Slow Wine 2025: la Guida sui vini più venduta d’Italia è stata presentata oggi durante un partecipatissimo evento al Superstudio Maxi di Milano. Oltre a portare sorprese positive, con nuovi premi a cantine e bottiglie, richiama il territorio piacentino a uno scatto d’orgoglio – scatto doveroso aggiungo, convinto come sono dell’indiscutibile potenziale che ha il nostro terroir.
Quando si dice Slow Wine, si parla dell’unica guida in Italia a visitare tutte le aziende recensite (2.000 in tutto il Paese), senza fermarsi ai banchi di assaggio dei campioni conferiti, dedicando così attenzione anche alle cantine e ai vigneti prima di esprimere la propria valutazione. Al centro, l’attenzione per la sostenibilità con sfide sempre nuove: “Da quest’anno non sono state recensite le aziende che utilizzano diserbo chimico”, spiega Federico Varazi vicepresidente di Slow Food, una pratica che incide profondamente sulla vita all’interno del terreno.
Una guida militante, dunque, di impegno per un futuro sostenibile attraverso il buono, giunta alla 15ª edizione e figlia di una realtà come Slow Food, impegnata dal 1986 a promuovere cibo e vino di qualità, puliti e giusti, seguendo i saperi di cui sono custodi territori e tradizioni locali; la direzione è di Giancarlo Gariglio che redige il poderoso “volume” insieme a 252 collaboratori e in sinergia con gli esperti Fisar (Federazione italiana sommelier albergatori e ristoratori).
Un richiamo per il Piacentino
Chiare e perentorie le parole dedicate nella Guida Slow Wine 2025 alla nostra provincia: “Sui Colli Piacentini, che sono in attesa dell’auspicabile approvazione della revisione dei disciplinari con l’introduzione di due nuove Docg, continua il lento e tortuoso percorso verso la trasformazione da zona vinicola di grandi rese e bassa qualità a zona vinicola di alto livello qualitativo. E questo, soprattutto, grazie al vitigno simbolo del luogo: la Malvasia di Candia aromatica. Un’opportunità da non sprecare anche per mettere una lente su questo territorio, che per noi ha grande fascino ma che è ancora ai margini del turismo culturale ed enogastronomico”.
Parole che fanno eco alla recente diffusione dei dati negativi sulle affluenze turistiche e suonano come una sveglia per le istituzioni locali, affinché tornino a credere e investire veramente sul potenziale del turismo culturale, aiutando il settore enogastronomico a fare sistema. Ma è anche uno sprone per quelle aziende che ancora non hanno saputo cogliere le opportunità offerte dalle nostre valli, come invece alcune cantine e aziende della ristorazione sono state capaci di fare, in solitaria, con risultati davvero eccellenti.
Vini piacentini tra i più premiati
Oltre alle parole che devono servire da stimolo, la Guida Slow Wine carica di premi la produzione piacentina, capace di bagnare il naso alle altre province emiliano-romagnole: a Piacenza La Tosa ottiene la Chiocciola (riconoscimento massimo per le aziende che meglio interpretano i valori in sintonia con la filosofia Slow Food, associati all’eccellente qualità della proposta); mentre due aziende, Il Poggiarello e Romagnoli, vengono insignite con la Bottiglia (per le Cantine i cui vini esprimono una qualità eccellente). Da menzionare anche La Margherita, Cantina di Bacedasco Basso (Vernasca) che ottiene la Moneta: premio per le aziende i cui vini degustati hanno espresso sia qualità eccellente che ottimo rapporto qualità/prezzo. Importante anche il numero delle Cantine piacentine recensite: ben 21!
I vini top
Al fianco di questi riconoscimenti di vertice, delle numerose cantine piacentine menzionate nell’ultima edizione della Guida Slow Wine si distinguono ben otto etichette – numero, ma non bottiglie, uguale a quello della Guida 2024 – premiate come Top Wine, cioè quei vini che hanno raggiunto l’eccellenza sotto per il profilo organolettico.
I Vino Slow (vini premiati Top Wine che in più condensano nel bicchiere caratteri legati a territorio, storia, e ambiente garantendo anche un buon rapporto qualità prezzo) sono invece quattro. Non mancano menzioni per quattro Best Buy (quei Top Wine con un prezzo decisamente vantaggioso rispetto alla tipologia di riferimento).
“In questo panorama – si legge ancora sulla Guida – alcune realtà virtuose, che meritano la segnalazione: Illica Vini, di Verasca, Lusignani, col suo premiato Vin Santo e Pusterla, bella Azienda della vocatissima Val Chiavenna”.
Chi entra e chi esce
Se siamo contenti di vedere in vetta con la Chiocciola, confermata a pieno merito, La Tosa dei bravissimi fratelli Stefano e Ferruccio Pizzamiglio, spiace un po’ vederli ancora soli. Discorso diverso per le Cantine distinte con la Bottiglia: nuova “laureata” la cantina Il Poggiarello – azienda della Val Trebbia che sa ben destreggiarsi tra qualità e stile, anche di marketing, accattivante; si unisce alla confermata Romagnoli, rinomata azienda della Val Nure. Riconoscimento non confermato, purtroppo per due ottime aziende premiate nella precedente Guida 2024: Luretta e Lusenti.
Parlando di Top Wine 2025 la maggioranza sono new entry: l’orange Cascinotta 2022 dell’Azienda Agricola Biologica Cascinotta di Rizzollo; il Gutturnio Frizzante Come Una Volta 2022 di Davide Valla; il Gutturnio Superiore 2021 dell’azienda La Margherita (nella guida 2024 era stata premiata per il Divino Sur Lie); ancora un Gutturnio Superiore, annata 2022, della storica Barattieri – reduce dal premio 2024 per il grandioso Vin Santo Albarola; La Malvagia 2023 de Il Poggiarello; la Malvasia Ape 2022 confermata per Romagnoli; L’Ora Felice 2023, Malvasia Passito de La Tosa. Confermatissimo infine il Vin santo, nell’annata 2013, di Lusignani.
Insomma, il Piacentino anche secondo la Guida Slow Wine 2025 ha prodotti di grande interesse, tanto da essere consigliati e premiati; ma deve assolutamente fare quel guizzo per giungere alle più alte vette a cui può – e deve! – ambire: un compito che speriamo si sappia assolvere, confidando che anche le istituzioni locali inizino a battere un vigoroso colpo per raggiungere questi risultati.

