Cultura

L’incoronazione di Carlo III: alla scoperta di una cerimonia che affonda nei secoli

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L'incoronazione di Carlo VII di Francia (1429)

L’incoronazione di Carlo III: stamattina avverrà a Westminster con una fastosa cerimonia che trae le sue origini dalle profondità della Storia. Vediamo allora come sono andate le cose nei secoli passati.

La prima unzione

Partiamo da Saul. Il primo re di Israele, vissuto attorno al mille avanti Cristo, viene unto dal profeta Samuele per ispirazione di Yahweh. Secondo gli storici, questa unzione segna il passaggio da una civiltà tribale ad una civiltà statuale. Dopo di lui anche gli altri re d’Israele, Davide e Salomone, sono stati unti all’inizio del loro regno. All’inizio, dunque, niente corona.

In Persia…

Le prime vere e proprie incoronazioni sono attestate in Persia tra il settimo e il quarto secolo a.C., quando i sovrani della dinastia Achemenide venivano incoronati dai sacerdoti di Zoroastro con un diadema prezioso. Anche in questo caso la cerimonia aveva una natura sacrale.

…e a Roma

Gli antichi Romani, anche nel periodo dei re, non avevano alcuna cerimonia che richiamasse l’incoronazione. La corona d’alloro era posta sul capo del comandante vittorioso che celebrava il trionfo nel foro; ma la richiesta di Giulio Cesare di essere autorizzato a portare sempre la corona d’alloro era ridicolizzata dai suoi contemporanei. Sembra che il divo Giulio l’avesse chiesto per coprire l’incipiente calvizie. Durante l’impero si poteva vedere l’imperatore con un diadema prezioso in testa, ma era semplicemente un orpello, senza nessuna valenza cerimoniale.

I fasti di Bisanzio

Solo dopo la caduta dell’impero romano d’Occidente, tra il quarto e il quinto secolo della nostra era, si hanno notizie delle prime incoronazioni a Bisanzio. L’imperatore veniva solennemente incoronato dal patriarca di Costantinopoli nella basilica di Santa Sofia. Se indaghiamo meglio, noteremo che tra l’incoronazione di Leone I il Grande e quella di Carlo III ci sono pochissime differenze. Insomma, la cerimonia di oggi a Westminster discende direttamente dal fasto bizantino del V secolo.

Nel Medioevo

Sarà nel Medioevo che l’incoronazione, soprattutto degli imperatori tedeschi da parte del Papa, troverà tutti i suoi significati profondi. Non è stato Carlo Magno il primo, ma il re longobardo Alboino, sempre nel V secolo, che cingeva la corona ferrea nella chiesa di San Michele, a Pavia. Dopo di lui tutti i sovrani longobardi, da Agilulfo a Rotari e da Rodoaldo a Clefi, non potevano fare a meno dell’incoronazione.

La più controversa? Quella, famosissima, di Carlo Magno, incoronato da Leone III la notte di Natale dell’800. Al contrario di quanto immaginiamo, Carlo era stato preso alla sprovvista dalla mossa del Papa e le cronache ce lo rimandano abbastanza contrariato; perché quel gesto del Papa voleva dire che il vicario di Cristo era più importante di lui e che l’incoronazione del sovrano inginocchiato davanti al Pontefice poteva anche essere qualcosa di umiliante. Resta il fatto che, da allora e per tutto il Medioevo, nessun imperatore tedesco dormiva la notte se non riusciva a scendere a Roma per ricevere la corona dal Papa. E qualcuno, nel tragitto, ha perso anche trono e vita.

A Reims

Potevano mai, i Francesi, sottrarsi ad una moda glamour, che mescolava incenso e oro e che dava un’inevitabile allure? Ma non in San Pietro. Non dal Papa (“un italien”! Avrebbero commentato col loro insopportabile birignao). Nella cattedrale di Reims, dall’arcivescovo, nel corso di una cerimonia che non lasciava nulla alla fantasia del fasto e della solennità. Solo Napoleone, secoli dopo, aveva deciso di lasciare la tradizione e di richiamarsi direttamente a Carlo Magno, del quale si considerava l’erede; ma aggiungendo quel pizzico di arroganza tutta francese consistente nell’incoronarsi da solo. Neppure Dio, e men che meno il Papa, poteva essere superiore all’imperatore dei francesi.

La più tragica

Quasi un presagio della loro tragica fine, nel maggio del 1896 si svolge a Mosca la solennissima incoronazione dello zar Nicola II Romanov e della zarina Alexandra Fëdorovna. Alla fine dei festeggiamenti popolari, nei campi di Chodynka, appena fuori città, trovano la morte oltre 1.300 persone, travolte dalla calca eccessiva.

La più ridicola

Chi non ricorda l’incoronazione–farsa dell’imperatore del Centro-Africa Jean-Bedel Bokassa? Era il 4 dicembre del 1977 e l’ex cuoco e ex sergente maggiore, diventato presidente del piccolo ma ricco Stato africano, decide di auto proclamarsi imperatore. Emulo di Napoleone, si fa confezionare abiti e gioielli da Parigi e organizza una incoronazione che merita di essere vista anche solo per il kitsch profuso a piene mani. Meno di due anni dopo l’imperatore cade in disgrazia, viene deposto, processato e condannato a morte, pena poi commutata in 20 anni di reclusione. Come si dice, dalla farsa alla tragedia passa davvero un attimo.

La più mediatica

Se la prima incoronazione ripresa dalle telecamere è quella di Nicola II, della quale sono rimasti pochi frammenti di girato, senza dubbio la più pop e mediatica è stata quella di Elisabetta II, del 1953, la prima seguita e trasmessa in diretta dalla Bbc. Anche alcune fasi dell’incoronazione del padre di Elisabetta, re Giorgio VI, nel 1936, erano state registrate dalla Bbc, ma nel 1953 la copertura televisiva è stata totale; e grazie anche all’Eurovisione, è stata vista da oltre 20 milioni di telespettatori. Dovrebbe essere superata da quella di King Charles, oggi, perché si prevede un pubblico mediatico di quasi 4 miliardi di persone.

L’incoronazione di Carlo

Nella cerimonia odierna, la più inclusiva, secondo i voleri del nuovo sovrano, si mescoleranno riti antichissimi (l’unzione con l’olio santo) ed evocativi. Anche se sarà una formalità, ad un certo momento della cerimonia un araldo chiederà ai duchi presenti se riconoscono il nuovo re; e gli stessi risponderanno con un latino “Vivat” che ricorda l’elezione del sovrano, tale per diritto divino ma contemporaneamente scelto dai nobili suoi pari. Re per grazia di Dio e per volontà della nazione, dunque. E allora diremo anche noi “viva re Carlo”.

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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