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Presidenzialismo: i pro e contro della proposta Meloni in salsa Macron

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(foto Wikimedia Commons)

Presidenzialismo: il tema è diventato uno dei motivi di scontro nella campagna elettorale. Giorgia Meloni, che l’ha enunciato, non ha dato molte altre spiegazioni. Ma a scendere nel dettaglio sono stati i suoi competitors, partendo da Enrico Letta che ha paventato forti criticità sul cambio di sistema.

Pesi e contrappesi

Nel dibattito non solo tra centrodestra e centrosinistra, sono intervenuti quasi tutti i costituzionalisti, affermando che nella nostra Carta fondamentale non ci sono divieti al cambiamento di sistema; ma che, com’è ovvio, è necessario rivedere tutti i principi dei pesi e contrappesi. Per esempio, sarebbe impensabile che il nuovo capo dello Stato, eletto direttamente dai cittadini e così evidente espressione di una maggioranza, restasse “garante della Costituzione” com’è oggi Sergio Mattarella dal palazzo del Quirinale.

Lo scoglio 67

La nostra Costituzione è nata subito dopo la Seconda guerra mondiale, appena caduto il fascismo. Di conseguenza i padri costituenti avevano la principale preoccupazione di evitare ogni deriva autoritaria. Da ciò discendono i due principali problemi legati alla stabilità e alla governabilità.

La preminenza del Parlamento sul Governo e l’articolo 67: «Ogni membro del Parlamento esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato». Berlusconi dopo pochi mesi di governo lamentava già la profonda differenza tra la gestione di una impresa privata e della cosa pubblica; il Parlamento ha l’ultima parola su tutto, limitando o ritardando qualunque decisione dell’esecutivo e il leader di Forza Italia già nel 1994 riteneva che sarebbe stato necessario modificare la Costituzione in senso presidenzialista.

L’articolo 67 era stato pensato dai costituenti per evitare che il singolo parlamentare potesse essere costretto a votare per disciplina di partito contro le sue intime convinzioni. Oltre 70 anni di Repubblica ci hanno insegnato che l’articolo 67 è stato utilizzato invece da centinaia di deputati per lasciare il partito nel quale erano stati eletti. Solo nell’ultima legislatura 304 deputati e senatori hanno cambiato casacca: uno su tre.

Da Parigi a Washington

Se la Meloni sul presidenzialismo è rimasta sul vago, i suoi seguaci hanno spiegato che le forme alle quali si ispirano sono sostanzialmente Francia e Stati Uniti. Hanno aggiunto di non escludere la nascita di una apposita commissione bicamerale per studiare le modifiche alla Carta e di sottoporre comunque al corpo elettorale l’approvazione delle modifiche costituzionali.

Quali sarebbero i vantaggi della modifica del sistema? Pochi, a meno che non si modifichi anche l’articolo 67: tutti gli attuali candidati sono stati espressi dai segretari dei partiti in lizza, nessuno escluso. E sappiamo che l’elezione dipenderà dalla posizione nella quale i candidati sono stati inseriti vista l’abolizione delle preferenze. Così, per quale motivo l’onorevole Pinco Pallino dovrebbe “disubbidire” a colui che lo ha eletto? O meglio, lo potrà fare, nel caso il suo partito prendesse una posizione contraria alle sue intime convinzioni. Ma dimettendosi e lasciando il posto al primo dei non eletti.

L’anatra zoppa

Il cambio di casacca è forse il peggior problema anche nei sistemi francese ed americano che vertono sul presidenzialismo. In quei Paesi, il candidato al’Eliseo o alla Casa Bianca viene eletto sulla base anche del suo carisma personale; ma soprattutto per il suo programma elettorale e con una maggioranza che si riverbera nel Parlamento. Il suo primo ministro forma un governo che dovrà attuare il programma capita però che una fetta consistente di deputati e/o senatori esca dalla maggioranza, vanificando così tutto il sistema.

Negli States alle elezioni di midterm il presidente perde spesso la sua maggioranza, diventando così «un’anatra zoppa» per i restanti due anni del suo mandato. I francesi sono più immaginifici e descrivono la stessa situazione come «coabitation» tra un presidente che era stato eletto con una significativa maggioranza e un governo di segno opposto, nato a seguito di rovesci parlamentari. Vi immaginate cosa succederebbe da noi? Il presidente diventerebbe anatra zoppa o coabitante in pochi mesi.
(articolo pubblicato su Italia Oggi).

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Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.

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