Lidl fa marcia indietro. Di che cosa stiamo parlando? Del caso delle “croci scomparse” sollevato dal Secolo XIX qualche giorno fa e da Riviera24 lo scorso 4 luglio. Che cos’è successo? Il punto vendita Lidl di Camporosso, paesino del ponente ligure, aveva esposto un manifesto pubblicitario del supermercato che raffigurava la chiesa di Dolceacqua. Ma dalla foto erano sparite le croci all’apice di facciata e campanile.
Lidl: proteste e dietro front
Alle prime rimostranze Lidl aveva risposto che nel comporre il manifesto aveva seguito le “direttive aziendali” e tutto ciò “per non urtare la sensibilità dei clienti delle altre fedi”. Poi la marcia indietro. La nota catena di supermercati tedesca ha scritto: “In merito ai recenti fatti di cronaca, Lidl Italia comunica che la fotografia del borgo di Dolceacqua, esposta nel punto vendita di Camporosso, in Liguria, acquistata da una banca immagine internazionale, è stata rimossa e sostituita con una perfettamente rispondente al reale. Lidl Italia si scusa con i clienti e gli abitanti del borgo per questo errore del tutto involontario”.
Dalla Lidl al presepe
Bene, anche se Lidl non è nuova a queste trovate, come nel caso della cancellazione di alcune croci dalle cupole della chiesa ortodossa di Sant’Anastasio, simbolo di Santorini, utilizzata per una linea di prodotti alimentari greci. Questo nuovo scivolone, giustamente corretto, impone però una riflessione più generale. Lidl è sicuramente la catena preferita dalla clientela più cosmopolita. Altrettanto certamente lo scopo della catena made in Germany è di fare profitti. Altro discorso, che decisamente ci indispettisce di più, è quando si comporta così un’istituzione pubblica. Per esempio la scuola elementare che toglie il crocifisso dalle aule, rinuncia al Presepe o prescrive alimenti “orientati” nelle mense per “non urtare la sensibilità” di alcuni allievi o di alcune famiglie.
A scuola d’integrazione
Scopo della scuola è educare tutti alla tolleranza e, sì, anche all’integrazione. Che non sono gli scopi della Lidl. Ma integrazione, tolleranza e rispetto delle altrui sensibilità non dovrebbero comportare, nella scuola come nei supermercati, la correzione con photoshop delle fotografie, arrivando a falsificare un’immagine. Piuttosto, come aveva osservato il sindaco di Dolceacqua, meglio ritrarre un altro edificio, come la fortezza Doria, che non inalbera croci.
La mezzaluna e i conti con la Storia
Come a nessuno di noi occidentali disturba lo skyline di Costantinopoli con le sue mezzelune, se a qualche fedele islamico o di un’altra confessione religiosa danno fastidio le nostre croci dovrà farsene una ragione. Rispetto, integrazione e tolleranza non si possono basare sulla negazione della realtà e della Storia. E per ottenerle, la strada giusta non è certo quella di nascondere simboli che non sono solo religiosi, ma simboli ormai entrati nella nostra cultura. E che, tra l’altro, sono del tutto inoffensivi.
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.