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Papa Francesco sotto attacco: tutto sui fronti caldi in Vaticano

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Papa Francesco: anno nuovo, nuove tensioni. E purtroppo non mancano le illazioni, anche le più fantasiose. I fronti caldi sono tre. Da una parte, la “crociata” della Cei (benedetta dal Papa?) contro la stretta del governo sull’immigrazione. Dall’altra, il ridimensionamento dei condizionamenti di quanti si richiamano a Joseph Ratzinger nella Curia. Infine, l’offensiva anti-papale dei conservatori che sfrutta la ferita aperta degli abusi sui minori.

Sarebbe troppo facile, comunque, attribuire l’autentico spreco di polemiche ai soli avversari del Papa interni alla Chiesa. Dall’esterno è sovente la Chiesa stessa il bersaglio di questo ricorrente parlare sopra le righe. E allora vediamo subito quali nuove provengono dal colle Vaticano e come interpretarle.

Papa e governo Conte

Cominciamo dalla polemica con il governo italiano. Si è detto in questi giorni che Papa Francesco avrebbe esplicitamente autorizzato la Conferenza episcopale italiana a opporsi alla maggioranza giallo-verde. Non ci vuole molto per capire come non ci sia grande intesa fra il magistero sociale di questo pontificato e la linea politica dell’attuale esecutivo.

Ma di qui a tirare la conclusione di un ordine pontificio alla Cei per fare terra bruciata intorno a Lega e 5 Stelle ne corre. Anzitutto, Papa Bergoglio ha sempre lasciato intendere di non ritenere compito dei vescovi entrare direttamente nelle questioni politiche. Il che non significa evitare di prendere posizione intorno a fatti e fenomeni socialmente rilevanti. Implica però di non identificarsi – anche solo per esclusione – con una parte politica in senso stretto.

In più, una scelta partitica della chiesa italiana oggi finirebbe non solo per spaccare i fedeli, ma anche per mettere a nudo la pluralità delle posizioni in seno alla gerarchia ecclesiastica. Se si dovesse in qualche modo andare alla conta, sembrerebbe che quanti non dovessero condannare i giallo-verdi ne condividano sostanzialmente la linea. Sarebbe certo una grossolana semplificazione, ma verrebbe giocoforza di pensarlo.

Bisogna poi tenere conto della peculiarità tutta italiana della convivenza fisica con il Papato, che condiziona chiesa e politica. Tutt’al più, allora, secondo noi il Papa avrà spronato l’episcopato italiano a non venir meno alla pastorale dell’accoglienza e dell’integrazione in fatto d’immigrazione. Non certo a giocare direttamente la partita politica, che non è quella della Chiesa.

L’ombra di Benedetto XVI

Un altro tema appassionante è il rapporto non facile di Papa Francesco con la Curia romana. Una difficoltà non alleggerita dalla convivenza del Pontefice con il suo predecessore vivente, Joseph Ratzinger.

La notizia è che il Papa starebbe per sopprimere la prefettura della Casa pontificia. È il vecchio ufficio del Maggiordomo, cioè il governo cerimoniale dei palazzi apostolici. Nei quali, comunque, Papa Francesco ha scelto di non risiedere normalmente, preferendo la più spartana e accessibile Santa Marta. La prefettura è attualmente guidata dall’arcivescovo Georg Gänswein, già segretario particolare di Benedetto XVI.

Il prelato, che continua a servire anche il vescovo emerito Ratzinger, quasi 3 anni fa aveva rilasciato dichiarazioni effettivamente sorprendenti sul rapporto tra il Papa e il predecessore. Sostenendo che, dal 2013, il ministero petrino risulterebbe di fatto “allargato”, con un componente attivo e un altro contemplativo.

Il Giornale ha ripreso quelle dichiarazioni e le ha ricollegate all’attesa decisione di Francesco di trasferire alla Segreteria di Stato la responsabilità della Casa pontificia. È possibile che questa riforma sottintenda la volontà di Francesco di svincolarsi dalla residua influenza del suo predecessore. Ma anche che tradisca, più genericamente, la sua refrattarietà ai formalismi.

La sinistra profezia di Kasper

E arriviamo così all’illazione fantasiosa. Secondo noi resta tale, per quanto sia stata ripresa dal cardinale Walter Kasper. Vicino agli orientamenti progressisti, forte di un buon rapporto con Papa Francesco, il porporato tedesco ha rilasciato dichiarazioni apparentemente scioccanti. In realtà, si tratta probabilmente della drammatizzazione di una normale dialettica dentro la Chiesa tra due pontificati diversi. Dei quali, peraltro, quello concluso vede tuttora vivente il suo protagonista.

Kasper, nella trasmissione Report München della rete tedesca Ard, ha dichiarato che ci sono avversari di questo pontificato che desiderano termini il prima possibile. Con la speranza che il successivo conclave sortisca l’elezione di un Pontefice più aderente alla loro sensibilità.

Secondo il cardinale, grande esperto di ecumenismo, questi gruppi di pressione intenderebbero servirsi della vicenda degli abusi sui minori per costringere il Papa alle dimissioni. Abusando degli abusi, per così dire, vorrebbero screditare il Pontefice tacciandolo falsamente di avere coperto alcuni dei responsabili.

Non vorremmo che il cardinale Kasper realizzasse un tipico comportamento di quanti si cimentano nelle profezie, e cioè adempierle. La delegittimazione del ruolo del Papa e della funzione del Papato passa anzitutto attraverso la progressiva erosione della stabilità dell’istituzione.

In nessun caso conviene parlare di nuove dimissioni del successore di Pietro, nemmeno per esorcizzarle, perché non giova alla causa sua e della Chiesa. Anzi, sembra saldarsi con la confusione ingenerata dal trattamento riservatosi da Ratzinger prima delle dimissioni: residenza vaticana, mantenimento della veste bianca, addirittura il titolo di “Papa emerito”. La Chiesa supererebbe certo anche lo shock di un nuovo Papa e di due ex, ma dubitiamo che convenga sottoporla a un simile stress. Ed evocarlo non aiuta.

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Corrado Cavallotti è laureato con lode in Giurisprudenza all’Università Cattolica. Ha vinto il Premio Gemelli 2012 per il miglior laureato 2010 della Facoltà di Giurisprudenza di Piacenza. Ama la storia, la politica ed è appassionato di Chiesa. Scrive brevi saggi e collabora con il periodico Vita Nostra.

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