Elezioni: tempo di promesse. E più la spari grossa, più pensi di portare a casa voti. E allora via alla Flat tax con aliquota unica al 15% della Lega o con aliquota al 23% di Forza Italia. Via il canone Rai (Pd), via le tasse universitarie (Liberi e Uguali), via 400 leggi (5 Stelle).
E ancora: basta con l’obbligo dei vaccini (Salvini), ridurre la burocrazia (Di Maio), via la legge Fornero (sempre Salvini), via il Jobs Act (Berlusconi che, poi, promette solo di correggerlo), basta col bollo auto (ancora Berlusconi), rimetteremo l’articolo 18 (ancora Di Maio).
Contro questa deriva del tutto di più, sono intervenuti anche molti giornalisti di peso, da Enrico Mentana a Bruno Vespa: basta promesse elettorali, parliamo delle coperture.
Elezioni e Cottarelli
Ma la mossa davvero geniale è quella di Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review del governo Renzi e membro del consiglio esecutivo del Fondo monetario internazionale, oggi alla guida dell’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica.
Il 9 gennaio l’economista ha inviato a tutti i partiti che correrranno per le elezioni del 4 marzo una lettera con la quale li invita a indicare gli obiettivi di finanza pubblica (deficit, avanzo primario, debito, entrate e spesa pubblica) che intendono perseguire una volta arrivati al governo.
Cottarelli spiega: “Quando devo nominare un nuovo amministratore del condominio non mi accontento di sapere che ritinteggerà la facciata e metterà un ascensore nuovo. Voglio anche sapere quanto pagherò di spese e che debito avrò alla fine della sua gestione”.
Purtroppo Cottarelli pecca di eccessiva ingenuità o ha vissuto troppo tempo negli Usa: quello che chiede è sacrosanto. Ma non troverà nessun partito o movimento disposto a rispondere, se non la sparuta lista Bonino, vera mosca bianca del panorama politico, che finora è l’unica ad aver risposto.
Elezioni: le proposte che mancano
Certo, noi elettori vorremmo che i politici ci spiegassero se e come intendono rimediare ai problemi strutturali del Paese. Dal dissesto idrogeologico alla carenza di infrastrutture al Sud. Dal risanamento delle scuole ai problemi dei migranti o in campo sismico.
Vorremmo che ci spiegassero come possiamo aumentare la nostra natalità con la cronica carenza di asili nido. E poi a cosa serve il quoziente famigliare se tutti gli asili nido chiudono alle quattro del pomeriggio? Potranno far figli solo le mamme dipendenti statali?
Elezioni: e il debito pubblico?
Prima di andare alle elezioni, vorremmo che ci spiegassero come è possibile che il debito pubblico continui a crescere a dismisura (6,2 miliardi al mese di crescita sotto i governi Berlusconi, 7,5 al mese nei 17 mesi del governo Monti, 6,5 nei 10 mesi di Letta, “solo” 3,7 miliardi al mese nei 33 mesi renziani, secondo l’economista Elio Lanutti, presidente Adusbef), nonostante la cura Monti. E cosa si può fare per ridurlo.
L’unico che ne ha fatto cenno è stato Di Maio: “il Movimento 5 Stelle sta elaborando un piano per ridurre in due legislature il debito pubblico del 40% del Pil, da 130 circa, il livello di oggi, a 90″. Ma prontamente rintuzzato dal duo Alesina-Giavazzi sul Corriere Economia: “Evitiamo le favole sul debito pubblico in campagna elettorale”.
La lezione di Trump
Qualcuno osserva che Trump ha vinto le elezioni nonostante promesse non particolarmente popolari. Ha promesso e attuato una sostanziosa riduzione delle imposte alle imprese americane, contando sul fatto che se tornano a posizionare le loro fabbriche negli Usa la ripresa sarà più veloce e duratura.
E in effetti molte imprese che avevano delocalizzato in Paesi con una fiscalità più favorevole stanno tornando a casa a partire da Fiat Chrysler. Ma quanti voti sposta un’assicurazione del genere? Molto meglio promettere aumenti sostanziosi delle pensioni (Berlusconi) o reddito di cittadinanza (5 Stelle) che si rivolgono a platee molto più ampie.
E l’astensione aumenta
E se tali proposte saranno inattuabili o comporteranno un vertiginoso aumento del debito cosa importa? Tanto, non valgono la carta sulla quale sono scritte. Infatti salgono i dati sull’astensione e sugli indecisi.
Secondo gli ultimi sondaggi Emg sono ben 16 milioni gli Italiani che potrebbero decidere di non recarsi alle urne, in aumento del 2,3% rispetto al dicembre scorso. Mentre gli indecisi sono il 15,8%. Secondo l’agenzia Youtrend gli astenuti sarebbero addirittura il 42% degli elettori. E il 4 marzo è ancora lontano.
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.