Attualità

Letizia Moratti “contro” Berlusconi: è il tempo di una donna al Quirinale?

letizia-moratti-contro-berlusconi-e-il-tempo-di-una-donna-al-quirinale

Letizia Moratti al Quirinale? Il tempo delle scelte stringe e sul lato destro del tavolo, accanto alla “candidatura” di Silvio Berlusconi, spunta questa carta a sorpresa. Se la corsa dell’ex presidente del Consiglio appare oltremodo difficile, la comparsa nella rosa dei papabili del nome dell’ex sindaco di Milano ed attuale vicepresidente della Regione Lombardia si spiega più facilmente. Letizia Moratti corrisponde ad un identikit per molti versi ideale, naturalmente nell’ottica di un’estrazione presidenziale per la prima volta di centrodestra. 

Top manager nel mondo assicurativo ed ex presidente della Rai; primo sindaco donna del capoluogo lombardo ed ora amministratrice della sua regione; ministro dell’Istruzione e filantropa, celebre per il suo sostegno alla comunità di San Patrignano. Donna: particolare che consentirebbe allo schieramento liberal-conservatore di infrangere uno storico tabù rinfacciato alla destra italiana.

Diremmo, però, anche e soprattutto, che quello di Letizia Moratti è un nome di fronte al quale sarebbe difficile tirarsi indietro per una buona parte del resto del Parlamento. Naturalmente, data per scontata una coordinata politica essenziale. E cioè che un’informale candidatura al Colle posta da un dato schieramento politico non laceri la maggioranza che sostiene il Governo di Mario Draghi. Cominciamo comunque da Silvio Berlusconi.

Tanti limiti…

Poco più di un anno fa, scrivevamo che una candidatura di Berlusconi al Quirinale ci sembrava fuori discussione sotto tutti i punti di vista. E li enumeravamo: personale, istituzionale, politico e popolare. Ora li dettaglieremo, perché non ci pare sia cambiato nulla al riguardo. Se non, appunto, questa novità dell’ostentata opzione dello stesso Berlusconi per la casella del Colle.

Aspetto personale: Silvio Berlusconi ha 85 anni compiuti ed è già nell’86°. È reduce da long Covid, per stare alla stretta attualità, nonché con qualche problema cardiaco. Ha condotto sostanzialmente due vite, quella imprenditoriale e quella politica, caratterizzate entrambe (per loro natura e per il modo notevole col quale le ha interpretate) da un tasso elevatissimo di stress e di usura psicofisica. Insomma: Berlusconi è un grande anziano, al netto dello spirito indomito e delle indubbie qualità, che verosimilmente è ancora in grado di mettere a frutto.

Aspetto istituzionale: la presidenza della Repubblica Italiana, così come stabilita dalla Costituzione del 1948, non ha nulla a che vedere con la vicenda politica e la personalità di Silvio Berlusconi. Prova ne sia, a parte qualsiasi altra considerazione oggettiva, quella soggettiva seguente. Quando aveva un’altra età e ricorrevano altre condizioni di consenso politico e personale, il Cavaliere volle diventare – e diventò effettivamente ed a lungo – presidente del Consiglio, non presidente della Repubblica. Né basta dire, pure con verità, che egli non si ritrovò mai in maggioranza quando si votava per il Quirinale: infatti, al Colle si è sempre arrivati, se non dalle retrovie, quantomeno non dai primissimi posti politici.

Aspetto politico, appunto: quello di Silvio Berlusconi (come se ci fosse bisogno di dirlo) è un nome altamente divisivo, per le forze politiche e specialmente per l’attuale maggioranza trasversale. Il Pd e le forze scomparse di cui esso rappresenta il succedaneo (l’area progressista della Dc e il Pci-Pds-Ds, per dirla proprio “alla Berlusconi”) lo hanno sempre identificato non solo con il loro principale avversario, ma quasi con un modello socio-antropologico alternativo alla loro visione del Paese. Questo, naturalmente, senza pregiudizio di compiacenze ed accordi, comunque stretti informalmente tra il Cavaliere ed esponenti politici a lui dichiaratamente avversi. Non parliamo del Movimento 5 Stelle, che, per quanto in avanzato stato di decomposizione parlamentare e di drastico ridimensionamento elettorale, ha fatto di insulti beceri ed infamanti il modo con cui riferirsi normalmente all’ex presidente del Consiglio.

Aspetto popolare, infine: l’elezione di Silvio Berlusconi alla presidenza della Repubblica, secondo le regole della vigente Costituzione, distruggerebbe agli occhi dei cittadini la residua credibilità sua e dei suoi avversari, cioè del presente e del passato prossimo della classe politica del nostro Paese. Vorrebbe dire che tanto il Cavaliere, quanto i suoi oppositori sono sempre stati radicalmente (e, cioè, sono irrimediabilmente) inautentici. Il primo, quando denunciava l’inconcludenza della politica “di palazzo” e l’ostinata inimicizia tra quest’ultima e se stesso. I secondi, quando parlavano di Quirinale come di una garanzia generale perché imparziale: invece, dopo averne fatto oggetto della propria rigorosa riserva politica, oggi si acconcerebbero a cederlo solo perché non riuscirebbero proprio più a trattenerlo.

La variabile Draghi e l’ego di Berlusconi

Ovviamente, mancano in questa disamina due variabili. La prima è la posizione di Mario Draghi: checché se ne dica, anche dopo la sua tradizionale conferenza stampa di fine anno, non è ancora chiara. Che il presidente del Consiglio si aspetti che sia la sua maggioranza a domandargli di salire al Colle, è pacifico e corrispondente alla tradizione dell’etero-candidatura, anche se mai nessuno è passato direttamente da palazzo Chigi al Quirinale. Che cosa farebbe Draghi se questa preghiera non dovesse essergli avanzata, non è detto: si dimetterebbe davvero (al netto della rimessione di cortesia del mandato al nuovo capo dello Stato), o no? Molto, se non tutto, dipende da questo.

L’altra variabile è l’ego incontenibile di Berlusconi, in lui parte di un binomio inscindibile con la strenua combattività. Potrebbe, cioè, davvero essere che voglia togliersi lo sfizio di diventare il capo dello Stato; così come, secondo il suo detrattore di un tempo, Enzo Biagi, avrebbe volentieri fatto anche il Papa o l’annunciatrice televisiva. Ulteriori ipotesi – come quella che il leader di Forza Italia intenda creare un casus belli per rompere con alleati non potabili per il mainstream europeo, ovvero anche stavolta dia per persa in partenza una candidatura non progressista – non ci sentiremmo di avvalorarle, ma nemmeno possiamo escluderle.

Il Cavaliere e donna Letizia

Per tutte queste ragioni, l’idea di Letizia Moratti presidente della Repubblica, su proposta del centrodestra non respinta dal resto della maggioranza a sostegno del Governo Draghi, potrebbe rappresentare una buona soluzione. 

Se, poi, considerassimo che il leader politico che più di recente ha fatto sapere di averla incontrata è Giorgia Meloni, ciò schiuderebbe prospettive favorevoli al coinvolgimento nell’elezione anche dell’unica opposizione attualmente presente in Parlamento. Cosa farebbe il Cavaliere, se il nome del suo ex ministro venisse seriamente alla ribalta? Il tempo e, nel caso, ovviamente Letizia Moratti lo diranno.

+ posts

Corrado Cavallotti è laureato con lode in Giurisprudenza all’Università Cattolica. Ha vinto il Premio Gemelli 2012 per il miglior laureato 2010 della Facoltà di Giurisprudenza di Piacenza. Ama la storia, la politica ed è appassionato di Chiesa. Scrive brevi saggi e collabora con il periodico Vita Nostra.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.