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Le Feste non hanno più identità, dal Natale in Cina all’Italia senza Presepe

Le Feste non sono ancora finite. Natale è appena passato e stiamo aspettando Capodanno e l’Epifania. Ma la domanda resta. In Cina, le festeggiano o no? Qualunque sacerdote che abbiamo incontrato in questi giorni, dal vivo o dalla tv, ci ha riempito la testa dell’ovvia considerazione che “Il Natale non dev’essere inteso come la festa dei regali e del consumismo”. E non più tardi di qualche ora fa Papa Francesco ha sottolineato come sia stato snaturato anche quest’anno, senza alcun riferimento alla nascita di Gesù.

Tutto vero. Tv e social per le Feste ci hanno invaso di immagini stereotipate di un Natale non solo simbolo del consumismo più sfrenato, ma dal quale ogni richiamo religioso è stato rigorosamente escluso. Per forza: chi parla di Natale in tv è quasi sempre una società commerciale che lo identifica solo come una gigantesca occasione per rimpinguare il bilancio.

Google docet

Ma è Google che ci ha dato da pensare sotto le Feste. In questi giorni nel doodle sono comparsi due pinguini che vanno incontro a due uccelli tropicali portando dei doni. Se si approfondisce si scopre che “negli ultimi tempi sono stati pubblicati doodle neutri, senza riferimenti al Natale, in modo da raggiungere tutti gli utenti, al di là delle culture e religioni”.

Nulla di grave, no? Google parla a tutto il mondo. Compresi il miliardo e tre di cinesi e il miliardo e tre di indiani che della cultura cristiana, del Natale e delle altre feste non sanno (né probabilmente vogliono sapere) nulla. In Cina, in particolare, solo il 6% degli abitanti è cattolico. Ma è il Paese nel quale si producono oltre il 60% delle decorazioni natalizie del mondo. Il 95% delle luminarie e il 75% dei giocattoli che si vendono per Natale in Italia provengono dalla Cina.

Com’è ovvio, gli sterminati centri commerciali dell’ex Celeste impero hanno sfoggiato alberi di Natale, luci intermittenti, renne e babbi Natale con gli occhi a mandorla. Ma la maggior parte degli abitanti non sa nulla del Natale. “So che riguarda una persona che si chiamava Gesù, ma non ne sono sicuro”, è stato il commento di un cittadino cinese in un’intervista della Cbn news.

È la globalizzazione, bellezza

Sì, la globalizzazione sta invertendo ancora una volta la storia: da celebrazione pagana del solstizio d’inverno la festa si è trasformata nel Natale cristiano. E ora, duemila anni dopo, la ricorrenza sta tornando pagana com’era nata. Sembra che la sua origine si perda nella notte dei tempi. Per l’uomo primitivo il fenomeno dei giorni che si accorciano e delle notti che si allungano poteva proseguire fino ad avvolgere la Terra in una notte eterna.

Quando si accorgeva che i giorni ricominciavano ad allungarsi, e questo non poteva che avvenire qualche giorno dopo il solstizio, sentiva il bisogno di festeggiare. E l’insistenza delle luci nel presepe e sull’albero, come le luminarie per le strade, indicano proprio il bisogno dell’uomo di rivedere la luce. Natale fu per millenni la festa della luce ritrovata. Ed è ormai assodato che la Chiesa primitiva fissò la nascita di Gesù al 25 dicembre proprio per sovrapporsi alla festa pagana.

Per le Feste, un’Italia senza radici

Inutile prendersela con Google. È solo una multinazionale che fa il suo lavoro. Molto peggio quei presidi e quegli insegnanti che per “non offendere” le altre culture hanno rinunciato a fare il presepe in classe. Costoro non sono una multinazionale globale che deve difendere la pagnotta. Sono una istituzione pubblica, operante in un Paese che (per ora) è ancora a maggioranza cattolica.

Non solo, la cultura cristiana è comune anche agli atei. E per cultura si intendono le opere d’arte contenute nei nostri musei. Le chiese che punteggiano il nostro paesaggio, le opere letterarie e musicali che fanno parte del nostro patrimonio. E tutto il nostro (glorioso) passato parla del Natale dal punto di vista cristiano. Come possa offendere una cultura diversa rimane un mistero. Negli Usa festeggiano Halloween, che è di origine celtica. Qualcuno di noi si sentirebbe offeso, abitando negli Stati Uniti, da Halloween? Talmente poco che, da qualche anno, la festa sta diffondendosi anche da noi, sovrapponendosi alla nostra Ognissanti.

Se, parafrasando Brecht, possiamo anche noi dire che è “beato quel Paese che non ha bisogno di eroi”, è certamente sfortunato quel Paese che dimentica le proprie tradizioni. Anzi, è un Paese che non merita di avere un futuro.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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