Putin e la Russia: Lucio Caracciolo prende a prestito le parole di Winston Churchill sul Patto di Monaco del 1938. Rivolgendosi al primo ministro Neville Chamberlain tuonava: «Poteva scegliere fra il disonore e la guerra. Ha scelto il disonore e avrà la guerra». Il direttore di Limes chiude il suo articolo su La Stampa dicendo: «La consapevolezza dei costi umani, morali e geopolitici di un eventuale collasso di Kiev potrebbe indurre noi occidentali a tentare di congelare lo scontro per il tempo necessario a inventare una convivenza pacifica fra russi e ucraini. Altrimenti ci resterà la scelta fra una catastrofe e una vergogna. Peggio: una miscela delle due».
Nuovo attacco?
Queste durissime parole sono la conclusione di una serie di considerazioni pessimistiche: secondo il direttore di Limes, la Russia sta accumulando uomini e mezzi per tornare a colpire sul terreno, mentre i magazzini di armi europei sono semivuoti (e li erano anche all’inizio della guerra, secondo lui, perché nessuno immaginava un conflitto a breve termine) e comunque le armi che inviamo, Italia compresa, rappresentano un po’ i fondi di magazzino.
La guerra, sempre secondo Caracciolo, non sarà breve e (questo è confermato anche da altre fonti) le timide trattative di pace tra Usa e Russia sono definitivamente tramontate. Le scelte che hanno di fronte gli Stati Uniti, ora vero e quasi unico kingmaker della guerra, sono tre: ridurre le forniture a Zelensky fino a convincerlo a fare qualunque pace con Mosca; negoziare un accordo con Mosca e offrirlo agli Ucraini che non potrebbero non accettarlo; oppure entrare direttamente nel conflitto, con le conseguenze che tutti possiamo immaginare.
Tutti e tre questi scenari per Caracciolo sono «molto improbabili o addirittura assurdi (l’ultimo)». E allora? La recente riunione dei Paesi alleati presso la base militare americana di Ramstein sulle possibili forniture di carri armati pesanti all’Ucraina, si è risolta in un nulla di fatto. A confermarlo è stato Boris Pistorius, ministro della Difesa tedesco, che ha dichiarato: «È chiaro che le posizioni sono molto meno omogenee di quanto avessimo immaginato».
Il quadro di Domino
La valutazione dell’altro analista principe Dario Fabbri, direttore di Domino e fino a pochi mesi fa collaboratore di Limes, non cambia di molto: disastro a Ramstein; divaricazione tra Usa e Germania sull’invio dei carri armati Leopard 2 all’Ucraina; ammassamento di truppe russe per una prossima offensiva; annullamento di qualunque colloquio di pace Usa-Russia.
Fabbri non fa previsioni, com’è ovvio, ma afferma che la Russia ha cessato i colloqui con gli americani sul presupposto che non hanno nessuna intenzione di cedere la Crimea (ma su quello forse ci sarebbe anche un «ni» di Zelensky) e soprattutto nessuno dei territori conquistati durante quest’anno di guerra.
Le prospettive
Se non lo sanno né Caracciolo né Fabbri, non possiamo certamente noi fare previsioni. L’unica cosa che possiamo dire è che secondo tutti sarà una guerra non breve (qualcuno la paragona alla prima guerra mondiale, di posizione), dall’esito incerto e dalle possibili conseguenze su tutto l’Occidente.
E allora? Confermiamo che non avevamo scelta, come non l’abbiamo neppure oggi: arrendersi all’invasore voleva dire consentirgli di proseguire la sua marcia sulla Moldavia e sui Paesi baltici e, chissà, persino sulla Polonia. Chi parla di pace e di diplomazia dimentica che per fare una pace bisogna essere in due e che oggi né gli Stati Uniti di Biden, né la Francia di Macron e neppure la Turchia di Erdogan sono riusciti nell’intento.
Il ruolo di Xi
Potrebbe farcela solo la Cina. Ma Pechino, per ora, sta lucrando sulla guerra e sull’indebolimento inevitabile di Usa e Russia. Fino a quando Xi Jinping non si sarà reso conto che questa guerra costa cara anche a lui non muoverà una paglia. Sperando che non arrivi troppo tardi. Non stiamo parlando di una catastrofe nucleare, ma solo di una catastrofe economica che colpirebbe la Cina nel suo aspetto più sensibile: il portafogli.
(articolo pubblicato su ItaliaOggi)
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.