Gentiloni? A molti fa venire in mente una caustica battuta di un grande del passato. “Davanti al numero 10 di Downing Street si è fermata una macchina e non è sceso nessuno. Era Attlee”. Nel corso degli anni, la celebre frecciata, con la quale Churchill liquidò il suo successore (anche se lui ha sempre negato di averla pronunciata), è stata associata a diversi premier. Forattini disegnava Giovanni Goria come un uomo invisibile, caratterizzato solo dai capelli e dalla barba nera. Altri l’hanno applicata anche ad Enrico Letta, definito “più incolore di Attlee”. Ma chi più di Paolo Gentiloni meriterebbe questa definizione? Più felpato di un democristiano, più incolore di Letta o di Goria. Quando giurò al Quirinale sembrava di vedere uno di quei governi balneari destinati a durare solo qualche mese, nei quali eccellevano Dc storici come Giovanni Leone e Mariano Rumor.
Matteo stai sereno
E in effetti, il governo Gentiloni, nato in gennaio dopo la batosta referendaria e le dimissioni di Renzi, sembrava destinato a durare solo fino all’estate. Tornati dalle vacanze cade il governo e si sciolgono le camere. Poi una veloce campagna elettorale e via al voto. Con un risultato trionfale per Renzi, che, redivivo Macron, torna sugli scudi a palazzo Chigi per i prossimi 3 (o 30) anni. Ma non sarà affatto così. “Matteo, stai sereno”, potrebbero dire in coro Gentiloni e Mattarella, che sembra abbiano in mente ben altro programma. Quale? In caso di crisi di governo tra settembre e ottobre, l’ultima delle idee che passa per la mente del Quirinale è quella di mandare gli Italiani alle urne. La convinzione prevalente sarebbe un “Gentiloni bis”. Eventualmente anche nella forma di governo del Presidente della Repubblica. Con l’obiettivo di consentire l’approvazione della legge di stabilità entro la fine dell’anno. Ed evitare così l’esercizio provvisorio del bilancio.
Gentiloni bis: fuori i pretoriani di Renzi
Ma un “Gentiloni bis” avrebbe ben altre caratteristiche rispetto a quelle dell’attuale governo.
- Primo: si riscatterebbe dalla tutela renziana, perché potrebbe contare sull’appoggio del Quirinale.
- Secondo: difficilmente nel rimpasto rimarrebbero al loro posto i pretoriani renziani Luca Lotti e Maria Elena Boschi.
- Terzo: una volta approvata la legge di bilancio, che limite temporale avrebbe il nuovo ministero? L’attuale Parlamento scade a metà marzo del 2018. Che senso avrebbe una crisi di governo natalizia? Gentiloni resterebbe comunque in carica fino al voto per gli affari correnti.
- Quarto: chi sarebbe il leader del Pd dopo questa manovra? Ancora Renzi? Sicuri?
Ricordiamo l’episodio recente dello Ius soli. Renzi che insiste perché Gentiloni ponga la fiducia. Il presidente del consiglio che decide di rinviare tutto a settembre. Il che, di fatto, significa affossare la legge, perché a settembre comincia la sessione di bilancio. Insomma, Gentiloni inizia a voler fare di testa sua. E dimostra un’indipendenza inspiegabile da Renzi. Oltretutto salendo nel gradimento degli Italiani rispetto al segretario del suo partito. Come mai? Perché Renzi ha compiuto anche l’ennesimo passo falso con la pubblicazione di “Avanti”. Nel libro non solo dimostra tutto il suo livore nei confronti di Letta. Ma anche il suo sostanziale immobilismo: “Io ho sempre ragione e tutti gli altri hanno torto”. Intanto ogni settimana il Pd perde punti nei sondaggi. E oggi è superato sia dai 5 stelle che dal centrodestra (se si unisse).
Gentiloni: il Dini del terzo millennio?
Insomma, più il tempo passa più Gentiloni si rafforza e più Renzi vede la corda. Apparentemente placido ed incolore, Gentiloni potrebbe rivelare le stesse caratteristiche di Lamberto Dini. Al quale somiglia, del resto, per la posizione di “salvatore della Patria” che ha assunto raccogliendo i cocci del governo Renzi. Ricordate? Lambertow, come l’avevano soprannominato i suoi amici americani, nel 1995 aveva raccolto i cocci del primo governo Berlusconi. E poi gli aveva fatto un bel paio di scarpe, aiutato dal presidente Scalfaro. Entrambi erano ministri del governo precedente: Gentiloni agli Esteri, Dini al Tesoro. Entrambi hanno sostituito il loro predecessore in un momento drammatico. Entrambi hanno goduto dell’appoggio del Quirinale. Ed entrambi erano persone di fiducia del precedente leader. Poi Dini “pugnalò” Berlusconi alla schiena, spostandosi verso il centrosinistra.
Dc, a volte ritornano
Non possiamo ipotizzare che Gentiloni si comporti nello stesso modo, spostandosi verso destra. Ma niente ci impedisce di pensare che potrebbe rivendicare la candidatura alla guida del primo governo post elettorale, facendo a sua volta un bel paio di scarpe a Renzi. Soprattutto se agli occhi degli italiani sarà in grado di riportare il nostro Paese all’onor dell’Unione europea sulla questione immigrati, dove inizia ad alzare la voce. Resta aperta però la questione della legge elettorale. E se non si arriverà a una soluzione, chi rischia di più sembra essere proprio Renzi. Come mai? Si andrebbe al voto con quanto stabilito dalla sentenza della Corte costituzionale. E secondo i sondaggi nel prossimo parlamento ci sarebbe una situazione balcanica. Perché nessun partito o schieramento riuscirebbe ad avere la maggioranza. Quindi, in questo caso, chi potrebbe essere più a suo agio alla guida del Paese: lo spigoloso Renzi o un Gentiloni in versione vecchia Dc?
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.