Iva e flat tax: per Tria sono legate a doppio filo. Senza aumentare la prima non si può fare la seconda. Piaccia o no alla Lega e ai 5 Stelle, il ministro dell’Economia e delle Finanze la pensa così. Dopo aver evitato la procedura di infrazione minacciata da Bruxelles, in sostanza con una manovra correttiva da 7,6 miliardi di euro, Tria è tornato a parlare di imposte all’Eurogruppo. E lo ha fatto in modo netto.
Facilitare la crescita
“Sono sempre stato convinto che l’imposizione fiscale vada riequilibrata riducendo la fiscalità diretta a favore delle imposte indirette, perché in questo modo si facilita la crescita”, ha detto il ministro. “L’imposizione indiretta – ha sottolineato Tria – grava su tutti i beni consumati, mentre quella diretta pesa sui salari, sul salario reale ed entra nei costi di produzione, soltanto all’interno del Paese”.
Scambio in arrivo?
Parole che lasciano presagire un possibile “scambio” tra un aumento dell’Iva e l’arrivo della flat tax? Di sicuro al Mef ci stanno lavorando, anche se il ministro non ha confermato nulla in merito. Ha detto solo che della flat tax “ne parliamo da un anno. Stiamo elaborando tutte le possibili alternative e stimando quello che si può fare”. Senza scartare pure l’ipotesi di una riduzione delle aliquote al posto della tassa piatta, visto che per lui “stiamo parlando della stessa cosa, ognuno poi la chiama come vuole…”.
Non solo Iva e flat tax
Il titolare del Mef però non ha parlato solo di Iva e flat tax. Ha spiegato infatti come l’Italia sia intenzionata a proseguire nella stabilizzazione e nella riduzione del rapporto debito/Pil anche per l’anno prossimo, mantenendo le promesse fatte alla Commissione europea. Perché tenere il debito sotto controllo “coincide con gli interessi italiani” e non solo con quelli di Bruxelles. Quante risorse serviranno? Difficile fare previsioni. “Vedremo come andrà l’economia nel secondo semestre”, ha concluso Tria.
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