Economia

In pensione sempre più tardi: età minima a 67 anni?

La pensione? Sempre più spesso fa rima con miraggio. A confermarlo una serie di indiscrezioni in arrivo dal governo. L’esecutivo starebbe lavorando a un decreto per innalzare l’età minima pensionabile. L’idea è di portarla dagli attuali 66 anni e 7 mesi a 67 anni. E questo a partire dal 2019. Il decreto però entrerebbe in gioco solo al realizzarsi di una variabile fondamentale. E cioè all’aumento della speranza di vita dopo i 65 anni sia per le donne che per gli uomini. Un dato fornito al governo dal ministero dell’Economia. E per via XX settembre la speranza di vita oltre i 65 anni per gli uomini sarebbe cresciuta dai 18,6 anni del 2013 ai 19,1 anni del 2016. Mentre per le donne sarebbe salita da 22 a 22,4 anni. Con questi dati il provvedimento che allunga i termini per andare in pensione di 5 mesi, rispetterebbe i canoni tecnici per essere confermato. E dovrebbe arrivare dopo l’estate.

Gli effetti negativi

La novità è comunque legata a un percorso di aumento dell’età pensionabile già sancito da norme esistenti, come tra l’altro avviene anche in altri Paesi europei. E quindi sostanzialmente rappresenta un adeguamento “tecnico” dovuto. Ma di fatto comporta un peggioramento della situazione. Sia per i lavoratori, che vedono allontanarsi la data della pensione. Sia per i giovani in cerca di un’occupazione, bloccati per tempi sempre più lunghi nel ricambio generazionale. Senza dimenticare l’effetto negativo anche sul mondo delle aziende, come ha spiegato all’AdnKronos Maria Concetta Cammarata, vicepresidente di Unimpresa. “Un eventuale nuovo intervento sulla previdenza con l’innalzamento dell’età pensionabile a 67 anni a partire dal 2019 penalizza sia i lavoratori sia le aziende. La certezza del diritto, soprattutto in campo fiscale e nel settore della previdenza, è un valore imprescindibile per chi fa impresa. Le continue riforme, così come i provvedimenti scritti male e in fretta, non gettano le basi per poter fare investimenti. E invece, negli ultimi anni, si sono susseguiti continui interventi normativi, in alcuni casi una vera e propria tela di Penelope, che hanno confuso le aziende del Paese”.

Una partita tutta politica

Ma se c’è preoccupazione per il nuovo intervento, è altrettanto vero che il decreto entrerebbe in gioco all’approssimarsi delle elezioni legislative. Un fattore che potrebbe creare diversi mal di pancia e qualche ripensamento tra le forze politiche, vista la sua innegabile impopolarità. Di conseguenza, c’è chi sostiene che potrebbe rimanere congelato. Oppure essere mitigato nei suoi effetti negativi. Come? Collegandolo per esempio all’Ape, come segnala anche il Corriere della sera. La misura sperimentale, valida fino al 2018, consentirà l’uscita anticipata con una riduzione dell’assegno previdenziale. Se nel 2019 l’età della pensione salirà a 67 anni, la conferma dell’Ape potrebbe rappresentare uno strumento di riduzione del danno. Qualche uscita anticipata sarebbe utile infatti per temperare l’effetto negativo dell’innalzamento dell’età minima pensionabile.

 

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