I Longobardi tornano a Pavia, loro antica capitale, per una mostra-evento dal 1° settembre. L’esposizione poi si trasferirà a Napoli e in seguito all’Ermitage di San Pietroburgo.
Ma chi si ricorda di Alboino, Autari, Rotari, Liutprando, Astolfo e Desiderio? E della manzoniana Ermengarda? Erano tutti Longobardi. Una popolazione germanica che ha dominato l’Italia dal VI al IX secolo, fin quando non sono stati sbaragliati e sostituiti dai Franchi di Carlo Magno.
Longobardi, così lontani, così vicini
Beh, direte, parliamo di tantissimo tempo fa e di popolazioni lontanissime. E allora per capire quanto i Longobardi sono ancora tra noi facciamo un gioco. Scuro, palco, stamberga, banca, scranna, fazzoletto, guado, tanfo, bricco. E poi ancora greppia, sterzo, scheggia, trappola, schiena, slitta, crampo, stracco. Non si tratta di una filastrocca. Sono tutti termini longobardi. Compresa la famosa cadrega di Aldo, Giovanni e Giacomo. E questo vale anche per il piacentino “locco”, che equivale a stupido. Per alcuni deriva dallo spagnolo loco (matto) o da allocco, il rapace notturno dallo sguardo buffo. Per altri invece proviene dal luk longobardo che significa scarso, mancante.
E Brescia? Anche il nome della città deriva dal longobardo brick. Significa altura. E noi diciamo ancora “abita su un bricco” quando descriviamo qualcuno che abita in una zona montagnosa isolata. Possiamo poi dimenticare la Lombardia, anticamente “langobardia” o “terra dei Longobardi”? Il tutto significa che, alla fin fine, questa popolazione germanica altomedievale non è poi così lontana da noi.
Pavia, Napoli e l’Ermitage
E adesso veniamo alla mostra. Il 1° settembre Pavia inaugurerà la mostra-evento “Longobardi, un popolo che cambia la storia”. Resterà aperta fino al 3 dicembre al Castello visconteo. Dal 15 dicembre al 25 marzo 2018 l’esposizione si trasferirà al museo archeologico di Napoli e infine in Russia, all’Ermitage di San Pietroburgo. La mostra, che sembra una delle più interessanti tra quelle in programma nel prossimo autunno, vede appunto la collaborazione tra il comune di Pavia, l’antica capitale dei re Longobardi, e il prestigioso museo napoletano. Ma che c’azzeccano i Longobardi con Napoli, direbbe Di Pietro? Perché il ducato di Benevento, anch’esso longobardo e che controllava tutta l’Italia meridionale, durò ben oltre la conquista franca, e cioè fino al 1053, anno della conquista normanna del sud Italia.
Longobardi: i numeri della mostra
Saranno oltre 300 le opere esposte, quasi totalmente inedite, con il coinvolgimento di più di 80 musei ed enti che hanno prestato le opere. Oltre 50 sono invece gli studiosi coinvolti, 32 i siti e i centri longobardi rappresentati in mostra. Si potranno ammirare 58 corredi funerari esposti integralmente. Mentre saranno 17 i video originali e le installazioni multimediali (touch screen, ologrammi, ricostruzioni 3D). Infine saranno 4 le cripte longobarde pavesi aperte per la prima volta al pubblico. Ecco, questi sono i numeri della mostra dell’autunno pavese. Un evento da non perdere, che promette meraviglie.
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.