Prodi e Berlusconi: la notizia è da pizzicotto per chiedersi se ha qualcosa di reale. O se, riferita al novembre 2017, ha dell’impossibile. Forse è un refuso; no, dai, è di vent’anni fa. Di quando, correva il 1996, Romano Prodi, fondato l’Ulivo, vinceva le elezioni politiche contro Silvio Berlusconi. Eppure la notizia c’è. Ed è rilanciata da tutte le agenzie di stampa. “Renzi: con l’aiuto di Prodi la sfida nei collegi sarà tra noi e la destra”.
Prodi e il nemico di sempre
E la destra chi è se non l’immarcescibile Silvio? “Meno male che Silvio c’è”, cantavano nel 1994 i supporter di Forza Italia. Ricordate? “E Forza Italia/ è tempo di credere/dai Forza Italia/ che siamo tantissimi…”. Sembra una vita fa. Da allora sono passati cento governi, la più grande crisi degli ultimi secoli, i grillini, la Brexit, Trump, Putin, Kim Jong-un. L’Isis ha conquistato mezzo Medio Oriente ed è stata sgominata, almeno come entità statuale. Obama, i due Bush, Sarkozy e Tony Blair sono da tempo privati cittadini.
Il treno ritorna
E noi, come parodiava Corrado Guzzanti imitando Prodi, lì, fermi, immobili, in attesa del treno. Così, dopo 21, dopo 23 anni, il treno ritorna. E carica Berlusconi, ex cavaliere di 81 primavere, che dopo la cacciata infamante dal parlamento si inventa il ruolo di padre nobile della destra. E carica il professore (78enne!) che dopo decenni fa balenare la sua presenza da garante, dando una chance all’allampanato ma cocciuto Fassino nell’inedito ruolo di ambasciatore-federatore della galassia della sinistra.
Il contratto con gli Italiani
Dove andremo con questi due anziani signori? Verso un luminoso ritorno al futuro? Berlusconi l’altra sera a “Porta a Porta” non veniva indotto da Vespa a firmare l’ennesimo contratto con gli Italiani. Ma prometteva ancora 1.000 euro per le pensioni minime e il ritorno alle am-lire da coniare per gli scambi interni, lasciando l’euro come valuta per quelli internazionali. Mancano il milione di posti di lavoro e il ponte sullo Stretto. Ma non temete, la campagna elettorale è appena ai primi passi, ci arriveremo senz’altro. E così, mentre nessuno dei due redivivi duellanti si lascia impensierire dal campanello d’allarme suonato ad Ostia (dove la candidata Cinque stelle ha raccolto il 60% dei voti validi contro una rappresentante di Fratelli d’Italia), destra e sinistra pensano di combattersi ancora con i “moschetti” del ’96.
I fantasmi del passato
Non solo: l’ex vice di Prodi, l’ex enfant prodige e gaté della sinistra, Valter Veltroni, comunque per carità di un’altra generazione, torna spesso in tv a farsi intervistare. Precisando ogni volta però che lui no, non tornerà in politica. Ma preconizzando (oggi) che “se il problema è regolare i conti a sinistra, resteranno solo le macerie”. E Napolitano? Il 92enne padre della Patria si è fatto sentire non più tardi dello scorso 17 ottobre: lamentava “pressioni improprie sul premier”, in occasione del voto di fiducia sul Rosatellum bis. Insomma, per rifare il 1996 mancano solo Ciampi, Scalfaro e Andreotti. Ma per loro, a questo punto, sarà più complicata la nuova discesa nell’agone politico. E non per loro scelta.
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.