Gilet gialli o Gilet jaunes che dir si voglia, la Francia sta bruciando. Ma è una novità? La Storia dice no. La prima rivolta popolare di cui si ha memoria è del 1358. Era la Jacquerie, termine diventato sinonimo di sommossa. E impressiona per quanto fosse simile a quella del 2018 per moventi, parole d’ordine e modalità di attuazione. Com’ è finita? Il re Filippo l’Ardito aveva ordinato di uccidere il suo capo, Étienne Marcel, e di massacrare i contadini in rivolta.
Liberté, Egalité, Fraternité
Ma i francesi non si sono persi d’animo: due secoli più tardi, verso il 1560, tornano in piazza per le guerre di religione. Ne passa un altro, siamo nel 1643: la Fronda fa fuggire nottetempo dal Louvre la regina Anna, il cardinale Mazarino e un infante, che sarà poi il re Sole.
E vogliamo parlare delle più famosa di tutte le rivoluzioni, quella del 1789? Ricordiamo solo le attinenze con l’attualità. Re Luigi XVI che la sera della presa della Bastiglia, il 14 luglio, scrive sul suo diario “Rien”, niente. E sempre lui, quando gli riferiscono che il popolo ha preso la Bastiglia chiede candido: “Per che farne?” e ancora: “Cos’è, una sedizione?” per scoprire finalmente che, “No, Sire, è una rivoluzione”.
Dai Borbone ai Gilet gialli
La nostra cugina d’Oltralpe oggi sta vivendo la sua Quinta Repubblica. Dopo la prima, quella di Danton, Marat e Robespierre, ne ha vissute altre quattro, inframezzate dal ritorno dei Borbone, dalle avventure dello zio Napoleone Bonaparte e del nipote Napoleone III.
1830: i Borbone sono tornati sul trono da appena 15 anni. Nuova rivoluzione, che ispira il celebre dipinto “La libertà che guida il Popolo” di Delacroix. Tra questa e la rivolta successiva di anni ne passano appena 18: sui moti della piazza, nel 1848, cade l’ultimo re, Luigi Filippo, e inizia la Seconda Repubblica. La quale, a sua volta, dura appena 4 anni: 1852, quando Napoleone III diventa imperatore.
Diciott’anni dopo, 1870, cade il secondo impero. Parigi è in preda alla Comune, il primo esperimento comunista della storia, che durerà solo 70 giorni. Poi, sulle ceneri del massacro dei “comunardi”, nasce la Terza Repubblica, che arriverà fino al 1940.
E siamo al 1945. Con la fine della Seconda guerra mondiale, inizia la Quarta Repubblica che nel 1954 s’impantana nella guerra d’Algeria, con sottofondo di manifestazioni di piazza.
Ancora pochi anni, stavolta siamo nel 1958, e il generale De Gaulle dà inizio alla Quinta Repubblica. Ne passano solo dieci, ed eccoci in pieno ’68, con il “maggio francese” che vede per l’ennesima volta l’assalto degli Champs Elisées. E poi, 1996, la rivolta dei “Sans papier”. 2005, la rivolta delle banlieue. 2018, è la volta dei Gilet gialli.
Francesi in piazza
Insomma, dal 1300 ad oggi, con motivazioni spesso ricorrenti, i francesi non hanno mai esitato a scendere in piazza. Per assurdo, facciamo prima a contare gli anni “tranquilli”.
E siamo ai primi di dicembre. Macron, al 23% del gradimento, praticamente in caduta libera, viene fischiato per strada a Puy-en-Velay, nella Loira. Dopo tre sabati di lotta, qualche morto, centinaia di feriti e di fermati, danni da milioni di euro solo nella Capitale, non sappiamo ancora cosa succederà, come finirà. Se i Gilet gialli, appoggiati dal 72% dell’opinione pubblica, riusciranno a rovesciare la presidenza Macron, che sembra il loro vero bersaglio.
Forse finirà in niente. Forse Macron riuscirà a restare in sella, sfiduciato e azzoppato, almeno fino alle elezioni europee. Ma la Storia francese gli insegna che d’ora in poi non potrà mai più dormire sonni tranquilli.
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.