Meloni: la leader di Fratelli d’Italia è tornata al centro dei giochi. La prossima settimana il Decreto Sicurezza arriverà al Senato. E vista l’opposizione nei 5 Stelle al provvedimento tanto caro a Salvini, i voti della Meloni potrebbero fare molto comodo. Dunque, la possibilità di vederla al fianco del leader leghista per ora è legata a una scissione grillina, con la nascita ufficiale di un’ala di sinistra che si stringerebbe attorno al presidente della Camera Roberto Fico.
Meloni a catena
L’appoggio di Giorgia Meloni al governo, inizialmente sul Dl Sicurezza, potrebbe innescare anche una reazione a catena nel dilaniato centrodestra. Per esempio diversi parlamentari forzisti, angosciati dai sondaggi disastrosi, avrebbero l’occasione di prendere la palla al balzo. E sotto la guida del governatore ligure Giovanni Toti, potrebbero correre in aiuto ai vincitori. Per Salvini altri voti in cascina. Utili anche nel confronto ancora aperto sulla manovra con un Di Maio indebolito nel frattempo dalla fronda ortodossa.
Raggi di crisi
La partita che coinvolge la Meloni ha pure un altro risvolto: fa capo al Campidoglio e alle difficoltà del sindaco di Roma Virginia Raggi. Si giocherà però solo se si verificano due condizioni. La prima è una condanna (in primo grado) della Raggi che il 10 novembre va a sentenza sul falso documentale in relazione alla nomina di Renato Marra al dipartimento turismo del comune. La seconda condizione è che la Raggi lasci l’incarico come prevede lo statuto dei 5 Stelle (dimissioni per gli amministratori condannati in primo grado).
Di Maio potrebbe provare a salvarla, modificando lo statuto o magari promuovendo una consultazione tra gli iscritti sulla piattaforma Rousseau. Il salvagente per la Raggi, se fosse azzoppata da una condanna, diventerebbe però un ulteriore grana nei rapporti già tesi con l’elettorato grillino. Che dopo Ilva e Tap, con la Tav in discussione e i sondaggi in calo, non hanno bisogno di altra carne al fuoco.
Campidoglio minato
E allora poniamo che Di Maio lasci dimettere la Raggi. Col leader dei 5 Stelle che potrebbe anche vederla così: dopo due anni di governo il bilancio dell’amministrazione capitolina è fallimentare. Dunque il sindaco da fiore all’occhiello è diventata una zavorra. E allora che a “salvare Roma” ci pensi qualcun altro. Magari proprio l’amico-nemico Salvini.
La Meloni però vorrebbe fare il sindaco? Intervistata a Radio 24 ha negato: i problemi di Roma sono quasi senza soluzione. Una sua candidatura potrebbe portare a un’altra sonora sconfitta elettorale o a una serie di figuracce in caso di vittoria. Insomma, quasi una polpetta avvelenata propinata dal ministro dell’Interno, che non ha nessun candidato forte da spendere nella Capitale.
Il ricatto di Strasburgo
A fare da collante tra il 10 novembre e le eventuali elezioni comunali capitoline spuntano però le prossime consultazioni europee, dove a maggio 2019 Salvini sarà certamente alleato con la Meloni nel fronte sovranista. In tal caso la candidatura in Campidoglio per lei potrebbe diventare una scelta obbligata. L’amaro calice da bere in cambio di un bel numero di seggi a Strasburgo. E il detto di Charles Maurras “politique d’abord”, la politica prima di tutto, potrebbe tornare di moda anche per “l’attrazione fatale” tra Salvini e la Meloni.
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.