Prete pro-migranti. Forse di lui un giorno resterà solo questa definizione creata dai media. Stiamo parlando di don Massimo Biancalani, il prete di Pistoia che dopo aver portato gli immigrati in piscina, si è conquistato la ribalta delle cronache. La coda di ieri, con la Messa “contesa”, di sicuro lascerà il sacerdote sotto i riflettori ancora per qualche tempo. Una cosa è certa: la vicenda è stata fatta per attirare l’attenzione. Su cosa, è difficile dirlo con ragionevole certezza. Ma prima di tutto ricordiamo come sono andate le cose.
Il post della discordia
Lo scorso 17 agosto, Biancalani, parroco di Vicofaro ha postato su Facebook l’immagine del bagno in piscina, da lui offerto a un gruppo di immigrati, cui dà ospitalità. La giornata ricreativa per gli extracomunitari era il ringraziamento per una prestazione di volontariato, da loro resa il giorno prima a beneficio di una Onlus pistoiese. La frase che corredava l’immagine, a cura dello stesso sacerdote, era: “Loro sono la mia patria, i razzisti e i fascisti i miei nemici!”. Avete capito bene: nemici.
Apriti cielo. Il post, dopo essere stato ripreso con accenti polemici e sarcastici dal segretario della Lega Salvini, è stato subissato di critiche e di insulti all’indirizzo del prete pro-migranti. L’account del sacerdote è stato infatti sospeso per 24 ore. E Forza Nuova è andata oltre, annunciando di voler presenziare alla Messa, per vigilare sull’effettiva dottrina cattolica del sacerdote pistoiese.
Riflettori sulla messa
Ieri si temevano così manifestazioni pro e contro un prete e la sua pastorale, proprio in occasione della celebrazione dell’Eucaristia. C’è stato in effetti un po’ di folklore, ma niente di più. La delegazione politica è stata insultata all’esterno, dov’era protetta da uno schieramento di agenti e di vigili. Il parroco l’ha accolta in chiesa con strette di mano. Al termine del rito, si è defilata da un’uscita secondaria.
Nell’omelia, scandita inopinatamente da applausi, don Massimo ha finito largamente per smentirsi. Alla stampa, in questi giorni, il prete pro-migranti aveva dichiarato di fare politica solo nel senso dell’interesse della “polis”. Ieri, dal pulpito, ha detto invece che il governo sta sbagliando tutto, accordandosi con i libici per scoraggiare gli sbarchi. Cosa c’entri con il prossimo di matrice evangelica, non è chiaro.
La posizione del vescovo di Pistoia
Il vescovo di Pistoia, monsignor Fausto Tardelli, è intervenuto pubblicamente due volte sulla vicenda del prete pro-migranti. Non solo contro l’iniziativa di Forza Nuova, ma anche subito dopo la pubblicazione e la diffusione virale del post di don Biancalani. Il comunicato diocesano del 21 agosto era volto a solidarizzare con il sacerdote. Il vescovo si diceva indisponibile ad accettare minacce e insulti rivolti al proprio clero. E condannava il razzismo, come incompatibile con la fede cristiana e la testimonianza evangelica. Lodava pure le iniziative di preti e laici nel segno dell’accoglienza.
No a violenza e polemiche
Monsignor Tardelli non mancava però di invitare tutti a “meditare sulle modalità e gli effetti della propria comunicazione social”. Per adottare uno stile comunicativo “che inviti al dialogo e alla riflessione, piuttosto che a reazioni violente e polemiche”. Il vescovo di Pistoia ha poi deciso, per esorcizzare rischi di profanazione dell’Eucaristia domenicale, di fare concelebrare la Messa di ieri a Vicofaro anche dal proprio vicario generale. Nel comunicarlo, ha però anche ricordato che giudice della pastorale e dell’insegnamento dei preti è solo il vescovo. E ha detto che non si asterrà, valutate le cose, dall’assumere i provvedimenti del caso.
Più responsabilità sui social
Il caso del prete pro-migranti è triste per molti motivi. Non abbiamo l’ambizione di passarli tutti in rassegna. Due cose però sentiamo di dire, confortati anche dalla tracce che di esse si trovano nei comunicati del vescovo di Pistoia.
La prima: in generale, quanti usano i social devono essere molto più responsabili. La diffusività propria di questo tipo di comunicazione non è un’esimente, ma un’aggravante per chi comunica e commenta.
I preti e i nemici
La seconda riflessione è relativa a don Biancalani. I preti non dovrebbero avere nemici. Anzi, una volta si pregiavano di assumere il giogo leggero e soave di Cristo. Ricordate Paolo VI, nella lettera agli uomini delle BR, che tenevano sequestrato Aldo Moro: “… pregando e pur sempre amandovi…”?
La prevenzione e la condanna del razzismo non sono in discussione. Un conto, però, è condannare un’ideologia. Altro conto è dichiararsi nemici degli uomini, anche di quelli che dovessero persistere nell’errore. Non è il modo di parlare di un prete, né dovrebbe essere il suo modo di pensare.
Unire e non dividere
Un prete che prende l’iniziativa per attaccare delle idee politiche (alcune peraltro morte e sepolte, come i fascismi) e i loro sostenitori, è difficile che possa far bene. Un sacerdote, specie un parroco, non dovrebbe fare politica in senso stretto. Rischia di dividere i suoi parrocchiani. E di alimentare equivoci riguardo al mistero e al ministero della Chiesa. Un richiamo anche a don Massimo, da parte del suo vescovo, probabilmente c’è già stato. Venirlo a sapere sarebbe comunque utile.
Corrado Cavallotti è laureato con lode in Giurisprudenza all’Università Cattolica. Ha vinto il Premio Gemelli 2012 per il miglior laureato 2010 della Facoltà di Giurisprudenza di Piacenza. Ama la storia, la politica ed è appassionato di Chiesa. Scrive brevi saggi e collabora con il periodico Vita Nostra.