Lega primo partito, attorno al 30%. Movimento 5 Stelle sul 25%. Forza Italia tra il 6 e il 7% e la Meloni sul 4%. Pd verso il 15%, che diventa un 20 con le forze della sua coalizione. Sono i primi ufficiosi sondaggi per le elezioni regionali friulane del prossimo 29 aprile. Che rischiano per una volta di tirare la volata alla politica nazionale.
Massimiliano Fedriga, il candidato della Lega, secondo Affari Italiani.it, ha già vinto. Anche perché il sistema elettorale del Friuli-Venezia Giulia prevede che chi prende più voti non solo diventa immediatamente governatore, ma ha anche diritto a un premio di maggioranza che oscilla tra il 55 e il 60%.
Un’ipotesi per l’Italia
Passiamo da Udine a Roma, dove stiamo assistendo all’incerto balletto del Quirinale, tra veti reciproci e distinguo polemici. Mattarella sembra benignamente “congelato” dalla protervia dei partiti. E l’eterna diatriba “ho vinto io” – “no, ho vinto di più io”, sta diventando stucchevole. La notizia è che al prossimo giro di consultazioni il centrodestra si presenterà unito al Quirinale.
Ma è il voto friulano che promette una ventata di aria nuova e rischia di spiazzare le sofisticate alchimie romane.
Se i sondaggi, confermati anche da altre fonti, fossero veritieri, assisteremo a un sostanziale blocco della gioiosa macchina da guerra grillina. Con Di Maio arenato sui risultati delle politiche del 4 marzo. Poi avremo un ulteriore tracollo di Partito democratico e Forza Italia. E un unico indubbio vincitore: Salvini con la Lega.
In tal modo il leader del Carroccio non solo avrebbe rottamato quasi definitivamente l’ex cavaliere (e la Meloni), ma potrebbe fare la voce grossa anche al Quirinale. Perché? Dati elettorali alla mano, la Lega, che ha appena vinto in Lombardia e governa il Veneto, alla prossima tornata avrebbe tutte le carte in regola per piantare la sua bandierina anche sull’ultima “regione rossa” rimasta al Nord, il Piemonte di Chiamparino. E, forse, anche sull’ex rossissima Emilia-Romagna, governata da Bonaccini.
Lega: governo o riforma elettorale?
Allora, a trionfo elettorale acquisito, Salvini non sarebbe più lo junior partner del governo a 5 Stelle. Ma un alleato a pieno titolo e pari dignità con Di Maio. Anche perché l’ulteriore batosta forse potrebbe riportare a miti consigli il Sire di Arcore, pressato da chi chiede “Lega Italia“. Inducendo così Berlusconi al famoso passo indietro: si potrebbe concretizzare con una non sfiducia o con un appoggio esterno al governo Lega – 5 Stelle, che così avrebbe la strada spianata.
Non solo. L’idea friulana che chi vince si aggiudica una solida maggioranza, potrebbe essere vincente anche per l’auspicata riforma del già rottamabile Rosatellum, che ha denunciato tutti i suoi limiti. Con buona pace della Consulta che avrebbe sempre l’ultima parola sulla costituzionalità della norma.
Il tavolo molisano
Per le regionali in Molise secondo i sondaggi è in corso un testa a testa tra 5 Stelle (37,8%) e centrodestra (37,7%). Tuttavia, se il 22 aprile dovesse vincere Di Maio, che alle politiche del 4 marzo a Isernia e Campobasso ha raggiunto il 44%, il risultato non cambierebbe di molto. Avremmo sì la prima regione (tra le più minuscole) a guida pentastellata.
Ma la marcia del panzer, o meglio, della ruspa Salvini, che partiva dall’1% delle precedenti elezioni molisane, non sarebbe ostacolata più di tanto dal successo di Di Maio. E probabilmente, forte della vittoria friulana, potrebbe battere i pugni anche sulla felpata scrivania di Mattarella.
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.