Da Meloni a Soumahoro, e poi Kaili e Panzeri. Per un elettore di Destra questo 2022 che sta finendo sarà ricordato negli annali come uno dei migliori. La vittoria elettorale piena, robusta di Giorgia Meloni, il suo arrivo a palazzo Chigi, il varo del governo pur tra le normali difficoltà è la soddisfazione più robusta: dopo un’eternità di 11 anni, due legislature abbondanti, torna un governo eletto dagli Italiani senza pasticci e alleanze variamente colorate.
Gli altri in Europa
A questo si aggiunge l’osservazione che l’Italia, che figura sempre agli ultimi posti delle statistiche europee (e se è in testa è per l’evasione Iva), col governo Meloni può guardare dall’alto in basso (e con la Francia lo sta già facendo) gli altri “grandi” Stati europei: Macron è alla guida di un governo di minoranza e riesce a restare in sella solo perché le sue opposizioni sono tra loro divise più delle nostre (e questo è il principale motivo per cui ha i nervi scoperti con la Meloni e con l’Italia in generale).
Il tedesco Olaf Scholz sta in piedi per miracolo con un governo più eterogeneo dei due di Conte messi assieme, tanto che è definito “coalizione Giamaica” o “semaforo” per l’unione tra verdi, liberali e socialdemocratici, che è come mettere assieme il diavolo e l’acqua santa.
La Spagna di Sanchez, se possibile, è messa peggio. Il governo conta su 167 seggi su 350. Vi facciamo il conto: la maggioranza dovrebbe essere di 176 seggi, gliene mancano 9. E gli altri? L’opposizione può contare su 165 voti e 18 onorevoli si astengono sempre. Ma in più che maggioranza è? È formata da Psoe (Partito socialista operaio), Psc (Partito socialista catalano), indipendenti nominati dal Psoe, Iu – Pce (comunisti), Podemos e un manipolo di indipendenti. Se la Meloni deve temere il raffreddore di alcuni senatori, Sanchez deve temere anche le correnti d’aria.
E a Londra?
Insomma, vista da Bruxelles la Meloni dovrebbe sembrare un incrocio tra Angela Merkel ed Helmut Kohl… Se poi volessimo passare la Manica, il nuovo premier Sunak, capo dei conservatori, quarto premier in sei anni, nel caso volesse tornare alle urne prima della scadenza naturale del 2024, sarebbe travolto da una valanga laburista. Farà in tempo in un anno e mezzo a risalire la china che la Truss, Boris Johnson e Theresa May hanno allegramente sceso negli ultimi anni?
Intanto la crisi morde molto più il Regno Unito rispetto all’Unione Europea, alla faccia della tanto decantata Brexit. E la conseguenza diretta della Brexit è l’assoluta carenza, in certi casi addirittura drammatica, di lavoratori poco specializzati (autisti, lavapiatti, addetti alla logistica) che non possono più essere “importati” dall’Unione europea come prima.
Da Soumahoro…
All’esultanza per la vittoria di Meloni, molto mal digerita e contrastata dal fuoco di fila dei giornali di Sinistra, si è aggiunta da poco la vicenda Soumahoro che, se pure non ha coinvolto dal punto di vista giudiziario il giovane e rumoroso alfiere degli “ultimi”, da poco proiettato in Parlamento, ha gettato su di lui, sulla sua discussa famiglia e sui suoi paladini e pigmalioni Bonelli e Fratoianni una bella carrettata di discredito mediatico.
…al Qatargate
Non si erano ancora spente le luci sull’affare Soumahoro che l’Europa è squassata dal cosiddetto Qatargate, uno scandalo di proporzioni fantastiche, anche se qualcuno ha già detto che si tratta solo della punta dell’iceberg. Cos’è successo? Che la polizia belga, competente per i reati che si commettono a Bruxelles in ambito Ue, con intercettazioni mirate ha scoperto che la vicepresidente del Parlamento europeo, la socialista greca Eva Kaili, nascondeva in casa sacchi di banconote per un totale di 750mila euro; e l’accusa li ritiene il probabile frutto di corruzione perpetrata dal Qatar e dal Marocco.
La bella greca per questo è stata associata alle carceri locali con un arresto considerato in flagranza e che quindi ha fatto decadere la sua immunità parlamentare; assieme a lei, il suo compagno, l’assistente parlamentare Francesco Giorgi, l’ex membro del Parlamento Ue, Antonio Panzeri, al sindacalista Luca Visentini e a Niccolò Figà-Talamanca, segretario generale della ong No peace without justice (“niente pace senza giustizia”, denominazione che oggi sa di amaramente ironico).
Mani pulite a Bruxelles
L’ex onorevole europeo Panzeri era del gruppo Socialisti e Democratici, come la Kaili. Sembra che l’entità della/delle corruzioni possa far impallidire Mani Pulite. E all’elettore di Destra, non fa tanto impressione che la parte politica oggi più interessata al polverone europeo sia la sua diretta avversaria. Ma che anche gli inappuntabili uomini politici europei, questi dei dell’Olimpo di Bruxelles, così attenti alle nostre bustine dello zucchero, al commercio e alla vendita dei molluschi eduli lamellibranchi (vongole) e così occhiuti sullo spasmodico rispetto delle norme del Pnrr, cadono sulle loro brave bucce di banana come un qualunque Mario Chiesa.
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.