Lega e Matteo Salvini: più aumentano i rispettivi guai giudiziari, più loro crescono nei sondaggi. Con tanto di sorpasso ai danni dei 5 Stelle e Luigi Di Maio. Esito prevedibile, forse, dopo il gran parlare di populismo che si è fatto da qualche tempo a questa parte. E ci si interroga su quanto potrà durare. A tutto l’establishment non solo economico, ma anche mediatico, sembra sia un’eternità che al governo sieda la maggioranza giallo-verde. Invece, sono solo poco più di 3 mesi che si è insediato il governo Conte e la gente comune sembra tenerlo presente.
Vediamo che temperatura del consenso ha registrato Ipsos per conto del Corriere della Sera, dopo la pausa estiva. Un periodo fortemente segnato dall’impatto sull’opinione pubblica dei due casi della nave Diciotti e del ponte Morandi. Converrà poi interrogarsi sulle possibili conseguenze per la tenuta della maggioranza delle iniziative giudiziarie che coinvolgono il Carroccio.
Salvini asso pigliatutto
L’istituto guidato da Nando Pagnoncelli ha scattato la sua fotografia delle intenzioni di voto tra il 4 e il 6 settembre. Balza subito agli occhi la crescita della Lega: +2,5 punti rispetto a luglio, pari al 33,5% delle opinioni espresse. È il record di sempre per il partito di Salvini. Che, di questo passo, si avvierebbe a raddoppiare i consensi riportati nelle urne il 4 marzo scorso, a danno di alleati passati e presenti. La Lega, infatti, sta facendo man bassa nel centrodestra, con Forza Italia che è data all’8,7%, in recupero di 1 punto e Fratelli d’Italia al 3%, in calo di altrettanto. Ma il ministro dell’Interno riscuote anche l’apprezzamento di 3 elettori pentastellati su 4.
E veniamo così al Movimento 5 Stelle. È dato da Ipsos al 30%, in flessione di 1,5 punti rispetto al rilevamento precedente. Pagnoncelli spende anche un ragionamento su questo calo, a partire dall’elettorato-tipo della creatura di Grillo e Casaleggio. Siccome si tratta di un elettorato d’opinione (che non per caso pesca molto nella Rete), esso è marcatamente volubile e disomogeneo. Essendo pienamente post-ideologici, gli elettori del Movimento hanno opinioni trasversali e quindi giudicano caso per caso le proposte e i provvedimenti della maggioranza. I 5 Stelle, insomma, perdono simpatie progressiste quando il Viminale dà giri di vite sull’immigrazione. Ma perdono consensi anche fra i moderati, quando essi stessi ipotizzano nazionalizzazioni e blocco delle grandi opere.
Ancora in luna di miele
Se consideriamo i dioscuri della maggioranza, Di Maio e Salvini, si confermano le proporzioni esistenti tra le rispettive forze politiche. A fronte di una leggera flessione del consenso per l’esecutivo (dal 61 al 58%), quello di Salvini si contrae solo di 1 punto, mentre quello di Di Maio di 5. Entrambi mantengono comunque un elevato apprezzamento: del 51% degli interpellati Salvini e del 45% Di Maio.
I dati aggregati confermano grande simpatia per il titolare dell’Interno tra i supporter del Movimento: piace a 3 su 4. Mentre quello del Lavoro e dello Sviluppo riscuote un’approvazione leggermente inferiore tra i simpatizzanti della Lega: è gradito a 2 su 3.
Nel complesso, il tenore del favore popolare per il governo Conte dopo un trimestre nella “stanza dei bottoni” ha pochi precedenti. Taluni se lo spiegano con la disarticolazione fra e dentro le opposizioni. Altri con una certa inerzia dell’esecutivo e della maggioranza. La prossima presentazione della legge di bilancio, facendo venire al pettine i tanti nodi economici irrisolti del contratto di governo, rappresenterà un difficile banco di prova.
Giustizia: un nervo scoperto
Resta da dire dei risvolti politici dell’inchiesta su Salvini per la vicenda Diciotti e della condanna al maxi-risarcimento della Lega. Conseguenze per la maggioranza parlamentare, s’intende. Perché sembra chiaro (e il sondaggio Ipsos lo conferma) come elettoralmente, semmai, il ministro dell’Interno e i suoi ne guadagnino in approvazione.
Evocare delle manovre giudiziarie per dividere i 5 Stelle dalla Lega e spingere il Pd a un ripensamento riguardo un’intesa con Di Maio è fantasia spinta all’eccesso. Non a caso, dopo una prima fiammata polemica sugli amati social, Salvini morde il freno ed esclude complotti. Ma certo, come all’estero, a maggior ragione in Italia – dove su questo versante abbiamo già dato ampiamente – l’iniziativa giudiziaria può sembrare un surrogato dell’opposizione politica. E in ogni caso si conferma un terreno pressoché quotidiano di scontro, inevitabilmente anche istituzionale. Ripensare i rapporti tra i poteri dello Stato e la prassi della loro conduzione si conferma un’urgenza nazionale. Ma il contratto di governo Lega-5 Stelle sul punto tace rigorosamente.
Quanto alla tentazione di uno smarcamento del Movimento dal Carroccio sull’onda del giustizialismo, basta dare di nuovo un’occhiata ai sondaggi. Quello che si è presentato come centrodestra ancora lo scorso 4 marzo veleggia verso il 50%. Ricomporre i cocci al suo interno non è semplice, ma la prospettiva di una vittoria infonderebbe nei litiganti un irresistibile spirito di riconciliazione.
Corrado Cavallotti è laureato con lode in Giurisprudenza all’Università Cattolica. Ha vinto il Premio Gemelli 2012 per il miglior laureato 2010 della Facoltà di Giurisprudenza di Piacenza. Ama la storia, la politica ed è appassionato di Chiesa. Scrive brevi saggi e collabora con il periodico Vita Nostra.