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Giorgia d’America: dall’abbraccio di Biden alla sfida cinese

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Giorgia Meloni: la prima visita di una premier di destra negli Stati Uniti ha destato più di un commento nei media d’oltre oceano. Ha aperto il fuoco il New York Times con un articolo a firma dell’Editorial board (il che significa che rispecchia l’orientamento ufficiale del prestigioso quotidiano): «Se Meloni va bene in politica estera (rapporti con gli Usa, aperto appoggio all’Ucraina) ha forti pecche nella politica interna; soprattutto nella gestione del servizio pubblico (Rai), sui diritti Lgbt, sulle coppie omogenitoriali e sulla lotta all’immigrazione».

Alla fine, sentenzia il New York Times, la politica di una delle più grandi economie del vecchio continente «è in contrasto con i moderni valori europei». Insomma, una condanna senza sconti. Anche il britannico The Economist spara a zero su Meloni: «Quella tra Biden e Meloni è una delle amicizie politiche più improbabili»; e «pur dimostrando di essere un solido alleato Usa e Nato, Meloni va avanti con un’agenda interna che dovrebbe mettere a disagio molti interlocutori».

Marcia indietro

Tutto questo accadeva prima ancora che l’aereo di Stato decollasse da Ciampino. Una volta terminata (con indubbio successo) la visita americana, i quotidiani degli States sono stati costretti a riconoscere la buona riuscita commentando quasi unanimemente: «Sorprendentemente» e «Nonostante tutto». Il Washington Post riporta che, seduti fianco a fianco nello Studio Ovale, i due leader sono apparsi in atteggiamenti amichevoli; e aggiunge: «Oggi Meloni viene accolta alla Casa Bianca con un abbraccio».

I media d’oltreoceano hanno ricordato le origini politiche della Meloni, il suo appoggio a Trump e le considerazioni a favore di Putin e contro l’Unione europea; ma non hanno potuto sottrarsi alla realtà che si dipanava sotto i loro occhi: un’ora e mezza di caloroso colloquio con Biden, la stretta del braccio della Meloni da parte del presidente statunitense, i sorrisi a tutto campo.

Centralità italiana

Con cosa è tornata a casa Giorgia Meloni? Non con molto. Più che altro la sua visita ha sancito la nuova centralità che l’Italia ha trovato nella politica americana. Biden vede bene le difficoltà nelle quali si muovono, in politica interna, Macron e Scholz ed è costretto ad esaltare i governi più solidi e politici come quello italiano, britannico e polacco. Meloni si muove bene in politica estera, materia della quale era quasi del tutto digiuna fino a un anno fa. Non fa rimpiangere Draghi, che pure, forte della sua enorme autorevolezza, era di casa in ogni cancelleria.

Non guasta il suo inglese fluente e disinvolto e che non la fa sottostare all’umiliazione dell’interprete sorridente alle sue spalle, come avevano avuto tantissimi altri premier prima di lei. Sembra che tra gli argomenti trattati, oltre all’Ucraina, ci sia stato il “Piano Mattei” per l’Africa. Di questo piano si sa molto poco per non dire niente, tanto da far supporre che si tratti solo di un titolo di una cartella per ora vuota o piena di buone intenzioni.

Dal Niger a Pechino

Come avrebbe potuto Biden non approvare e sorridere, quando sa bene che oggi il continente africano è oggetto delle mire (a volte congiunte a volte confliggenti) di Russia e Cina? Il recente colpo di Stato in Niger, col sospetto della presenza della Wagner e la folla che inneggia a Putin sotto le finestre dell’ambasciata francese, è solo l’ultimo episodio di una storia che dura da decenni. Il ministro della difesa Crosetto ha dichiarato che qualunque intervento di «bianchi e occidentali» nel Paese africano sarebbe deleterio. E siamo perfettamente d’accordo con lui.

Ricordiamo a noi stessi prima che a Giorgia Meloni che la politica estera non è una passeggiata di salute. E supponiamo che la “secchiona” come lei stessa si definisce, stia già studiando la prossima mossa: uscire dalla Via della Seta senza rimetterci troppo. L’attende un prossimo viaggio alla corte del Dragone Xi Jinping: forse la missione più difficile e rischiosa se si considerano gli interessi economici e geopolitici che sono in gioco.
(articolo pubblicato su ItaliaOggi)

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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