Processo Aemilia: “Esprimiamo soddisfazione per la sentenza della Cassazione. Seppur prevalga in noi la forte preoccupazione poiché riteniamo che il fenomeno ‘ndranghetistico, nonostante le indagini e i processi, sia tutt’altro che sconfitto”. Cgil, Cisl e Uil Emilia-Romagna, commentano così il deposito della sentenza della Suprema Corte.
I sindacati confederali dell’Emilia-Romagna si erano costituiti parte civile e avevano partecipato al processo contro la cosca Grande Aracri, che da Cutro (provincia di Crotone) aveva esteso i suoi traffici criminali non solo a Reggio Emilia ma arrivando nelle province di Parma, Piacenza e in bassa Lombardia. Così, partendo dalla Calabria, “in Emilia-Romagna per decenni ha agito un’associazione ‘ndranghetistica autonoma, dotata di ingentissime risorse economiche, di uomini e di mezzi, capace di infiltrarsi in settori fondamentali del tessuto economico della nostra regione, fino ad assumerne in alcuni casi il controllo”.
Vigilare senza sosta
Per i sindacati confederali “le motivazioni della Cassazione confermano ulteriormente l’impianto accusatorio del processo Aemilia. Per questo occorre tenere alta la vigilanza sui fenomeni mafiosi in regione”. Ci sono infatti “le indagini e i processi tuttora in corso, a partire da ‘Grimilde’ e ‘Perseverance’; e dimostrano come, dopo ‘Aemilia’, il fenomeno ‘ndranghetistico abbia continuato a infiltrare il nostro territorio e la nostra economia”.
Come? “Evolvendosi e affinando sempre di più gli strumenti per riciclare denaro sporco, attraverso evasione fiscale e contributiva; false fatturazioni; appalti e sub appalti; sfruttamento di manodopera. Siamo in una terra nella quale sono presenti tutte le mafie nazionali e molte internazionali e che le ingenti risorse che vengono immesse nel nostro sistema economico e produttivo sono sicuramente un loro obiettivo”, conclude la nota di Cgil, Cisl e Uil Emilia-Romagna.
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