, dall’Australia all’Indocina e vivono ancora di grandeur come se i loro imperi fossero in piedi.

Superpotenza culturale

Quando si guarda la photo opportunity finale, Giorgia Meloni, benché sorridente, sembra proprio un pesce fuor d’acqua. Eppure, da un certo punto di vista, anche la nostra piccola Italia è una superpotenza. Culturale, come l’hanno definita sia Dario Franceschini che Gennaro Sangiuliano, probabilmente per consolarsi di aver ottenuto “solo” il ministero della Cultura. Ma lo siamo davvero: abbiamo tesori artistici, paesaggistici, culturali, enogastronomici che nessuno degli altri sei “grandi” può vantare. Solo la Francia, eterna seconda, può avvicinarsi alla nostra grotta dei tesori.

Magra consolazione, direte? Fate un giro a Madrid. La sua cattedrale è nata nel 1883, ha l’età di mio nonno. Cercate una guida turistica di Nottingham: è vuota, eppure la città inglese conta tanti abitanti come Firenze o Bologna. Vogliamo parlare dell’archeologia degli States? Guardate un catalogo di qualunque museo del mondo, forse escluso il Museo egizio del Cairo: se togliete tutte le opere italiane, sembra poco di più di un negozio di rigattiere. E non parliamo della musica, delle opere liriche, delle orchestre, delle compagnie di balletto.

Ebbene, proprio all’interno di questa superpotenza nuclear-culturale operano sparuti nuclei di giovani che non riesco a definire diversamente che ecoterroristi (ma se potessi, li definirei in modo molto meno elegante e molto più immediato). Si, sono quelli di “Ultima generazione”, quelli che hanno imbrattato, nell’ordine, il monumento a Vittorio Emanuele in piazza del Duomo a Milano; palazzo Madama a Roma; palazzo Vecchio a Firenze; la fontana “Barcaccia” in piazza di Spagna, quella dei “Fiumi” in piazza Navona, la fontana di Trevi e, ultima bravata, si sono inginocchiati ancora davanti al Senato per cospargersi di fango, «quello dell’Emilia».

Un giro in Romagna

Enrico Mentana aveva proposto a questi giovani, tra il serio e il faceto, di rimboccarsi le maniche e di andare a spalare davvero il fango nella martoriata Romagna, ricordando “gli angeli del fango” della Firenze del 1966. Il giorno dopo è andato in scena l’attacco alla fontana di Trevi, il giorno successivo il fango è arrivato alle porte del Senato. Sui social si vedono anche blocchi stradali a Milano e Roma, messi in scena da costoro con i cittadini esasperati perché, tra l’altro, in quattro o cinque ti bloccano il Grande Raccordo Anulare della capitale, comprese ambulanze e auto di persone che stanno andando in Ospedale.

In tutte queste occasioni, la maggior parte dei presenti si indigna, inveisce, li attacca. E loro rispondono con slogan declamati a caso, anche se con molta convinzione. Poi vengono prelevati come sacchi di patate dalle forze dell’ordine, identificati e, certamente, immediatamente rilasciati, pronti per lo scempio successivo.

Ecoteppisti in ultima pagina

Lo so, giornalisticamente questi eventi sono una pacchia: quando mai avremmo immaginato di vedere la fontana di Trevi annerita, palazzo Vecchio imbrattato, il Senato violato? Eppure, anche se immagino sia irrealistico, tutti noi dovremmo immediatamente smettere di parlarne. Gli ecoteppisti vivono di clamore mediatico, senza, come le Sardine, non sono più niente, svaniscono nell’ombra.

E allora, se proprio non si può non parlarne, mettiamo la notizia nelle ultime pagine, tra gli annunci economici e i necrologi, senza foto, col carattere minuscolo degli annunci medici. Sostengono principi sacrosanti? Forse, ma gli ecoteppisti lo fanno in un modo talmente sbagliato, talmente doloroso da vedere, che dobbiamo costringerli a cambiare obiettivi. Protestate in piazza, come tutti, come la Costituzione vi garantisce. Ma scendendo in piazza si vede che siete solo ventidue disperati? È la forza della democrazia, bellezze.
(articolo pubblicato su ItaliaOggi)

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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