Economia

Finanziaria dal fiato corto: così non si va da nessuna parte

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In primo piano, Paolo Gentiloni, presidente del consiglio dei Ministri

Finanziaria: palazzo Madama ha confermato l’ultima fiducia al governo Gentiloni. Così la legge di Bilancio 2018 ha incassato l’ok definitivo del Senato su un testo partito snello dal consiglio dei Ministri e uscito obeso dal Parlamento. Tutto bene allora? Non proprio. Vediamo perché.

Finanziaria: qualcosa di buono

Alcuni giorni fa, davanti al Tribunale penale di Lodi, una avvocatessa chiede di poter sostituire una collega di Milano. Non è presente perché aveva dovuto portare il figlio minorenne al pronto soccorso. Il giudice è una giovane donna. La legge prevede che la sostituzione avvenga con formule canoniche. Gli altri avvocati presenti non si oppongono alla sostituzione, anche se non corretta formalmente. Il giudice, dopo una camera di consiglio di tre quarti d’ora, consente la sostituzione. Si aggrappa a una recentissima sentenza della Cassazione opportunamente stiracchiata. Da oggi questo problema non si pone più. Col varo della Finanziaria 2018, la gravidanza e la maternità diventano un legittimo impedimento a comparire nei processi per gli avvocati. Una buona norma e a costo zero.

Finanziaria: più ombre che luci

Ma la legge di Bilancio appena approvata per noi presenta più ombre che luci. Riduzioni delle tasse? Non pervenute. E i numeri del provvedimento da circa 28 miliardi di euro sono a dir poco sconfortanti. 

  • La maggior parte delle risorse, ben 15,7 miliardi, è stata impegnata per neutralizzare le clausole di salvaguardia nel 2018 (l’aumento dell’Iva) e delle accise nel 2019.
  • Altra voce consistente è quella dei fondi per il rinnovo dei contratti degli statali dopo otto anni di blocco. Per finanziare l’aumento medio di 85 euro dell’accordo di un anno fa vengono stanziati 1,75 miliardi aggiuntivi che portano la dote complessiva a 2,8 miliardi.  
  • Da segnalare per importanza anche i nuovi interventi sulle pensioni, che esentano 15 categorie di lavori gravosi dall’aumento automatico dell’età pensionabile a 67 anni dal 2019. L’operazione avrà un costo di circa 300 milioni, pari alla misura di contrasto alla povertà per il 2018.

Debito pubblico da paura

Intanto, con un debito pubblico italiano che nel 2016 si attestava attorno al 132% del Pil, il 2017 è andato piuttosto male. Il debito è aumentato nei primi sei mesi dell’anno di circa 10,5 miliardi al mese. E nel luglio scorso si era attestato attorno alla cifra “monstre” di 2.300 miliardi. In ottobre (ultimo dato disponibile) è sceso a 2.289 miliardi. Ma prima della crisi, dieci anni fa era di 1.602 miliardi, pari al 103,6% del Pil 2007. E questo nonostante la cura da cavallo propinata dal governo Monti. Ma la spending review per aggredire il debito?Insufficiente, per non dire che ne sono perse le tracce. 

Ospizio o Pubblica amministrazione?

Guardando sui social le foto delle ultime cene di Natale di alcuni uffici della Pubblica amministrazione, si ha la sconfortante impressione di vedere serate di ospizi per anziani. L’innalzamento dell’età pensionabile, se in astratto sembra la panacea di tutti i mali, perché consente importanti risparmi all’Inps, di fatto allontana i giovani dalla Pubblica amministrazione. Un tema che va a braccetto con quello della digitalizzazione della Pa. Che fine ha fatto? Anche stavolta manca un piano deciso e risoluto a questo scopo. E lasciare fuori dagli uffici pubblici tanti giovani, nativi digitali e a loro agio tra computer e web, appare sempre di più come un’evidente contraddizione per tagliare i costi della burocrazia e offrire opportunità alle nuove generazioni. Di fatto, con il bonus under 35 i giovani vengono spinti solo verso il settore privato. 

Condannati al declino

Insomma, senza una revisione coraggiosa di tutte le nostre voci di bilancio, a partire dalle spese militari per passare alla cronica inefficienza della macchina pubblica, alla voragine della sanità e ai problemi delle pensioni, l’Italia è condannata a un lento ma inesorabile declino. Non sappiamo chi ci governerà nei prossimi 5 anni. Ma chiunque sia, speriamo prenda decisioni coraggiose, prima che sia troppo tardi.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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