Macron: sul discorso alla Nazione del 10 dicembre si può dire di tutto. Meno che sia un discorso che passerà alla storia. Da Churchill a Cicerone, da Kennedy a Wojtyla, sono rimasti scolpiti nella memoria il “Non posso che promettervi sangue, fatica, lacrime e sudore” (W.Churchill). Oppure “Io sono un Berlinese” (J.F. Kennedy). Così come “Non abbiate paura” (K.Wojtyla).
Se vogliamo tornare indietro nel tempo, molti altri personaggi sono appunto “passati alla Storia” per le loro parole. Da Cicerone col suo splendido incipit “Fino a quando, o Catilina, abuserai della nostra pazienza?” al Cromwell di “In nome di Dio, andatevene!”. Dal Napoleone all’Armata d’Italia “Soldati, siete nudi, malnutriti. Il governo vi deve molto, e non può darvi niente”, fino al Mussolini del 1922 a Montecitorio: “Potevo fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli”.
Macron senza colpo d’ala
Insomma, l’uomo politico deve avere la capacità di far sognare, di trascinare, di commuovere ed eccitare. Di dare, quando il destino bussa alla sua porta, il famoso “colpo d’ala”. E come avrebbe detto il Vate d’Annunzio, che di discorsi infiammati se ne intendeva, armare la prora e salpare verso il Mondo.
Macron no. In un momento drammatico per la Francia, col rischio da lui stesso paventato di un colpo di Stato, Parigi ridotta a ferro e fuoco dai Gilet gialli, con la drammaticità delle immagini dei cento liceali di Mantes-la-jolie inginocchiati come prigionieri dell’Isis, tutto quello che il “piccolo comunicatore” è capace di fare è un discorso tv a reti unificate.
L’importanza dello sfondo
Ogni leader sa che lo sfondo è importante, addirittura essenziale. Lo stesso Macron, il giorno della sua elezione, era comparso con alle spalle la piramide del Louvre, mica la bancarella del mercato. Scranni parlamentari, scalinate del Campidoglio, campi di battaglia, questi sono gli sfondi degni dei discorsi che hanno lasciato un segno nella Storia. Il discorso di Macron, con l’Eliseo sullo sfondo, assomiglia più al bizzoso “Io non ci sto” di Oscar Luigi Scalfaro che a “Io ho un sogno” di Martin L. King sulla scalinata del Capitol Hill a Washington.
Parole sconfortanti
E se dallo sfondo passiamo ai contenuti il risultato non è meno sconfortante: “Mi assumo una parte di responsabilità”; “Forse ho ferito qualcuno di voi con le mie idee” sembrano frasi di Crozza che imita il Veltroni del “ma anche”.
Ad una piazza in rivolta Macron offre 100 euro di aumento al mese (sfondando così il tetto di deficit europeo e facendo gongolare Di Maio e Salvini) che somigliano troppo agli 80 euro di Renzi per non essere rifiutati dalla stragrande maggioranza dei manifestanti.
Le brioches di Macron
Probabilmente non è davvero colpa sua. Anche se diversi commentatori lo hanno paragonato a Maria Antonietta che, se il popolo non aveva pane, proponeva le brioches, Macron deve scontare alcuni problemi non solubili. Non aveva la maggioranza del popolo a suo favore. Il suo ottimo risultato elettorale era rappresentato da coloro che non volevano Marine Le Pen all’Eliseo. Il suo bacino era del 22/24%, come era del 20 e non del 40% il bacino di Renzi, fuorviato dall’eccezionale risultato delle Europee. In più viene sempre percepito come il rappresentante delle élite forti, e il suo passato in banca Rothschild non lo aiuta di certo.
Coi Gilet gialli verso la resa?
Ma soprattutto è il suo lungo silenzio nei quattro consecutivi sabati di rabbia popolare che lo ha depotenziato e allontanato ancora di più dal suo popolo. Finirà la jaquerie del sabato francese? Ci sembra difficile. Riuscirà Macron a convincere i suoi concittadini che “possiamo farcela tutti assieme”? La rassegna stampa che abbiamo davanti con i suoi titoli “La resa di Macron”, “Macron cede sulle pensioni”, “Macron, collera giusta” sembra dire tutt’altro.
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.