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Governo giallo-verde: parola d’ordine, non farsi troppe illusioni

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Il Presidente Sergio Mattarella assiste al cambio della Guardia "straordinario" in forma solenne del Reggimento Corazzieri e della Fanfara del IV Reggimento Carabinieri a cavallo in occasione del 150° anniversario di costituzione dei Corazzieri

Governo giallo-verde: ancora poche ore e sapremo su chi è caduta la scelta di Salvini e Di Maio per la poltrona di palazzo Chigi. E soprattutto sapremo come la penserà il Presidente della Repubblica sul premier, sui ministri e sul contratto di governo. Il quadro, che piaccia o no, ormai è chiaro. E allora vediamo come sono posizionati i pezzi sulla scacchiera di una partita tutt’altro che giunta al termine.

Governo: il nome del premier

Salvini né Di Maio, a meno di clamorose e ulteriori sorprese, saranno indicati al Colle come premier. Un segnale di forza? Diciamo un segnale che sancisce in pieno un ritorno alle logiche della prima repubblica, quando il presidente del Consiglio a volte sembrava poco più di un amministratore di condominio. Basti ricordare, e non ce ne voglia la sua memoria, Giovanni Goria. Giannelli nelle sue vignette sul Corriere della Sera lo ritraeva invisibile, delineato solo dal profilo della sua barba. Quindi non aspettiamoci il nome che spacca. Quello che nel giro di qualche tempo potrebbe fare ombra ai due leader che l’hanno scelto, in stile Ciampi o Lamberto Dini.

Governo: il peso dei ministri

Se un premier “incolore” a questo punto è la cosa più lecita da aspettarsi, vale lo stesso discorso per la compagine dei ministri, nelle vesti di “esecutori” di un contratto prestabilito. Difficile contestarne il ruolo e la competenza dal Colle, a meno di indiscutibili questioni di opportunità. A partire dai due leader. Come rifiutare per esempio a Salvini la poltrona del Viminale? O a Di Maio quella della Farnesina? Hanno vinto le elezioni.

C’è poco da fare. La competenza invocata da più parti, anche da chi a suo tempo ne ha fatto polpette, probabilmente lascerà il tempo che trova nelle stanze del Quirinale. Come lo lasciava ai tempi della prima repubblica. Ricordate? A suon di rimpasti o nuovi governi, nel giro di una notte un ministro si spostava allegramente da una poltrona all’altra senza colpo ferire. E senza viaggiare tanto nel tempo basta ricordare la parabola di Angelino Alfano dalla Giustizia all’Interno, per finire agli Esteri. Insomma, una serie di precedenti che non lascia molto spazio a Mattarella. Anche a fronte di una maggioranza parlamentare che comunque c’è, nonostante la fragilità dei numeri al Senato.

Governo: quanto vale il contratto

E veniamo al contratto di governo. In questi giorni è stato vivisezionato da tutti i punti di vista e giudicato (male) dalla gran parte dei commentatori. Un libro dei sogni è la definizione più gentile di chi ha ricordato gli impegni e il ruolo dell’Italia nel contesto internazionale. Così come la drammatica situazione dei conti statali, con un debito pubblico che ha superato i 2.300 miliardi di euro.

All’interno del contratto vi sono poi provvedimenti che richiedono una riforma costituzionale, come l’introduzione del vincolo di mandato e la riduzione del numero dei parlamentari. Poi ci sono i provvedimenti di natura ordinaria. Ma come ha ricordato in una semplice tabellina l’Osservatorio sui conti pubblici dell’Università Cattolica, diretto da Carlo Cottarelli, in complesso comportano un esborso di ben oltre 100 miliardi in più. E senza le necessarie coperture finanziarie per garantire l’equilibrio del bilancio statale – se non si cambia l’articolo 81 della Costituzione – non troveranno applicazione. Bruxelles o no, quantomeno difficile, se non impossibile, che il Quirinale ne sottoscriva di volta in volta la loro attuazione. Che si tratti di flat tax, reddito di cittadinanza o riforma della Fornero. Con buona pace degli elettori che hanno votato 5 Stelle e Lega.

Governo: avversari e mal di pancia

Quindi? È probabile che alla fine il governo parta. Ma dopo l’insediamento i suoi nemici saranno tutt’altro che sconfitti. Il Berlusconi riabilitato, dopo aver invitato in tutti i modi Salvini a mollare Di Maio, adesso parla apertamente del suo ritorno a palazzo Chigi. E nel centrodestra si accumulano solo macerie. Il centrosinistra è tormentato dalla saga del Pd, ma di certo in Parlamento non farà regali a nessuno.

E Grillo? Si sa che non ama per niente la piega che hanno preso le cose. E c’è da aspettarsi che prenda forma una vera opposizione interna nei 5 Stelle. All’apparenza la Lega sembra più solida. Ma è probabile che anche lì, fomentati da Forza Italia, i mal di pancia cominceranno a farsi sentire. Soprattutto dopo l’assegnazione delle poltrone di governo e sottogoverno, con gli esclusi che potrebbero alzare la testa.

Insomma, non ci aspetta un periodo facile. La partita esce dalla fase di stallo iniziata il 4 marzo. Ma c’è chi sostiene che questo governo non avrà vita lunga. Così, all’orizzonte e nella testa di Salvini e Di Maio qualcuno vede già una nuova chiamata alle urne. Perché, soprattutto in politica, non tutto è mai come sembra.

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Giovanni Volpi, giornalista professionista, è il direttore del Mio Giornale.net. Ha iniziato al Sole-24 Ore nel 1993. Dieci anni dopo è passato in Mondadori, a Tv Sorrisi e Canzoni, dove ha ricoperto anche il ruolo di vicedirettore. Ha diretto Guida Tv, TelePiù e 2Tv; sempre in Mondadori è stato vicedirettore di Grazia. Ha collaborato con il Gruppo Espresso come consulente editoriale e giornalistico dei quotidiani locali Finegil.

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