Piacenza

Il vino di ghiaccio made in Piacenza: alla scoperta di una delizia di Castell’Arquato

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Lasciarsi alle spalle un anno appena concluso comporta il rischio di perdere alcune cose preziose: è questo il caso di vini speciali e particolarissimi come sono gli ice wine Italiani. Il nefasto cambiamento climatico, infatti, colpisce negativamente anche il mondo agricolo e alcune meraviglie enologiche rischiano di essere perse per sempre. Si tratta di un vino sicuramente unico a Piacenza e tra i pochissimi a livello nazionale: “Emozione di ghiaccio” è la coraggiosa chicca prodotto della Tenuta vitivinicola Croci, di Castell’Arquato, voluto dal visionario vigneron Massimiliano Croci.

Per produrlo sono necessarie condizioni meteorologiche particolari e grande capacità in vigna e in cantina; ma, come sempre per ottenere buoni vini, è indispensabile poter contare su terreni all’altezza. Questi non mancano: siamo sui magnifici colli di Monterosso, affacciati sul borgo medievale che domina la Val d’Arda e con il particolarissimo terreno argilloso-sabbioso di origine pliocenica (dal quale affiorano i ben noti fossili). Lì, la posizione del vigneto esposto a correnti gelide che scendono dall’alta valle ne permetteva la produzione… fino al 2011, almeno.

Icewine o eiswein?

Il vino di ghiaccio è nato nel 1839 nel cuore della Germania a una latitudine simile a quella di Reims, la culla dello Champagne, ma 400 freddi chilometri più a est. Da qui l’originario nome eiswein. Anche le aree teutoniche non sempre consentono la produzione di questi particolari vini; tanto che nel 1973 un tedesco importa il concetto in Canada, dove la maggior continuità della produzione lo portano ad affermarsi assieme al nome all’inglese di icewine. Come si diceva, occorrono una grande esperienza e un lavoro estremo per ottenere questo nettare: i grappoli sono lasciati sulla pianta nel periodo invernale affinché subiscano numerose gelate per diverse settimane continuative – per produrre l’ice wine in modo naturale è necessaria una temperatura notturna tra novembre e i primi di gennaio che arrivi tra i – 5º e i – 10º – per essere vendemmiati proprio in questi giorni dell’anno (o comunque non prima di novembre inoltrato).

La vendemmia seleziona i grappoli migliori e deve essere veloce, spesso prima dell’alba a temperature bassissime, affinché la pigiatura avvenga prima dello scongelamento ottenendo un mosto molto povero di acqua, ma ricco di zuccheri acidi, sali e altre sostanze estrattive. La fermentazione del mosto dura molti mesi grazie all’altissima presenza di zuccheri che alimentano a lungo quella alcolica. Nel caso di “Emozione di ghiaccio” si attiva solo naturalmente e il successivo affinamento è di 12/36 mesi in vasca e almeno sei mesi in bottiglia. Queste condizioni decisamente particolari nel nostro territorio non si verificano dal 2011, anno in cui sono state prodotte le ultime bottiglie di questo straordinario vino.

La prova del calice

Massimiliano Croci ricorre a una predominanza di Malvasia di Candia aromatica e a un terzo di Moscato per produrre questo vino, dove il perfetto equilibrio tra dolcezza e vivace acidità non lo rendono mai stucchevole invogliando la beva. All’esame visivo lo troviamo di un bell’oro antico tendente all’ambrato. Accarezza il naso con sentori ricchi e complessi di canditi, datteri, mele cotte, frutta molto matura e spezie dolci che si fondono con una vena minerale in una lunga scia finale. Il sorso di prodigiosa avvolgenza e suadente morbidezza è vellutato, denotato da una piacevole grassezza, di buon dolce, teso, asciutto e piacevolmente persistente. Da mescere a 12-14 gradi, è un vino per ricchi dolci da forno, da provare con formaggi erborinati, ma anche come vino da “chiacchiera” (quel che si dice da meditazione).

Dove trovarlo

Poiché la produzione è sospesa dalla vendemmia 2011, non è facile acquistare “Emozioni di ghiaccio”; tuttavia, lo si trova ancora in vendita: si può contattare direttamente la cantina se in enoteca risulta esaurito. Sono vini ormai rari, insomma, che consiglio di comprare subito, se ne trovate qualche bottiglia; oppure li potete sorseggiare in quei templi del gusto che Piacenza offre. Tra i locali che lo hanno in carta, propongo il Ristorante da Faccini di Sant’Antonio (Castell’Arquato), dove la tradizione che prosegue dal 1932 si affianca, con pregevoli risultati, all’intraprendenza e alla voglia di ricerca e qualità del giovane Alessandro Villa; poi ecco l’Osteria Pavesi, situata nella novecentesca corte La Faggiola di Podenzano; in città, vi segnalo due luoghi schivi della vetrina e ricchi di gusto e competenza, come la mitica Trattoria San Giovanni di via Garibaldi e La Vecchia Piacenza, in Cantone San Bernardo, dove l’interessante cucina si sposa alla vastissima scelta di vini naturali.

Non solo vino di ghiaccio…

Insomma, “Emozioni di ghiaccio” è un po’ il gonfalone di un’Azienda vitivinicola come Croci, che ha scelto di produrre vini solo da uve tipiche e molto territoriali, con medie e lunghe macerazioni, tra i quali i tipici frizzanti a rifermentazione spontanea in bottiglia con i lieviti che si depositano sul fondo. L’intervento umano che caratterizza questa interessante cantina è basso, affinché si esprima al massimo il carattere dei vigneti senza che siano coperti da tecniche enologiche. Ne nascono vini dal carattere distintivo che vengono esportati in ben 25 Paesi al mondo. Tra questi da citare il Campedello bianco, un Monterosso Val d’Arda Doc dal lungo affinamento ideale per “la merenda” o il più diffuso aperitivo; il Lubigo (un 100% Ortrugo) e il frizzante Galvano (uvaggio del Gutturnio)… Eccovi segnalata una cantina da scoprire e un vino di ghiaccio del quale fare incetta: se avete la fortuna di assaggiarlo, godetevi il momento!








 

Sante Lancerio
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