Ikea: quando uno zelo eccessivo diventa un boomerang che fa davvero male. E diamola una buona notizia, qualche volta! Da noi è capitato più volte che il poliziotto chiamato dal supermercato per arrestare il vecchietto che si era impadronito di due mele abbia preferito pagare il conto di tasca sua, tra gli applausi generali.
E in Francia invece? Tutta un’altra storia. E allora vediamo com’è andata a Strasburgo per la giustizia francese e l’Ikea, convinte di rappresentare l’eccellenza nel loro campo.
La giustizia d’oltralpe – figlia del diritto romano e della rivoluzione – ricevuto da Napoleone il suo famoso codice, si è sempre collocata ai primi posti per efficienza e innovazione (e infatti la pattuglia intervenuta all’Ikea era munita di teaser).
L’azienda svedese vanta la sua puntigliosa attenzione all’ambiente. E nelle comunicazioni pubblicitarie preferisce vendere il suo stile di vita ecologico e politically correct più che i suoi cassettoni o i suoi barattoli. Ma è proprio sui barattoli che stavolta è cascato l’asino.
L’Ikea e i pericolosi criminali
Ecco la vicenda: padre e figlia di Strasburgo, entrambi benestanti, vanno all’Ikea per acquistare alcuni barattoli. Quattro, per la precisione. Da una rapida occhiata al sito apprendiamo che il costo è di qualche euro. Giunti alla cassa, i due passano lo scanner sui barattoli e pagano.
Tutto bene? No, i coperchi andavano pagati a parte. In sequenza: intervento del direttore della filiale; scuse dei malcapitati con offerta di pagamento della differenza; chiamata della polizia e arresto dei due clienti; loro liberazione solo tre ore più tardi con tante scuse da parte dell’Ikea che si è precipitata a ritirare la querela.
Riassumiamo: il “furto” riguardava non i barattoli, regolarmente passati sotto lo scanner, ma i soli coperchi, un’altra manciata di euro.
Speciale tenuità
In Italia, dove siamo sempre pronti a condannare il nostro sistema giudiziario, abbiamo da poco introdotto la figura della “speciale tenuità” del fatto che induce il giudice ad archiviare. E probabilmente, vista la buona fede dei clienti e la loro immediata offerta di rimediare all’errore, non avremmo neppure chiamato la forza pubblica. E se la polizia fosse arrivata, avrebbe probabilmente capito che i due non erano volgari ladruncoli ma persone che avevano commesso un errore in buona fede.
Invece, grazie a questo fatto, abbiamo appreso che a Strasburgo, sede del Parlamento europeo, esistono celle “minuscole e sporchissime”, che i poliziotti affrontano col teaser persone inermi e collaborative e che l’Ikea fatica a distinguere i normali clienti dai malandrini.
Ikea: la lezione di Talleyrand
Talleyrand (1754-1838), il grande politico francese passato indenne dalla Rivoluzione al Direttorio e dall’Impero alla Restaurazione, raccomandava ai suoi collaboratori: “Pas trop de zèle”, non troppo zelo. E commentando l’esecuzione del duca di Enghien da parte della polizia napoleonica, osservava cinicamente: “È stato peggio di un crimine, è stato un errore”. A questo punto, peccato che l’Ikea non possa chiedergli una bella consulenza.
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.