Ikea: per anni ci hanno decantato Svezia, Norvegia e Danimarca come i paradisi in terra degli asili nido, dell’eccellente assistenza sanitaria e degli idilliaci rapporti di lavoro. E quali erano le punte di diamante scandinave? Ovvio, Volvo e naturalmente Ikea. E quando si parla di Svezia non si può dimenticare la vergognosa sconfitta calcistica che ci ha escluso dai Mondiali 2018. Colpa della squadra italiana? Certo, ma oggi parlare di Svezia è comunque toccare un nervo scoperto.
Ikea: lo scivolone di Corsico
Queste considerazioni, magari anche banali, non sono passate minimamente per la mente dei dirigenti Ikea di Corsico (Milano) quando, qualche giorno fa hanno licenziato una dipendente perché “è venuto meno il rapporto di fiducia”. Cos’era successo? Che la dipendente, la signora Marica Ricutti, era arrivata al lavoro in orari diversi da quelli previsti. Ma fosse solo questo potrebbe anche essere comprensibile. A volte i rapporti personali si sfilacciano a tal punto che si tende ad approfittare anche del minimo pretesto.
Una mamma con tanti problemi
Il caso però ha altri risvolti: la dipendente licenziata è una 39enne, madre separata di due figli di 10 e 5 anni. Non solo, uno dei due è anche disabile e la madre ha diritto ai permessi della legge 104. Ricutti tra l’altro è anche una laureata in scienze alimentari, che prestava servizio al ristorante della struttura. Un po’ come se avessimo assunto Einstein per aggiustare il nostro televisore. In più, se questo non vi fosse sufficiente, aggiungiamo che lavorava all’Ikea da 17 anni.
Ikea: il ristorante della discordia
Ma come sono andate le cose? La dipendente licenziata aveva sempre lavorato al bistrot, con orario che partiva dalle 9 del mattino. Poi, la richiesta dello spostamento al ristorante, che ha orari ben diversi: bisogna presentarsi anche alle 7 del mattino. Inutili le richieste di Ricutti che non sapeva come potersi organizzare per arrivare al lavoro prima dell’apertura di scuole e asili. “All’inizio mi hanno detto di sì e che non ci sarebbero stati problemi. Poi le cose sono cambiate”, ha spiegato Ricutti a Repubblica. “Ho chiesto più volte maggiore flessibilità perché per me spesso era molto complicato rispettare quegli orari. Mi hanno sempre rimpallato da una persona all’altra. Allora ho deciso di fare gli orari che facevo nel vecchio posto”.
La risposta sindacale
Contro il licenziamento in tronco, immediata la mobilitazione sindacale, che organizzerà assemblee e scioperi di protesta contro la decisione della multinazionale svedese. “In questi anni Ikea ha cambiato pelle e questo episodio è un chiaro messaggio rivolto ai lavoratori”, afferma Marco Beretta per Filcams Cgil di Milano. “Vogliono far capire a tutti che decidono loro e, a prescindere dai problemi che può avere ognuno, o accettano o sono fuori”. Per fortuna della dipendente, se è vero che lavorava in Ikea da 17 anni, significa che ha un contratto a tempo indeterminato. E quindi ha ancora diritto al reintegro nel posto di lavoro prevista dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Per fortuna. Perché se fosse una nuova assunta, post Job act per intenderci, avrebbe diritto solo ad una somma di denaro, e neppure esagerata, ma non più al reintegro.
Ikea: un modesto consiglio
E allora ci permettiamo un (modesto) consiglio di marketing al gigante svedese: è inutile spendere montagne di denaro in pubblicità per affermare che Ikea è contro la violenza sulle donne, se poi scivola su certe bucce di banana. E se vuole evitare di peggiorare la situazione, basta che emetta un bel comunicato stampa con scritto solo: “Sorry (o come cavolo si scrive scusa in svedese), ci siamo sbagliati!”.
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.