Quirinale: facciamo il gioco di Mattarella? Per partecipare occorrono circa 160 senatori, 320 deputati e un possibile presidente del Consiglio. Perché, ci chiederete? Perché il ministro Savona non è l’unico che teorizza il “piano B” o il cigno nero. Perché l’algido inquilino del Colle deve, per contratto, predisporre un robusto air-bag nel caso l’attuale governo giallo-verde vada fuori strada per la sua contestata manovra. E allora sediamoci al tavolo, anche se è un gioco per palati forti.
Conte contro Juncker
Il governo Conte si prepara allo show down con la Commissione europea. Le trattative sono in corso. Può finire bene o male. Oggi però nessuno può saperlo. Sappiamo solo che le dichiarazioni di Salvini e Di Maio da una parte e Moscovici-Dombrovskis-Juncker dall’altra continuano ad essere per nulla concilianti.
Ma sappiamo che se ci sarà un’azione combinata Bruxelles-mercati-spread il governo italiano potrebbe andare in crisi, lacerato dai dissidi tra Lega e 5 Stelle. Senza dimenticare le prerogative del Quirinale che dovrà dare il via libera a una Legge di Bilancio finanziata in deficit e quindi non proprio rispettosa degli articoli 81 e 97 della Costituzione.
Quirinale: alle urne o no?
Nel caso di una crisi di governo prima delle europee di maggio 2019 Mattarella potrebbe sciogliere le camere e mandare tutti al voto. Con due prospettive quantomeno sgradite al Colle: la campagna elettorale sarebbe giocata da Lega e 5 Stelle in chiave anti-europea e anti-Quirinale. E i due partiti, alla resa dei conti, potrebbero fare il pieno di voti, rendendo impossibile qualunque ricambio.
L’alternativa sarebbe trovare un’altra maggioranza nel parlamento attuale. Un’altra maggioranza? Se consideriamo la composizione dei gruppi parlamentari attuali vediamo che alla Camera i 5 Stelle contano su 221 deputati, la Lega su 125 e il Pd su 111. E 221 più 111 fa 332, quando per fare maggioranza ne bastano 315. E al Senato? 109 5 Stelle, 58 Lega e 52 Pd. Anche qui 109 più 52 fa 161, e per fare maggioranza ne bastano 159. Dunque in entrambi i rami del Parlamento una maggioranza 5 Stelle-Pd potrebbe avere i numeri per stare in sella.
E Renzi? All’inizio della legislatura aveva una force de frappe molto elevata, tanto da poter dare, come ha dato, l’altolà a qualunque intesa 5 Stelle-Pd. Oggi però il suo potere si è eroso, per non dire che è rovinosamente franato. E la sua forza di interdizione si scontrerebbe inevitabilmente con la crisi di astinenza da potere che attanaglia i dem. La prospettiva di tornare a contare unirebbe in un solo abbraccio i seguaci di Zingaretti e di Minniti, i Calenda e i Del Rio, le Pinotti e le Boschi di turno.
Quirinale: la carta di Fico
Ma per chiudere il cerchio – non dimentichiamo che l’inquilino del Quirinale viene dal Pd e che è stato proprio il Pd ad elevarlo a tanta carica – Mattarella avrebbe bisogno di un presidente del Consiglio che accontenti sia il Partito democratico sia un riottoso Movimento 5 Stelle, per necessità orfano di un Di Maio sconfitto dalla crisi di governo.
Ed ecco uscire dal cilindro del Quirinale Roberto Fico. Non potrebbe essere osteggiato dal Movimento, che resterebbe al centro dei giochi e del quale è un esponente di spicco. E neppure dal Pd, che ne ha fatto il paladino delle ultime campagne umanitarie. Il presidente della Camera incarna ormai l’antiSalvini interno alla maggioranza. Si è recato recentemente in Europa a fare il giro delle sette chiese. Piange per ogni respingimento. Interviene anche sul caso della mensa scolastica di Lodi con accenti da Papa Francesco… Insomma, se non è una catena ininterrotta di coincidenze, sembra proprio che Fico stia studiando da premier all’ombra del Colle, il principale crocevia della politica italiana.
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.