Reddito di cittadinanza: la manovra del governo Meloni non è ancora arrivata in Parlamento, ma già le opposizioni minacciano il ricorso alla piazza semmai dovesse toccarlo. La premier ha dichiarato, durante la conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri: «Conte va in piazza? È un esercizio di democrazia. Se ne ho paura? Sono scesa in piazza milioni di volte, se lo può immaginare». Il presidente del Movimento 5 Stelle ribatte: «Questo governo ha voluto mostrare i muscoli solo contro una fascia ristretta di popolazione; spaccia vigliaccheria per coraggio, confonde la prudenza con l’ignavia. Vuole togliere al Paese l’unico sostegno che non ha mandato per strada milioni di persone in estrema difficoltà e lavoratori che pagano lo scotto di stipendi da fame che non consentono nemmeno di fare la spesa. Se vogliono mandare fuori strada gli ultimi, troveranno un muro. Non possiamo permettere un massacro sociale».
La foto dell’Inps
I numeri parlano da soli. Secondo l’Inps sono 1.627.268 le famiglie che nel periodo gennaio-agosto 2022 hanno percepito almeno una mensilità di reddito di cittadinanza; per un totale di 3.553.955 persone coinvolte e un importo medio di circa 550 euro per famiglia. La distribuzione regionale? La Campania da sola ha l’equivalente dei beneficiari di Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto e Liguria messi assieme. La Campania, con 258mila famiglie assistite, è seguita a breve distanza dalla Sicilia con 228mila famiglie. Terzo il Lazio con 121mila, quasi ex aequo con la Puglia (110mila). Seguono Lombardia con 85mila, Calabria con 80mila e Piemonte con 60mila. Ultimi Trentino con 3.478 e Valle d’Aosta con 856 nuclei familiari assistiti.
Il bello è che i critici sostengono che la manovra di fine d’anno è strutturata come se l’avesse scritta Mario Draghi e non un governo politico di destra-centro. Scelta obbligata, se vogliamo evitare la sonora bocciatura dell’Europa, accompagnata da un pericoloso rialzo dello spread. Ma anche Draghi ha più volte sostenuto che così com’è il reddito di cittadinanza andava rivisto. E difficilmente un altro governo l’avrebbe rivisto con più delicatezza di questo: confermato per i primi otto mesi del 2023, poi gradatamente levato a coloro che saranno in grado o nelle condizioni di trovarsi un lavoro.
Due categorie
Speriamo che, nel prosieguo, Meloni capisca che il reddito di cittadinanza dovrà essere diviso tra l’assistenza agli effettivamente bisognosi, diventando un assegno assistenziale come esiste in quasi tutt’Europa e l’incentivo al reperimento di un lavoro per chi è abile. Come? Non certo con i navigator: far incrociare domanda e offerta di lavoro è un’abilità che possiedono imprese molto strutturate e con filiere imponenti. Come non ci si improvvisa notai, ingegneri o chirurghi non ci si improvvisa navigator. Esistono in Italia diverse agenzie interinali che lavorano duramente, con ampie reti informatiche e imponenti banche dati per far incontrare domanda e offerta. Perché non coinvolgere il privato capace?
Distanze e Comuni
Altro problema non da poco: all’inizio dell’esperimento, fortemente voluto dal Movimento 5 stelle che aveva fatto del reddito di cittadinanza la propria bandiera, si discuteva della distanza territoriale tra domanda di lavoro e possibili candidati. Oggi si afferma che il rifiuto anche della prima offerta di lavoro sarà sufficiente a far perdere il beneficio del reddito. E se l’offerta per il bracciante siciliano sarà in una azienda vitivinicola friulana varrà lo stesso? Perché sappiamo bene che la richiesta di manodopera è superiore al nordest mentre l’offerta si colloca molto di più nel meridione.
Infine, molti propongono che l’erogazione sia a livello comunale e non più statale. Soprattutto nei piccoli Comuni è più difficile barare, lavorare in nero o trasferirsi fittiziamente a casa della zia per rientrare nei parametri Isee del reddito di cittadinanza. Sembra un’idea di buon senso e senza problemi di lungaggini burocratiche. La saprà declinare il nuovo governo?
(articolo pubblicato su ItaliaOggi)
Massimo Solari è avvocato cassazionista e scrittore. Ha pubblicato diversi volumi sulla storia di Piacenza e alcuni romanzi. Ha tenuto conferenze e convegni sulla storia di Piacenza. Ha collaborato con le riviste Panoramamusei, L'Urtiga, e scrive sul quotidiano Italia Oggi.